Dopo il grande successo di Come tu mi vuoi, opera prima capace di incassare al botteghino oltre otto milioni di euro, Volfango De Biasi torna a dirigere Nicolas Vaporidis in una nuova avventura giovanilistica sui generis che stavolta pesca addirittura dalla tragedia dell'Otello di William Shakespeare. Protagonista di questa rivisitazione in chiave postmoderna è però Iago, il giovane mosso dall'ambizione che trama nell'ombra per conquistare la sua amata Desdemona (interpretata da Laura Chiatti), instillando nel suo aristocratico rivale Otello (l'esordiente francese Aurelien Gaya) il virus fatale della gelosia che lo porterà a rovinare anche l'importante progetto di allestimento della Biennale, che il "poveraccio" Iago sente avergli rubato impropriamente. A fare da sfondo a questa storia che fa del suo tema principale il senso di giustizia, un'incantevole Venezia che dona alla pellicola un fascino ammaliante. Il regista e il nutrito cast di Iago hanno incontrato oggi la stampa a Roma per presentare il film in uscita venerdì prossimo in oltre quattrocento copie distribuite da Medusa.
Volfango De Biasi, da dove deriva la sua fascinazione per Shakespeare e qual è stato il suo approccio all'opera originale nella realizzazione del film?
Volfango De Biasi: E' più corretto parlare di fascinazione per i grandi classici della letteratura. Avendo letto molto durante la mia infanzia, ho sempre trovato che le storie classiche siano la base dei nostri racconti. Abbiamo sempre avuto quest'idea che tali classici avessero una funzione pedagogica, ma penso che sia nostro diritto tradirli e rielaborarli. Penso che Otello sia un personaggio straordinariamente interessante, ma dopo il '900, che è stato il secolo del sesso, trovo che sia un po' datato, mentre le ragioni di Iago mi sembrano cresciute nel tempo e ora si presentano come più stimolanti. Molti di noi sentono che non è facile in questo paese fare quello che si vuole o che si sente di meritare. E' da qui che è partita l'idea del film. Volevo raccontare di un anti-eroe che mette in atto la sua favola seppure in maniera scorretta. Iago è un terrorista non cruento che rischia il suo per sovvertire lo stato delle cose.
Com'è riuscito a girare in una città come Venezia?Volfango De Biasi: Penso che Venezia sia una città meravigliosa. Essendo un teatro seicentesco permanente mi permetteva di giocare con questa storia. D'altra parte è anche una città faticosissima. Per esempio, è sempre piena di turisti e perciò per avere dei set deserti dovevamo girare soprattutto di notte o all'alba.
Qual era il suo intento nella realizzazione del film?
Volfango De Biasi: Per me Iago non è un film furbo, ma un film scritto con grande passione. Ho cercato di fare qualcosa che in Italia si fa poco, fare prodotti di fascia intermedia che vengono visti dal pubblico grazie ad attori che hanno un grande seguito, ma che propongono storie di contenuto che vogliono dire qualcosa di politico. Trovo che la verosimiglianza e la naturalezza siano una delle piaghe del nostro cinema. Io non mi pongo questo problema quando faccio un film. Mi piace mettere insieme una storia colorata, giocare con l'ironia, permettere una risata, confrontandomi anche con un mondo che non c'è.
Nicolas Vaporidis, come si è preparato a questo ruolo?Nicolas Vaporidis: Io e Volfango abbiamo fatto un lavoro comune in fase di preparazione per capie come interpretare al meglio Iago, un personaggio che rappresenta l'invidia e che tutti hanno sempre visto come negativo. All'inizio non capivo come si potesse conciliare Iago, così malvagio, con me, che sono l'opposto. Poi mi sono reso conto che il valore più grande che viene fuori dal film e dalla figura del suo protagonista riguarda le ingiustizie sociali. Iago è un sognatore, un idealista che vuole dimostrare sul campo quanto vale, meritandosi un riconoscimento. Lui è l'unico che crede in sé stesso, a discapito anche della propria famiglia, ma a un certo punto il mondo gli crolla addosso. Iago reagisce e la sua reazione è forse deprecabile sotto certi punti di vista, ma lui usa la sua intelligenza, sebbene in modo scorretto, per dimostrare che ciò che gli hanno portato via in realtà gli appartiene di diritto. La sua oscurità nasconde l'anima di un ragazzo onesto e buono, che diventa egli stesso vittima delle sue trame oscure. Lui fa tutto per Desdemona, per aprirle gli occhi su coloro che la circondano. Mi ha incuriosito davvero molto interpretare un personaggio così particolare e complesso.
Nella vita reale lei reagirebbe nello stesso modo del suo personaggio?
Nicolas Vaporidis: Non mi è mai capitata una cosa del genere, sono sempre stato accondiscendente con un certo tipo di sorte avversa. Ammiro Iago però, perché oggi siamo abituati ormai a subire ingiustizie, ma di fronte alla prepotenza e all'arroganza non bisognerebbe abbassare la testa, ma lottare per riconquistare quanto ci è stato tolto. Vorrei che il film fungesse da monito: facciamo in modo che le prepotenze non diventino di uso comune, reagiamo. Iago lo fa come può, io cerco di reagire sempre in maniera corretta, facendo in modo che le ingiustizie non passino inosservate.
Iago come monito a non abbassare la testa?Nicolas Vaporidis: Ignorando le prepotenze e gli arroganti sono nate le dittature. Pensiamo a Hitler per esempio. Le prepotenze a cui mi riferisco sono anche quelle che si perpetrano nelle scuole, il prendersi i meriti di un altro. Di solito a subire sono le persone deboli, che non reagiscono. Trovo che quelle più infami siano soprattutto le prepotenze sulle promesse per il futuro. Bisogna reagire con orgoglio e non accettare passivamente queste situazioni, trovare un compromesso senza abbassare la testa di fronte a tutto, bisogna reagire ai sorprusi e alle violenze e deve farlo il paese, la gente. Iago è un lottatore, disposto a mandare tutto all'aria per dimostrare che ha ragione, e questo deve fare da esempio.
Com'è riuscito ad entrare nel personaggio? Quali sono stati i suoi punti di riferimento?
Nicolas Vaporidis: Ho visto la rivisitazione di Otello interpretata da Josh Hartnett in O come Otello e quella più classica di Laurence Fishburne, ma alla fine l'unico modo per interpretare Iago è cercare di capirlo, di comprendere le motivazioni forti che determinano il suo comportamento. Abbiamo dato a Iago una back-story diversa rispetto a quella di Shakespeare. Certe cose che fa il mio personaggio non le condivido, ma ho sempre cercato di immedesimarmi in lui. Iago è cervello, non pancia, è testa, e io ho cercato di pormi nella sua ottica.
Gli attori si sono preparati studiando Shakespeare?Laura Chiatti: Amo Shakespeare da sempre, mi sento molto vicina ai ruoli femminili da lui scritti e quando mi è stato proposto di prendere parte al film sono andata a rileggere l'Otello per capire com'era cambiata la storia. All'inizio ero titubante per l'ambizione del progetto, ma poi mi sono lasciata conquistare dalla storia e trovo che Iago sia un film molto interessante che può generare una nuova tipologia di cinema. Ha dalla sua la freschezza dei college movie, dei film commerciali, e la meticolosità del cinema d'autore. Inoltre, trovo che rappresenti una commistione riuscita tra il teatro e il cinema.
Gabriele Lavia: Essendo Shakespeare un classico abbiamo il dovere di tradirlo e di tradurlo, di trasportarlo da un posto all'altro. Il classico ha di bello il fatto che non invecchia mai: sono i nuovi quelli che invecchiano, mentre gli antichi sono sempre antichi. Mi è piaciuto molto lavorare con questi ragazzi essendo io il più oscenamente e maldestramente decrepito del gruppo. La mia difficoltà nell'interpretare il ruolo di Brabanzio è stata quella di cercare di destrutturarmi.
Lorenzo Gleijeses: Io sono principalmente un attore di teatro e quindi mi sono trovato più volte a interpretare le tragedie di Shakespeare. Nel 2003 sono stato Romeo in una rivisitazione, anche in questo caso considerabile un 'tradimento', di Romeo e Giulietta diretta dal russo Karpov. Ho preparato inoltre uno studio mio di Amleto intitolato Il figlio di Gertrude. E' vero, Iago rappresenta un tradimento dell'Otello, ma è interessante anche per questo. Speriamo in grandi numeri al botteghino, perché è un film di qualità. Ci vorrebbero più progetti coraggiosi come questo.
Fabio Ghidoni: Conoscevo l'Otello di Shakespeare, ma bisogna sottolineare il fatto che qui si parla principalmente di Iago. Il meccanismo è simile a quello scritto da Shakespeare, ma viene cambiata totalmente la visione. Non c'è più la gelosia in primo piano. Per quanto riguarda il mio personaggio, Cassio è uno svitato, uno che sono felice che alla fine viene preso a botte, perché è giusto che venga resa giustizia.Giulia Steigerwalt: Io non vengo dal teatro, quindi Shakespeare lo conoscevo dalle mie letture personali. La cosa più interessante leggendo il copione del film era vedere come Shakespeare fosse stato completamente rivisitato, prendendo un elemento, un personaggio del tutto negativo che era nel dramma e provando a capire i veri motivi dietro le sue malefatte. E' semplice additare chi si comporta in maniera scorretta, ma trovo sia più interessante immedesimarsi in una situazione simile. Iago racconta di un sentimento di ingiustizia e dell'impulso a comportarsi in maniera scorretta per riprendersi qualcosa che si pensa ci spetti di diritto, e penso che tutti noi possiamo riconoscerci, in un modo o nell'altro, in questi sentimenti.
Aurelien Gaya: E' stata un'esperienza molto difficile per me, anche perché all'inizio non parlavo una parola di italiano. Questo è il mio primo film e sono stato molto contento di interpretare Otello, perché quando ho iniziato a studiare a Parigi per diventare attore, tutti mi dicevano di leggere Shakespeare perché sarei stato perfetto nella parte di Otello.
Laura Chiatti, com'è stato lavorare con Nicolas Vaporidis?Laura Chiatti: Mi sono trovata molto bene a lavorare con lui, perché è un attore iperattivo che ti da una grande carica, ama il suo lavoro e ti trasmette questo amore. Dovevamo lavorare insieme quattro anni fa, per Notte prima degli esami, poi è saltato tutto perché ero impegnata a girare un altro film. Alla fine però certe coppie sono destinate a lavorare insieme e ci siamo perciò ritrovati sul set del film di Volfango.
Iago può essere considerato anche un invito ai giovani a riscoprire Shakespeare?
Laura Chiatti: QUesto film ha la fortuna di essere indirizzato a un pubblico giovane e quindi rappresenta sicuramente una possibilità per loro di avvicinarsi alle opere di Shakespeare e di rivisitarle.
Nicolas Vaporidis: Penso sia inevitabile che il film stimoli la voglia in chi lo vede di andare a leggersi Shakespeare, perché si tratta di un autore universale che esprime valori assoluti ed eterni.