Presentato in Giornate degli Autori all'80esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, Nina dei Lupi è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Alessandro Bertante che racconta una storia post-apocalittica in linea col romanzo di formazione. Il film, che si prende diverse libertà rispetto alla sua ispirazione cartacea è diretto da Antonio Pisu, attore, regista, che firma anche la sceneggiatura insieme a Pierpaolo De Mejo, Annapaola Fabbri e Tiziana Foschi, un team che sembra aver lavorato per conferire alla storia quell'impatto emotivo che rende il romanzo originale una lettura avvincente e credibile.
Il post-apocalittico è tendenzialmente un genere che non sembra conoscere crisi e che ha presentato nel corso del tempo una quantità incredibile di declinazioni, proprio per questo nella nostra recensione di Nina dei Lupi cercheremo di individuare come si colloca esattamente questa storia e quanto l'adattamento che, per necessità cinematografiche, apporta modifiche anche importanti rispetto alla fonte originale, risulti o meno credibile nel gestire in vari modi l'economia del racconto.
Un isolato paradiso nella trama
Il mondo è vittima di una tremenda catastrofe: una tempesta solare di proporzioni mai registrate che rende inutilizzabili tutti i sistemi elettronici presenti sul nostro pianeta. Di conseguenza la civiltà come noi la conosciamo cade, le risorse iniziano a scarseggiare, anche a causa di una riduzione della luce solare, fame e carestie sono la nuova normalità in un mondo brutale dove i superstiti sono disposti a compiere qualsiasi atrocità pur di sopravvivere. Nina vive in un piccolo paesino sperduto in Alto Adige con suo padre; il luogo, isolato da anni, sembra godere di una certa prosperità, eccezionale considerando le condizioni in cui versa il resto del globo ed è proprio per questo che la comunità rimane chiusa senza consentire l'accesso agli estranei. Non solo solo gli estranei però ad essere visti con sospetto, anche Nina, per qualche motivo, non sembra andare a genio agli abitanti del luogo che la trattano con freddezza e un certo timore. Le cose stanno però per cambiare quando attraverso il bosco uno straniero arriva affamato alle porte del villaggio.
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La struttura da coming of age
Nina dei Lupi è in tutto e per tutto un coming of age: la protagonista, infatti, deve abbandonare l'infanzia per farsi strada verso l'età adulta che per lei, come per molti, significa prima di tutto consapevolezza. Risiede qui il cuore dell'intero film, nella maturazione di Nina, da acerba ragazzina a vera e propria forza di una natura tanto spietata quanto autoconservativa. In lei c'è una forza che all'inizio non comprende, un soprannaturale difficile da gestire e da accettare ma in grado di mutare le sorti di un intero mondo. Lei rimane sempre centrale, sia nella narrazione che spesso nella scena, regge tutto su di sé e se in video questo risulta credibile è anche merito di Sara Ciocca, sua giovane interprete, che offre una recitazione a volte sopra le righe ma comunque sentita e coinvolgente, dove l'emotività del personaggio funge un ruolo chiave nella partecipazione dello spettatore.
I problemi dell'adattamento
I problemi arrivano però quando si guarda alla resa complessiva del racconto che certo non brilla per equilibrio, girando a vuoto in diversi dimenticabili momenti. La scrittura è, infatti, il vero punto debole del lungometraggio: i personaggi, ad esclusione della protagonista, sono trattati con una certa superficialità che impedisce fino in fondo di comprenderne la psicologia e l'operato. Sappiamo quasi nulla del padre di Nina, interpretato da uno sprecato Cesare Bocci e come lui subisce la stessa sorte Fosco, personaggio ambiguo interpretato da Sergio Rubini, che però finisce per scivolare nel blando stereotipo del brigante incattivito ed affamato.
Inutile dirvi che è un peccato, non solo per il valore dei nomi coinvolti, ma soprattutto per le potenzialità non sfruttate di una storia che su carta vibra di mistero e misticismo. Nel tirare le somme possiamo considerare il film di Antonio Pisu un adattamento non del tutto riuscito che però ha il merito di portare su schermo la crescita professionale di una giovane attrice come Sara Ciocca, che siamo sicuri ci regalerà interpretazioni di sempre maggior livello.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Nina dei lupi possiamo affermare che il film, adattamento dell'omonimo libro, non è pienamente riuscito nel suo intento di rendere le atmosfere suggestive della sua origine cartacea. A causa di una scrittura debole, specialmente per quanto riguarda i personaggi, rimane in superficie finendo per girare a vuoto in più di un'occasione. Buona, però, la performance di Sara Ciocca che riesce a reggere la pellicola quasi interamente sulle sue spalle.
Perché ci piace
- La recitazione di Sara Ciocca, in grado di reggere il film.
- Le atmosfere suggestive…
Cosa non va
- … che però si perdono in una scrittura non all'altezza.
- I personaggi secondari, poco caratterizzati.