Dopo George Clooney, oggi tocca a un altro dei pochi divi hollywoodiani presenti in questa 70 edizione della Mostra veneziana approdare sul red carpet del Lido. Tra un progetto supercommerciale e l'altro, Nicolas Cage ha trovato il tempo per confrontarsi con un personaggio complesso e tormentato nell'indipendente Joe, diretto da David Gordon Green. Stavolta Green, forte di un Orso d'argento per la regia conquistato all'ultima Berlinale col bellissimo Prince Avalanche, dirige e produce un adattamento del romanzo di culto di Larry Brown ambientato negli slums rurali del Mississippi trasferendo il tutto nel natio Texas. Squarci lirici e un contesto drammatico in cui convivono durezza e ironia. Green e Cage ci raccontano la genesi di Joe, in attesa di vedere come verrà accolto il film che concorre al Leone d'oro.
Joe affonda le sue radici nel sud più violento, una regione da cui provieni, ma da cui ti sei allontanato per Hollwyood. Che cosa ti ha riportato indietro?
David Gordon Green: Sono cresciuto in Texas e conosco bene il Sud. Sono molto legato alla letteratura, alla mitologia e ai paesaggi. Ogni tanto sento la necessità di fuggire lì, di tornare a casa. Sentivo molta affinità anche con il romanzo di Larry Brown. Quanto Larry era vivo ho lavorato a un documentario sulla sua vita come aiuto regista, ho avuto la possibilità di incontrarlo e di passare del tempo con lui perciò sono stato felice di trovare il cast giusto per fare questo film.
Nicolas Cage: Io ho semplicemente cercato di dar vita a un personaggio. Leggere il libro di Larry Brown mi ha permesso di sintonizzarmi con il mio personaggio, inoltre è stato bello essere diretto da David.
L'America risolve con le armi e con la forza situazioni in cui dovrebbe intervenire la polizia. Come vi spiegate questi comportamenti?
Nicolas Cage: Difficile rispondere a questa domanda. Non sono il portavoce di una posizione politica precisa e non posso spiegare certi modi di essere americani.
Cosa ti ha convinto ad accettare questo personaggio?
Nicolas Cage: Mi piacciono molti personaggi che mi vengono proposti, ma Joe mi ha permesso di lavorare con David Gordon Green di cui sono fan. A volte mi prendo un anno libero per cercare un nuovo copione e questo mi andava bene al 100%. Potevo scavare in profondità e mettermi alla prova.
Tye, cosa si prova a lavorare insieme a una star come Nicolas diretti da David Gordon Green?
Tye Sheridan: E' stata un'esperienza molto bella. Sul set c'è stata grande passione e mi sono divertito. Molti membri del cast erano texani come me e questo mi ha permesso di comprendere meglio il mio personaggio perché dovevamo essere autentici fino in fondo.
Joe è un personaggio che interpreta il concetto di mascolinità in chiave molto americana, è quasi un erore del West.
David Gordon Green: In molti miei film cerco di esplorare il concetto di virilità. Comprendo Joe fino in fondo, ma al tempo stesso vorrei essere lo sceriffo del film, prenderlo per il collo e urlargli: "Anche io sono come te. Mandiamo tutto all'aria perché siamo pieni di difetti, ma poi dobbiamo raddrizzare le cose". Joe trascura il codice della società perché ne segue uno proprio. Effettivamente si comporta come in western., è l'eroe solitario in cerca di redenzione. Prova a mitigare le proprie sofferenze, ma spesso lo fa nel modo sbagliato.
Potete parlarci di Gary Poulter, l'attore che interpreta il padre del personaggio di Tye Sheridan?
David Gordon Green: E' stato un onore lavorare con una persona come Gary Poulter. Lo ha scoperto un direttore del casting. Era un personaggio straordinario, ci ha parlato del suo passato, della laurea in ingegneria e del cammino difficile che ha intrapreso, ma anche di come non ha mai smesso di sperare nel futuro. L'abbiamo invitato a lavorare nel film perché sentivamo che aveva qualcosa da esprimere. Alla prima audizione ha letto un paio di righe e gli abbiamo chiesto di andare avanti. Era incredibile, così reale, naturale perciò l'ho voluto per il film e mi ha aiutato in modi che non riesco neanche a descrivere. Ha aggiunto onestà alla storia, ci ha ricondotto alla sua umanità genuina. Purtroppo dopo il montaggio è morto ed è stata un'enorme perdita per noi.
Nicolas Cage: Sul set continuavo a fissarlo. Pensavo sarebbe stato il prossimo Richard Farnsworth.
David Gordon Green: La presenza di un padre è necessaria, perciò sono d'accordo con questa visione.
Nicolas Cage: Però l'amore è amore. I legami di sangue non sempre sono necessari.
Tye, che cosa hai imparato dai tuoi padri putativi Nicolas e David?
Tye Sheridan: Da Nicolas ho imparato moltissimo. Eravamo in sintonia da subito. David mi ha impartito una lezione preziosa. Nello script il mio personaggio doveva fumare, e Joe è un forte fumatore. Io non avevo mai fumato e ho chiesto a David se dovessi allenarmi prima delle riprese. David, che si preoccupa della mia salute, mi ha fatto fumare una sigaretta orrenda. Ho fumato con lui e Nic e mi è bastato. Non ho mai ripetuto l'esperienza.
Nicolas, non è la prima volta che affronti un personaggio problematico dedito ai vizi. Penso per esempio al protagonista di Via da Las Vegas.
Nicolas Cage: Quello era un momento molto diverso della mia vita e della mia carriera. Prima delle riprese mi riporendenvo mentre bevevo per vedere come sarebbero andate le cose. Volevo richiamare ricordi del passato cercando di ritrovare quei sentimenti dentro di me. Il risultato che ho avuto è stato soddisfacente. Volevo arrivare alla purezza del personaggio. Io non voglio dover recitare. Il termine 'recitare' a volte mi dà fastidio perché implica il concetto di falsità. Io invece voglio fornire una perfomance, essere vero anche sul set.
David Gordon Green: So che esiste un filo conduttore che le ga i miei film, ma forse lo comprenderò quando ne avrò realizzati una cinquantina. Sono un regista produttivo e non ci sono connessioni logiche tra un film e l'altro. Spesso i progetti mi arrivano e scelgo quelli che mi catturano, anzi sono loro a scegliere me. Fare un film come Joe non è semplice. Ci vuole il cast giusto e i collaboratori giusti. Io tendo a sparire nel lavoro e a volte mi stupisco a rivedere i film che ho fatto dieci anni prima. Sono arrivato a Joe sfruttando tute le mie competenze precedenti e anche in futuro utilizzerò quello che ho imparato in Joe.
Come mai hai scelto proprio Nicolas Cage?
David Gordon Green: Per un regista lavorare con Nicolas Cage è un sogno. Adoro il suo carisma, il suo talento, i rischi che prende. Nicolas si mette sempre in discussione, sfida se stesso e il pubblico. Se mi avessero chiesto di fare salti mortali per avere Nicolas l'avrei fatto. Dopo aver esplorato la location, la stessa di Prince Avalanche, ho contattato Nicolas e abbiamo fatto un percorso comune. La collaborazione è stata fantastica.
Nicolas Cage: Per recitare con David io farei i salti mortali nudo. Adoro i suoi film. David non ha paura di uscire dalla sua zona di sicurezza e di mettersi in gioco. E' pronto a mettersi a nudo. Sapevo fin dall'inizio che c'era un filo che ci legava e l'esperienza sul set è stata straordinaria. E' stato un processo che ricorderò sempre.
Come descriveresti lo stile registico di David?
Nicolas Cage: David dirige come un musicista. Non mi sorprende che non smetta mai di lavorare e che sia così prolifico perché ha una musica interna che lo spinge sempre a produrre. Il set è il momento in cui libera la sua energia creativa. Sul set richiede precisione, ma ci permette anche di improvvisare. Con lui c'è una grande libertà.
Alcune star come Johnny Depp hanno annunciato la volontà di ritirarsi presto. Tu cosa ne pensi? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Nicolas Cage: Non ho intenzione di ritirarmi presto. Mi prendo del tempo tra un film e l'altro, ma ho voglia di continuare a lavorare. Non mi ci vedo seduto al bordo di una piscina a sorseggiare Mai Tai.