Dopo la prima proiezione stampa di questa neonata Festa di Roma ecco uno degli incontri più attesi, in cui la splendida e talentuosa Nicole Kidman si concede alla platea degli addetti ai lavori. La statuaria protagonista di Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus, affascinante omaggio alla grande fotografa newyorkese, accompagna il regista Steven Shainberg alla conferenza che segue una proiezione che, pur applaudita, non sembra aver accesso gli entusiasmi dei cronisti. Nicole, da parte sua, non manca di farlo: sono per lei gran parte delle domande, e riceve anche un libro in dono da una fan.
Ms. Kidman, si è sentito dire che è stata una fotografia di Diane Arbus in particolare a indurla ad accettare questo ruolo. Può dirci cosa l'ha incuriosita di questo progetto?
Nicole Kidman: In realtà non fu una sola foto, ma la sua opera in generale. Quando lessi lo script conoscevo la Arbus artista - anche perché faccio collezione di foto in bianco e nero - ma della sua vita non sapevo nulla. Ben presto lessi la biografia scritta da Patricia Bosworth che fu fondamentale per la comprensione del personaggio. Anche se, come avete visto, il film non è un biopic ma solo uno sguardo ad una momento particolare della sua vita e del suo percorso cretivo.
Lei normalmente è quella che viene fotografata. Come è stato essere dall'altra parte della camera?
Nicole Kidman: Il lavoro di un grande fotografo è affascinante, perché ha inevitabilmente un modo tutto suo di vedere il mondo, e questo è un dono - come può essere anche la recitazione - che si ha dal momento della nascita, un dono dall'origine inspiegabile; ho cercato di catturare i pensieri più intimi di questa artista, che ritraeva le immagini che parlavano al suo cuore. Lei era anche molto brava con le parole, scriveva meravigliosamente, ho trovato questa combinazione affascinante.
Steven Shainberg: Una delle cose incredibili e commoventi riguardo a Diane Arbus è il fatto che è una personalità che esplose all'età di trentacinque anni. Prima di allora era stata costretta in una gabbia di ferro ed era arrivata a un punto in cui non poteva più resistere, doveva esplodere o chiudersi in sé stessa come fanno tanti. Ma quando lei scelse il mondo, liberò un'intelligenza mistica e poetica, non solo nelle scelte artistiche, ma anche nel suo modo di vivere la vita.
Ms. Kidman, prima di Diane Arbus, lei ha interpretato un biopic su Virginia Woolf. Trova più interessante un personaggio realmente vissuto?
Nicole Kidman: Credo che sia interessante perché ti trovi a interpretare questi personaggi attraverso te stesso. Scopri cose di loro in cui ti riconosci, e si crea un'incredibile connessione spirituale. Questi personaggii - due donne, entrambe suicide - mi hanno lasciato molto. E' una cosa di cui non è facile parlare, ma è bellissima e misteriosa ed è una fortuna per un attore avere la possibilità di fare questa esperienza.
Il film mostra come, negli anni '50, fosse difficile essere moglie e madre e perseguire una carriera artistica. Lei invece ci è riuecita?
Nicole Kidman: Secondo me è sempre difficile conciliare la necessità di esprimersi e quella di dedicarsi ad una relazione. In qualche mondo si percepisce la carriera creativa come tradimento, è qualcosa che la persona che ami non potrà mai condividere con te. chiunque deve fare i conti con questo. Devo dire che da quando ho divorziato mi sono sentita più libera di esplorare nuove possibilità in questo senso, prima era più difficile, ma rimane sempre la speranza di trovare qualcuno che capisca questa tua esigenza.
Shainberg, cosa l'ha affascinato particolarmente della figura di Diane Aurbus?
Steven Shainberg: Leggendo la biografia, si scoprono cose straordinarie che ha fatto nella sua vita. Io sono cresciuto col suo lavoro come tanti bambini americani crescono leggendo il Dr. Seuss, perché mio zio, il romanziere Lawrence Shainberg, era suo amico.
Avevo sempre desiderato fare questo film su di lei.