L'occasione è ghiotta per avere Nicolas Winding Refn ospite al Torino Film Festival. In questi giorni cade il cinquantenario di Terrore nello spazio di Mario Bava, opera di culto che è anche una delle poche pellicole di fantascienza italiane. Refn, appassionato di cinema genere e amante di Bava, non poteva esimersi dall'introdurre la proiezione del film, mostrato in una nuova copia restaurata a cura della Cineteca Nazionale. Il regista danese confessa, tra l'altro, di aver visto il film solo in DVD quindi l'occasione è doppiamente speciale. Quando incontriamo Refn, lui ancora non sa che al cinema lo attende una sorpresa. Il produttore Fulvio Lucisano, che prossimamente collaborerà con il regista di Drive per una serie tv noir intitolata Les Italiens, ha fatto arrivare i costumi originali del film che verranno fatti indossare ad alcuni modelli prima della proiezione. "Ho sempre adorato Terrore nello spazio" confessa Nicolas Winding Refn. "Mi piace il suo design, mi ricorda tanti film di fantascienza russi degli anni '50 ricchi di effetti speciali poveri. Adoro la musica, i costumi, credo che sia un film unico e anche oggi è un grande esempio di pop culture. In più la sceneggiatura è scritta da un autore danese. Quando ero giovane ero molto interessato ai film di genere e amavo la tradizione italiana, adoravo i rip-off di James Bond, soprattutto le colonne sonore. Voi italiani fate le cose in grande".
Parlando di cinema italiano, il discorso non può non cadere su Dario Argento, che a Torino ha ambientato alcuni dei suoi capolavori. Tanto più che il prossimo film di Nicolas Winding Refn, il preannunciato The Neon Demon, sarà un horror puro. "Dario è il migliore. Adoro i suoi film e le splendide colonne sonore. Ma chi non lo ama?" esclama Refn. "Avrei voluto che avesse assunto più droga. Quando usava la cocaina ha realizzato alcuni dei più grandi film horror di sempre. Suspiria è il cocaine movie definitivo. Credo che i registi italiani di genere horror siamo magnifici. Argento, Mario Bava, sono grandi e sono folli ".
Un futuro horror tra cinema e televisione
Terrore nello spazio è un grande film di fantascienza. Anche Nicolas Winding Refn, in passato, ha rischiato di girare il suo sci-fi visto che per anni è stato legato al remake di La fuga di Logan. Il progetto, purtroppo è sfumato, almeno per il momento. "I film ambientati nel passato sono difficili da realizzare perché da spettatore, quando vedo un'epoca che non è la mia, percepisco una distanza. La fuga di Logan, però, aveva qualcosa di speciale. L'ho visto da piccolo e mi ha ossessionato per un sacco di tempo. Adoro la fantascienza e un giorno mi piacerebbe girare un sci-fi". Per il momento, però, la sua attenzione è stata catturata dall'horror. Refn ci rivela pochissimi dettagli di The Neon Demon e mette le mani avanti. "Ho finito le riprese e a breve entreremo in post-produzione perciò il film sarà pronto per il 2016". Quando gli chiediamo perché ha scelto Elle Fanning ci risponde: "Perché no? Elle Fanning è unica. Non ho mai incontrato nessuno come lei, ma non posso anticipare molto della storia perché prima devo finire il film.
"Dopo Drive ho deciso di tornare a girare a Los Angeles perché è l'unico posto in cui mia moglie ha accettato di venire dopo l'esperienza di Bangkok". Facendo riferimento ai progetti futuri non manca una domanda sul preannunciato Les Italiens, progetto televisivo seriale ispirato al romanzo di Enrico Pandiani. "Caspita, internet è così veloce. In realtà sto ancora pensando a come realizzare questa serie. Oggi tutto è televisione. Il modo in cui oggi le serie tv si stanno evolvendo è molto interessante, ma non diventeranno un sostituto per il cinema. E' un altro campo. Il cinema è sovrano e lo resterà sempre". Parlando dei suoi gusti personali, Refn parte citando quelli della moglie che è "grande appassionata di Mad Men. Abbiamo visto insieme tutte le stagioni. A me è piaciuto molto Breaking Bad, mi diverte molto The Walking Dead ed è ottima la serie italiana Gomorra - La Serie. In generale mi piace tutto ciò che esplora il lato oscuro".
La mamma ha sempre ragione?
Riflettendo sul suo rapporto con la televisione e pensando a quale altro film italiano del passato vorrebbe vedere sul grande schermo, Nicolas Winding Refn ci racconta un simpatico aneddoto che riguarda la sua infanzia: "Mia madre e il mio patrigno mi hanno impartito un'educazione molto scandinava, molto sana, socialista. Mia madre non amava la tv e poi a Copenaghen c'era un solo canale che faceva sempre le stesse cose. A otto anni ci siamo trasferiti a New York e ho scoperto il paradiso. Avevo tantissimi canali e un telecomando. Mia madre non voleva che guardassi la tv per più di mezz'ora al giorno, ma io avevo scoperto una serie di trucchi per ingannarla. Appena usciva dalla stanza io accendevo la tv. E' stato questo il mio primo contatto col cinema. Per la tv è sexy, ha una grande fascinazione. Tra le varie visioni ricordo un film di Sergio Sollima, Città violenta, con Charles Bronson. Era un action meraviglioso, molto sottovalutato. Mi piacerebbe molto rivederlo in sala". La telefonata della mamma di Refn ha inaugurato la nostra intervista. Evidentemente è una figura assai presente nella vita del regista che confessa quanto fosse "difficile ribellarsi a lei perché era un personaggio molto particolare. Frequentava i movimenti hippie scandinavi, ha fotografato Jimi Hendrix e Miles Davis. Le uniche due cose che la facevano arrabbiare erano Ronald Reagan e i film violenti. Per farle dispetto io sono diventato il più giovane repubblicano scandinavo e mi sono appassionato ai film violenti. A dieci anni mia madre mi ha imposto la visione de I 400 colpi di Truffaut. Visto che lei amava la Nouvelle Vague io sostenevo che fosse una merda, ma quel film mi ha lasciato dentro qualcosa e crescendo ho dovuto darle ragione".
Un regista digitale col cuore analogico
Riflettendo sull'evoluzione della tecnologia e sui cambiamenti avvenuti nell'industria cinematografica dai tempi di Mario Bava e degli altri artigiani del genere a oggi, Nicolas Winding Refn si professa fan dell'analogico. "Mi piacciono le persone che creano cose. Su di me la CGI ha un effetto alienante. Ma alla fine un film è soprattutto una narrazione. Oggi il cinema oggi è molto più democratico che nel passato, perché col digitale ognuno di noi può realizzare il proprio progetto, ma l'essenza della creatività è sempre la stessa. Sono cambiate le regole e i processi, ma una buona storia non cambierà mai. Le forme d'arte non scompaiono, ma si evolvono e io guardo al futuro". A confermare questa dichiarazione sta il fatto che Refn ha smesso di girare in pellicola dai tempi di Bronson. "Credo che la rivoluzione digitale e le telecamere di oggi siano fantastiche. Hanno solo sostituito la pellicola, ma per il resto cambia poco. Io giro i miei film in ordine cronologico, ma non uso storyboard. La mia attenzione è concentrata su tutti gli aspetti tecnici, ma parte tutto dagli attori. Se la performance non funziona non funziona niente perché la tecnica è un supporto, ma l'arte è soprattutto emozione".
La creatività è femmina
Di recente Nicolas Winding Refn è stato "costretto" a passare davanti alla macchina da presa diventando protagonista del documentario girato dalla moglie Liv Corfixen, My Life Directed by Nicolas Winding Refn. Refn ci confessa candidamente che quest'esperienza è stata "terrificante. La prima cosa che mi ha detto Lucisano è che acquistato i diritti di distribuzione del film così ora lo vedranno tutti. E' terribile, Però è stato anche terapeutico. Non è un film che parla di me, ma di mia moglie. Come lei stessa sostiene, è un film incentrato su una donna che ha sacrificato tutto per il marito". E' un caso che, dopo quest'esperienza il regista ha scelto una protagonista femminile per il suo nuovo lavoro? "In realtà io non ho gusti maschili. Non mi piacciono gli uomini, non faccio sport, non bevo birra. Amo le donne e amo tutto ciò che è femminile. Il rosa, le bambole... L'arte è femminile. Mi dicono che faccio film violenti, ma in realtà sono molto femminili. Bronson è campy e fortemente omoerotico. Mia moglie è stata la mia unica ragazza, controlla la mia vita perciò tutto ciò che faccio parla di lei. Drive ha cambiato la mia vita, perché non avevo mai fatto un film che avesse così tanto successo e ora sento il bisogno di cambiare. La creatività è distruggere ciò che funziona. E' quello che ha fatto Lou Reed dopo Transformer, che è uno degli album più importanti di sempre". Prima di salutarci, l'ultimo pensiero è per Ryan Gosling, il suo attore feticcio reduce da un pesante flop con il suo Lost River, che lo ha visto esordire alla regia. Quando gli chiediamo cosa ha detto all'amico per consolarlo risponde: "Risollevati e la prossima volta colpisci più duro".