"C'è un monologo nel film, che fa Francesco Centorame, che è una giusta risposta: la generazione dei giovani vive con la paura di essere in ritardo. Ha paura, di innamorarsi, è impaurita dal pensiero degli altri. Ma voglio dire, non è una gara. E il film cerca di spiegarlo". Va subito nel profondo Nicola Conversa, regista di Un oggi alla volta, durante la nostra chiacchierata al telefono. In pausa dal set - "per un progetto ancora top-secret", ci rivela - il film è l'esordio di Conversa in un lungometraggio, dopo diversi corti, episodi seriali e un romanzo da lui scritto. Un oggi alla volta è una sorta di teen-drama, con protagonisti Marco, in ansia per l'esame di maturità, e Aria, già diplomata e con la voglia di vivere un giorno per volta. Per un fortuito caso, i due si incontrano: Marco scopre però che la voglia di vivere di Aria arriva da una malattia degenerativa che le preclude il futuro.
Una storia d'amore potente, divertita, ma anche profonda nel suo legame portato avanti dall'alchimia tra i due interpreti, Ginevra Francesconi e Tommaso Cassissa. "Un Oggi alla volta parla di tempo, ma sopratutto di paura", prosegue Nicola Conversa "Noi prima vivevamo per un bacio, ora sostituiamo le emozioni con un click, uno scroll su Tinder... per questo Marco diventa a-social nel film. Volevo un amore analogico".
Un oggi alla volta: la nostra intervista a Nicola Conversa
Un amore analogico che si sposa con l'estetica Anni Novanta (Conversa è classe 1989), tanto per toni quanto per situazioni, scritte da Conversa insieme a Giulia Uda. "A noi l'effetto comfort ci piace... penso al walkman, al compact disc. Un'estetica 90s che arriva anche nelle scelte di inquadratura. Per dire, la cameretta è la classica cameretta degli Anni 90, ed è una citazione ad Ovosodo. Una zona di confort in cui però non torni. Però è vero: i primi baci erano più buoni degli altri, te li ricordi per sempre".
Titolo emblematico, che in qualche modo riflette anche il cinema italiano: qui ed ora, un oggi alla volta. Perché del domani non c'è certezza. "In questo mestiere, o ti innamori tutti i giorni, o non ce la fai. Devi essere ossessionato perché non dipende da te, e devi imparare a lasciar scorrere, senno non ce la fai. Un oggi alla volta mi ha aiutato, perché dietro c'è un messaggio finale: succedono cose belle, ma non le assaporiamo. Quindi bisogna restare a fuoco sul presente. E poi non bisogna prendersi troppo sul serio, Un oggi alla volta è dedicato alla vita, e ci scordiamo di rallentare quando c'è bisogno".
I teen-movie italiani
Un oggi alla volta fa parte di un genere oggi ben radicato in Italia, grazie alla serialità e al cinema. Una tendenza che Nicola Conversa spiega così: "Un attore giovane sul set mi ha detto che la sceneggiatura parla come parlo lui. Ho dato carta bianca sulla scrittura dei dialoghi. Per esempio, Mi ricordo Notte prima degli esami, e mi sentivo vicino a quel film, o cito il recente Sul più bello. Un film che sembra americano. Perché mancavano i teen-movie? Perché guardavamo sempre troppo avanti, senza fotografare i veri vent'anni. Mancava una fotografia esatta e giusta".
Un oggi alla volta, la recensione: un teen drama vivace ed emozionante
Un grande cast e le references del regista
E ogni teen-movie che si rispetti, non può non partire da un cast giovane e fresco: "Il cast è stato un regalo della produttrice, Manuela Cacciamani con la One More Pictures. Ha portato Ginevra Francesconi e Tommaso Cassissa. Insieme, è come se fossimo stati in gita in Trentino. Abbiamo ancora la chat. Sono tutte belle persone. La stessa Ginevra, un Pokemon raro. La incontri raramente una come lei. E si è creata una amalgama, con lo stesso Tommy, alla sua prima prova da attore. Lo hanno guidato e protetto, voleva esserci nel film a tutti i costi. Un'esperienza che è piaciuta anche alle maestranze, dal direttore di fotografia ai tecnici, mi hanno tutti tenuti per mano, al mio primo film".
Ma quali sono le references di Nicola Conversa? "Tra i miei coetanei mi accorgo di essere l'unico ad aver guardato tutto il cinema italiano, e relativamente poco il cinema americano. Anche perché ai budget americani non ci arrivi... è ovvio che Spielberg è un regista fantastico, ma è fantastico anche Paolo Virzì. Ovosodo è un capolavoro teen. E reputo pazzesco Il ciclone di Pieraccioni. In giro sento sempre citare Lanthimos. Un grande regista, ma poi magari non hanno mai visto Grand Hotel Excelsior o le commedie di Castellano e Pipolo. Il loro è un livello talmente alto che oggi non puoi raggiungere", e prosegue, riflettendo sullo stato dell'arte del cinema italiano: "Nella nostra industria manca la paura di rischiare. E poi bisogna affidarsi di più ai giovani. Penso alla cinquina esordienti dei David di Donatello. Non c'è dubbio che Palazzina LAF o C'è ancora domani siano dei grandi film, avrei però voluto vedere degli esordienti veri. In un'opera prima ci sono sogni e sostanza, sarebbe bello ci fosse più luce addosso ai nuovi registi".