Tra i retaggi e i luoghi comuni più radicati nel mondo cinematografico (anzi, cinefilo) ce n'è uno difficile da estirpare, fuorviante e un tantino fastidioso. Di cosa parliamo? Del fatto che Nicolas Kim Coppola, in arte Nicolas Cage, sia un attore cane. A parte il fatto che essere cani non dovrebbe mai essere considerato un insulto (e se proprio vogliamo dirla tutta i cani del grande schermo sono tutti ottimi attori), questa nomea che si porta dietro non corrisponde al vero, e anzi sottolinea una certa superficialità di giudizio che si limita a certi prodotti - diciamo - discutibili. Discutibili e controversi, ma pur sempre frutto di un'industria che non deve essere necessariamente arte. In poche parole, dove sta scritto che un attore deve scegliere solo ruoli artisticamente interessanti? Fare l'attore è un lavoro, e un lavoro prevede uno stipendio. Dunque, il nostro amato Nicolas Cage, che in bacheca vanta pure un Oscar per la sua interpretazione in Via da Las Vegas, avrà pur accettato bislacchi ruoli (ne citiamo uno, Grand Isle, dove comunque lui fa una discreta figura), ma parallelamente ha sempre preso parte a film divenuti cult, e recentemente ha rielaborato il senso della sua filmografia con una sequela di titoli a dir poco sorprendenti. Come nel caso di The Unbearable Weight of Massive Talent, arrivato in Italia in digitale (e dal 4 agosto in home video) con il titolo Il Talento di Mr. C.
Io, Me e Nicolas
"Quello de Il Talento di Mr. C. è stato uno dei ruoli più complicati, ho avuto paura di non farcela", ha detto l'attore che, pensate un po', nel film diretto da Tom Gormican, interpreta (quasi) se stesso. Già perché Nick Cage, qui, viene ritratto senza filtri, mettendo in scena umorismo e autoironia: lo troviamo depresso, abbattuto, esaurito da una rovina finanziaria che lo costringe ad accettare una bizzarra proposta. Quale? Un super fan, con la faccia di Pedro Pascal, gli offre un milione di dollari per partecipare al suo compleanno. Peccato però che dietro c'è ben altro, e allora Nicolas Cage si ritrova in un turbinio di situazioni al limite. Presentato con enorme successo al South by Southwest, Il Talento di Mr. C. prova oltre ogni dubbio quanto Nicolas Cage sia un interprete raffinato ed essenziale, in grado di affrontare le proprie complessità e le proprie paure. Tanto da renderle un pregevole pretesto cinematografico.
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Pig e una nomination all'Oscar scippata
Il Talento di Mr. C. non è l'unico esempio di quanto Cage sia un attore sottovalutato, e scorrendo brevemente la sua recentissima filmografia è doveroso soffermarsi su una delle sue migliori interpretazioni, tanto più se fa da colonna ad uno dei film più belli visti negli ultimi anni. Parliamo del dolente e oscuro Pig, diretto da Michael Sarnoski e scritto insieme a Vanessa Block, in cui Cage da il volto e il cuore a Rob Feld, ex chef di Portland ritiratosi in solitudine insieme a Brandy, una maialina con il fiuto per i tartufi. Quando Brandy viene rapita da due balordi, per Rob inizierà (di nuovo) una discesa nell'inferno, pianificando una vendetta tanto effimera quanto amara. Dolore, disperazione ed intimità, plasmati da un Nick Cage che, senza dubbio, avrebbe meritato la nomination agli Oscar 2022 come Miglior Attore Protagonista, finendo suo malgrado per essere stato uno dei grandi esclusi. Peccato, davvero.
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Pupazzi creepy, la follia di Mandy e... Lovecraft
Ma la rivincita di Nicolas Cage parte dal folle e imprevedibile Mandy, diretto da Panos Cosmatos nel 2018. Se Il cacciatore di donne, Joe e The Trust erano ottimi titoli alternati a film marcatamente strampalati, quello di Cosmatos può essere considerato come l'epifania di Cage. Un revenge movie sanguinoso e onirico, in cui si mescolano richiami religiosi ad un'estetica ultra-pop. La scena cult? Cage che urla e sbraita per ben cinque minuti. Sporco, disperato e in mutande. Se Cosmatos gli ha regalato un grande ruolo, ci sono altri due titoli che rendono giustizia al nipote di Francis Ford Coppola: uno è Il colore venuto dallo spazio di Richard Stanley, visionario adattamento di Howard Phillips Lovecraft, in cui Cage sale di tono scena dopo scena, divenendo fulcro strutturale del racconto grazie ad una stratosferica mimica. L'altro, che vi consigliamo di recuperare, è uno dei film più strani che vi può capitare di vedere: Willy's Wonderland di Kevin Lewis. Ottantotto (folli) minuti in cui Cage - che si chiamerà solo Il Viandante - è al centro di una battaglia all'ultimo sangue contro un gruppo di... pupazzi meccanici. Il tutto, senza mai (mai!) dire una sola parola. Ora, avete capito perché Nicolas Cage è un grandissimo attore?
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