Night Shift di Anne Fontaine mostra il lato umano della polizia francese. Virginie Efira, Omar Sy e Gregory Gadebois interpretano tre agenti di polizia chiamati a un compito che esula dal loro tran tran lavorativo. I tre dovranno scortare all'aeroporto di Parigi un profugo del Tagikistan a cui è stato rifiutato l'asilo politico dalle autorità francesi. Il breve viaggio in auto nella notte parigina rappresenterà una presa di coscienza per i tre agenti.
Per la sua nuova pellicola, un film di genere fortemente legato all'attualità presentato in Berlinale Special Gala, Anne Fontaine ha scelto di adattare un romanzo di Hugo Boris scommettendo sui piacenti Omar Sy, ormai stella luminosa del firmamento d'oltralpe, e Virginie Efira. A Berlino 2020 Omar Sy, che ormai ha messo radici a Los Angeles, ma continua a scegliere con attenzione i ruoli proposti dalla Francia, dispensa sorrisi, selfie e fa impazzire i fotografi con uno show improvvisato per poi tornare serio e spiegare il suo approccio al personaggio di Aristide, macho superficiale che, dietro l'aspetto aitante, nasconde un animo sensibile e profondo: "Per prepararmi mi sono fatto arrestare molte volte (ride, nrd). In realtà non avevo molto tempo perché ho un'agenda fitta di impegni. Devo dire però che quello della storia non è un lavoro normale, gli agenti di Night Shift si trovano ad affrontare una situazione molto particolare perciò mi sono preparato nello specifico, provando a pensare come un poliziotto. Mi è venuto facile perché sono cresciuto con gli western. Nella vita precedente ero un cowboy".
Un set speciale nella gelida notte parigina
La regista Anne Fontaine parla con orgoglio della sfida attoria di Omar Sy e Virginie Efira, chiamati a interpretare due personaggi che nel corso di una notte, vanno incontro a una sostanziale maturazione. Le fa eco la bionda Virginie Efira, che nel film interpreta una poliziotta bella e tormentata per via di un matrimonio infelice: "Quando leggi la sceneggiatura di un personaggio che ti calza a pennello è più facile scegliere. In Night Shift ho avuto accesso diretto al personaggio, e non solo perché si chiama come me. E' una donna che vive una condizione particolare, il suo privato e il suo lavoro si compenetrano. Prova attrazione per Aristide, un agente che nasconde il suo vero io dietro la virilità, ma percepiamo la sua sensibilità. La storia avrebbe potuto essere molto più eroica, ma era interessante notare debolezze e fragilità della polizia. Gli agenti non sono altro che persone come noi". "Aristide è un personaggio molto più complesso di come appare nella sua testa, è stata una sfida interpretarlo perché indossa varie maschere, l'agente indomito, il donnaiolo, il burlone, ma sotto sotto c'è ben altro" aggiunge Omar Sy.
A interpretare il profugo del Tagikistan respinto dal governo francese, Anne Fontaine ha voluto l'iraniano Peyman Moaadi, grande protagonista di La separazione. La scelta è stata fatta perché Moaadi è un "attore eccezionale. Nel film non ha molte battute e gli altri personaggi non sono in grado di comprenderlo, ma in questo caso esprime la tensione interna di una situazione così drammatica e la profonda umanità" spiega la regista. "Il libro su cui il film si basa parla di una persona originaria del Tagikistan, parla dello scrittore stesso perciò era una scelta obbligata. Questo è un paese di cui non sentiamo parlare spesso sui giornali, ma è afflitto dalla presenza di un regime autoritario. Io però l'ho usato come metafora di tutti quei paesi in cui i diritti civili vengono negati".
Senso del dovere vs umanità
La tragedia dei migranti è il filo conduttore di Night Shift trasformando un semplice film di genere in una presa di coscienza sulla realtà. Questo è uno dei motivi che ha spinto Omar Sy ad accettare il film, come ammette lui stesso: "Sono molto sensibile a questi temi, ma mi piace anche accettare nuove sfide. La varierà è uno dei criteri che seguo nella mia carriera. Mi piacciono gli action, rincorrere dinosauri e cani 3d sul set è divertente, ma mi piacciono anche storie drammatiche, di persone normali".
Per quanto riguarda la lavorazione, Anne Fontaine rivela che il film è stato girato in gran parte di notte con temperature molto rigide: "Gli attori sono stati molto coraggiosi, ma per loro il freddo non era un problema. Le divise della polizia sono termiche e tengono caldo, ma noi sul set stavamo congelando. Le riprese sono durate in tutto in mese". Particolarmente incalzante tutta la sequenza finale che coinvolge i tre poliziotti all'aeroporto mostrando la loro reazione umana a una situazione che non condividono. "Di quella scena amo l'idea di coraggio che il mio personaggio mostra" commenta Virginie Efira "è il suo corpo che decide di muoversi, non la sua mente. Questo coraggio contamina i colleghi trascinandoli in un'impresa impossibile". La regista aggiunge: "Questa bella poliziotta bionda diventa vulnerabile a causa delle sue problematiche personali, viene toccata da qualcosa che non dovrebbe toccarla e disobbedisce. Questa è la sua salvezza perché le permette di provare qualcosa che non ha mai vissuto prima".