È stato recentemente pubblicato sui canali ufficiali di Metro-Goldwyn-Mayer e Universal Pictures il trailer internazionale finale di No Time To Die, venticinquesimo capitolo della saga di 007 la cui uscita, prevista nella primavera del 2020, è stata spostata più volte a causa della chiusura delle sale provocata dalla crisi pandemica mondiale. Adesso sembra essere finalmente arrivato il momento di poter ammirare sugli schermi il capitolo finale del ciclo che ha visto Daniel Craig come protagonista nel ruolo dell'iconico agente segreto al servizio di Sua Maestà britannica: No Time To Die, infatti, esordirà nei cinema italiani il prossimo 30 settembre.
Nonostante numerosi contrattempi durante la pre-produzione e la fase di riprese (su tutte il clamoroso avvicendamento alla regia, passata da Danny Boyle a Cary Joji Fukunaga) e gli incredibili slittamenti dell'uscita (intervallati anche dallo storico passaggio di MGM e delle compagnie in essa inglobate, tra cui United Artists, ad Amazon Studios), No Time To Die sembra possedere le premesse necessarie per diventare uno dei film più rappresentativi della storia cinematografica ormai (quasi) sessantennale di James Bond. La sinossi ufficiale, le sequenze già mostrate nei trailer e gli altri indizi raccolti con il passare del tempo propongono uno scenario intrigante e imprevedibile, nel quale si ritrovano sia elementi classici della saga che altri ricorrenti, soprattutto nelle pellicole più recenti.
Andiamo dunque nel dettaglio e, attraverso alcuni punti cardine sui quali porremo l'attenzione, dirigiamoci verso l'atteso epilogo del Bond contemporaneo e vediamo cosa aspettarci dall'ultimo film sullo 007 di Daniel Craig.
1. La trama di No Time To Die: Bond torna in azione
James Bond è ormai avanti con gli anni, e le missioni cui ha preso parte lo hanno fisicamente e psicologicamente provato: il suo carattere glaciale è divenuto sempre più duro da scalfire. Adesso, cerca di godersi una vita più pacifica in Giamaica, lì dove vorrebbe dimenticare le sofferenze del passato (su tutte le uccisioni di Vesper Lynd e di M, per mano della SPECTRE e di Raoul Silva/Tiago Rodriguez) e allontanare i demoni che ancora lo perseguitano.
La licenza di uccidere e il servizio attivo sembrano dunque un lontano ricordo, ma l'MI6 e il governo britannico non lo hanno affatto dimenticato. Certamente non Felix Leiter (Jeffrey Wright), vecchio amico di James e agente della CIA, che un giorno si reca fino al suo buen retiro giamaicano per chiedere nuovamente collaborazione. Un importante scienziato è stato rapito, ma tale fatto sembra nascondere questioni ancora più importanti: una nuova organizzazione criminale pare sia entrata in possesso di una tecnologia avanzata, ideata per la costruzione di armi distruttive, il cui utilizzo potrebbe mettere a rischio l'intero pianeta, forse come mai prima d'ora. Il cinico Lyutsifer Safin, un tempo affiliato alla SPECTRE e a Ernst Stavro Blofeld, è infatti il nuovo obiettivo che le intelligence occidentali devono raggiungere ed eliminare il prima possibile.
Bond, perfettamente consapevole del fatto che soltanto lui abbia le risorse per completare una missione a così alto rischio, accetta di rientrare sulla scena. A dare informazioni su Safin sarà proprio Blofeld, ormai consegnato alla giustizia. Il nemico giurato di 007 confesserà come anch'egli possa ritenersi un antagonista dello stesso Safin, la cui brama di potere e di controllo sul mondo sembra aver raggiunto un apice estremo e ingovernabile anche per la stessa SPECTRE. Con l'aiuto dell'abile agente doppio zero Nomi (interpretata da Lashana Lynch), dopo aver ritrovato vecchie conoscenze come il suo capo M (Ralph Fiennes) e gli insostituibili Moneypenny (Naomie Harris) e Q (Ben Whishaw) e aver incrociato un'altra affascinante agente della CIA, Paloma (Ana de Armas), Bond si metterà alla ricerca dello scienziato e dei suoi sequestratori, ma l'impresa si rivelerà più complicata del previsto. A rendere i contorni ancora più incerti sarà Madeleine Swann, i cui legami con il passato coinvolgeranno 007 e sé stessa in implicazioni che egli non avrebbe mai potuto prevedere.
Così, il doppio zero che contraddistingue Bond rivestirà ancora una volta un significato straordinario: sembra non sia arrivato il tempo di riporre la sua pistola in un polveroso cassetto.
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2. Da Ernst Stavro Blofeld a Lyutsifer Safin: la nuova minaccia della SPECTRE
Ritrovare un Blofeld sotto custodia è qualcosa di davvero singolare nella saga di 007: la nemesi di Bond è sempre stata inafferrabile e, come tale, può essere sconfitta ma mai definitivamente. Dopo i fatti narrati in SPECTRE, con l'arresto finale di colui che si celava dietro il nome di Franz Oberhauser, adesso egli sembra addirittura disposto a collaborare con l'MI6 e con James, poiché "il fato li ha riportati insieme" e il nemico che i britannici inseguono è anche un "suo nemico". Sarà vero? Una figura come quella di Ernst Stavro Blofeld (impersonato da Christoph Waltz) potrà mai essere affidabile agli occhi di Bond, dopo il male che gli ha arrecato? No Time To Die si apre dunque con questa legittima domanda, ma mai come in questa circostanza il vero pericolo da abbattere sembra riuscire a nascondersi abilmente.
Lyutsifer Safin (interpretato da Rami Malek) è un criminale dal volto sfigurato, celato da una maschera, e in grado di entrare nella vita di Bond in maniera ancora più diabolicamente sottile rispetto a quanto non avesse fatto in passato Blofeld. E la sua chiave di accesso sembra essere proprio Madeleine Swann, verso la quale brama desiderio di vendetta. Come ha detto la produttrice Barbara Broccoli, Safin si definisce come "uno di quei cattivi che si vede come un eroe", anzi, come "un salvatore dell'intera umanità". I suoi tratti del viso, l'espressione gelida, gli abiti e i segni che ne hanno alterato i connotati richiamano molto il Dr. No di Licenza di uccidere (1962). Il dibattito attorno a tali somiglianze ha addirittura fatto avanzare l'ipotesi che Safin non sia altri che lo stesso Dr. No, anche perché No Time To Die condivide alcuni elementi con il primo capitolo della saga: ambientazioni giamaicane, la presenza di Felix Leiter, la minaccia di armi dal potenziale distruttivo mai osservato prima (sull'isola di Crab Key, lo scienziato della SPECTRE conduceva esperimenti nucleari, peraltro vero spauracchio dell'epoca di uscita del film, contemporanea alla crisi di Cuba) e una spiccata presunzione. Per fare chiarezza su questo punto, però, Cary Joji Fukunaga ha escluso qualsiasi legame tra Safin e il Dr. No in un'intervista rilasciata in questi giorni.
Vedremo, comunque, se James Bond stroncherà l'ambizione di Safin esattamente come lo 007 di Sean Connery fece con quella del cattivo interpretato da Joseph Wiseman: "Dominazione del mondo. Il solito sogno. I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone. O Dio".
Ma il vero timore che agita il controspionaggio britannico è l'obiettivo che in realtà Safin sembra stia perseguendo: decimare la popolazione mondiale, come se volesse ergersi a una divinità punitrice (e qui torniamo alla precedente citazione conneriana...). Per farlo, egli non si accontenterebbe di utilizzare i metodi già attuati dalla SPECTRE, tanto da voler oltrepassare e infine demolire l'organizzazione: per tale ragione, anche Blofeld potrebbe rappresentare un ostacolo da eliminare.
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3. L'enigmatica Madeleine Swann
"Lei ti ama ancora, lo sapevi? [...] Quando il suo segreto verrà fuori, per te sarà la fine". Sono parole di Blofeld, rivolte a James Bond e che si riferiscono a Madeleine Swann (interpretata da Léa Seydoux), psicologa e figlia di Mr. White, membro di Quantum (affiliata della SPECTRE) e tra i nemici più pericolosi di 007. Nonostante la liaison amorosa tra James e Madeleine, ritroviamo la donna allontanatasi dal protagonista e precipitata in una spirale dalla quale non riesce a liberarsi, tanto da mentire a Bond e non rivelargli segreti del suo passato che coinvolgono tanto lei quanto lo stesso 007, e finendo sotto scacco di Safin. La donna che ha amato, ancora una volta, viene costretta a non svelarsi completamente a Bond, così come aveva già erroneamente fatto Vesper a suo tempo.
A questo proposito, esemplificativa la sequenza girata tra le strade di Matera e mostrata nel trailer: James e Madeleine sono all'interno dell'intramontabile Aston Martin DB5, e stanno forse cercando un chiarimento, ma proprio in quel momento arrivano diversi killer per assaltare Bond il quale, però, sembra maggiormente rivolto a quanto la Swann sta probabilmente confessandogli piuttosto che a difendersi dai nemici. Soltanto il grido disperato di Madeleine - mentre i vetri antiproiettile resistono ai colpi - desterà 007, che aprirà finalmente le mitragliatrici nascoste delle quali la vettura è equipaggiata.
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4. La difficile produzione di No Time To Die
Per dirigere il venticinquesimo capitolo della saga, era stato inizialmente scelto il regista britannico Danny Boyle (premio Oscar per The Millionaire). Profonde divergenze creative e di visione sul progetto hanno però indotto EON Productions e MGM a sollevare l'autore dall'incarico: abituato a lavorare in ambiti più ristretti rispetto a una enorme macchina come quella della serie cinematografica bondiana, Boyle si è ritrovato come un pesce fuor d'acqua. A quel punto, dopo intensi colloqui tra i produttori, per guidare la nave in piena tempesta la decisione è ricaduta su Cary Fukunaga, che è divenuto il primo regista statunitense dietro la macchina da presa di un capitolo di 007.
Fukunaga si è inserito immediatamente, entrando in perfetta collaborazione con il cast artistico e tecnico. Con un budget stimato di 250 milioni di dollari, No Time To Die è il primo film della saga ad essere stato girato in Panavision 65mm e IMAX 65mm (per le straordinarie sequenze d'azione) e si è avvalso di uno sforzo non indifferente in post-produzione sul piano degli effetti visivi, probabilmente in misura maggiore rispetto al passato.
Se, dopo l'ingresso di Fukunaga nel team, la fase di riprese è proseguita spedita (del resto è terminata in anticipo rispetto all'inizio della crisi internazionale, nonostante sembra siano stati necessari alcuni reshoot per ragioni commerciali legate ai gadget tecnologici presenti in diverse scene), è stata quella di scrittura che ancora prima era stata interessata da sostanziali modifiche. Robert Wade e Neal Purvis, gli sceneggiatori che fanno parte della saga di 007 da Il mondo non basta in avanti e che hanno creato l'attuale ciclo collaborando prima con Paul Haggis e in seguito con John Logan, sono stati affiancati dallo stesso Fukunaga e soprattutto dall'attrice, autrice e commediografa britannica Phoebe Waller-Bridge, straordinaria creatrice delle serie Fleabag (dove è anche protagonista) e Killing Eve. Un ingresso particolarmente apprezzato da Daniel Craig e che ha convinto da subito la gran parte dell'opinione pubblica. La Waller-Bridge è la seconda sceneggiatrice nella storia della saga: prima di lei vi fu il contributo dell'autrice irlandese Johanna Harwood, che lavorò alla stesura di Licenza di uccidere (1962) e di Dalla Russia con amore (1963).
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5. L'epilogo dello 007 di Daniel Craig: verso quale conclusione?
Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e SPECTRE: ciascun capitolo ha descritto tutte le sfaccettature del James Bond impersonato da Craig e ne ha delineato la figura: glaciale, fisicamente perfetto, dai metodi rudi ma sempre elegante in ogni circostanza. Uno 007 contemporaneo che parte dall'ottenimento del doppio zero e dalla sua prima missione, per poi evolversi: incontrerà l'amore, lo perderà, assaporerà l'amaro gusto del tradimento, affronterà il dolore e cercherà di lasciarsi alle spalle l'oscurità che ha sempre pervaso la sua esistenza, fin dall'infanzia.
La storia con Madeleine Swann, come accennavamo in precedenza, rischia di rappresentare qualcosa che Bond ha già vissuto con Vesper, sebbene quest'ultima possa ritenersi la donna ideale per James e il desiderio di un'altra vita: un sogno soltanto da accarezzare, esattamente come accadde per lo 007 di Al servizio segreto di sua maestà con la sua Tracy. Il doppio zero distingue James da qualunque altro uomo, ma rappresenta anche l'impossibile felicità da raggiungere, se non per fugaci momenti tra una missione e l'altra. Una caratteristica che Il Bond moderno ha conservato rispetto al passato e che Craig ha interpretato sullo schermo in maniera impeccabile, seguendo la linea narrativa che Wade e Purvis hanno dal primo momento immaginato nella riscrittura della saga.
No Time To Die, dunque, chiuderà un periodo storico della serie e, per ovvie ragioni, sarà inevitabilmente legato ai quattro film precedenti: ritrovare elementi ricorrenti non sarà certamente una ripetizione ma un inevitabile completamento di un percorso avviato nel 2006 e proseguito straordinariamente per giungere finalmente al suo epilogo. Non è certo da escludere che si potrà assistere a colpi di scena davvero epocali, poiché mai la serie ha avuto una direzione temporale che abbia contemplato un inizio e una fine come accaduto per questi cinque capitoli. Ma 007, dal 1962 ad oggi, ha mantenuto un'identità che ha saputo intercettare il cambiamento stilistico e narrativo imposto dai decenni che ha attraversato, e non ha mai tradito lo spirito originario della saga: siamo certi che anche No Time To Die resterà fedele a tale proposito.
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