In arabo Nezouh, che dà il titolo al film, vuol dire "spostamento di anime, acqua e persone". E di dislocamenti, fisici o solo immaginati, parla la storia di Soudade Kaadan, regista siriana che conferma con questa seconda opera di finzione, il talento visionario dimostrato agli esordi con The day I lost my shadow premiato con il Leone del Futuro per il miglior debutto al Festival di Venezia 2018. Anche Nezouh prima di arrivare in sala il 12 gennaio, ha avuto il suo passaggio in Laguna lo scorso anno nella sezione Orizzonti Extra. La guerra, le sue ombre "perdute", la sua feroce irrazionalità e il dilemma se restare o fuggire sono nuovamente le protagoniste assolute insieme a quel realismo magico che (come leggerete nella recensione di Nezouh-Il buco nel cielo) è ormai diventata la cifra stilistica dell'autrice.
La guerra tra fiaba e realismo
Era già successo con la sua opera prima che Soudade Kaadan affidasse il racconto della guerra ad un cinema fortemente simbolico, con Nezouh - Il buco nel cielo la regista porta la dimensione magica alle estreme conseguenze e si abbandona completamente alle visioni immaginifiche di una ragazzina di quattordici anni, Zeina. Insieme ai suoi genitori, Mutaz (Samir al-Masri) e Hala (Kinda Alloush), sono una delle poche famiglie che ancora resiste arroccata nella propria casa in uno dei quartieri di Damasco sventrati dalle bombe (siamo probabilmente nei giorni dei feroci combattimenti della battaglia del luglio 2012, prima che la capitale siriana venisse riconquistata definitivamente dalle truppe dell'esercito regolare). Chi ha potuto è andato via lasciandosi dietro i colpi sordi dei cecchini, gli stracci di fortuna puntellati alla buona nel tentativo di coprire gli squarci lasciati dalle granate, la polvere delle macerie che hanno completamente distorto il volto della città: una geografia urbana irriconoscibile e confusa nella quale non è difficile perdersi.
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Mutaz però non ha nessuna intenzione di andarsene, non ci pensa proprio a diventare "un rifugiato in qualche paese straniero", rimarrà lì a proteggere la propria famiglia e non cambierà idea neanche quando una bomba provoca uno squarcio nel tetto dell'appartamento in cui vivono, esponendoli improvvisamente al mondo esterno. E se per Mutaz nulla è cambiato ("Non è la fine del mondo. Abbiamo messo tutti i nostri soldi in questo appartamento. Restiamo qui! La casa non è così gravemente danneggiata. Dio deve amarci davvero per averla salvata. Sono felice"), quel buco rappresenterà invece per Zeina (Hala Zein) una porta magica, il primo passo per assaporare la libertà, il viaggio verso la presa di coscienza e l'età adulta. Soprattutto se dall'altra parte della porta c'è un ragazzo di nome Amer (Nizar Alani), il giovane vicino: sarà lui, tramite una corda calata attraverso l'apertura nel tetto, il primo contatto con l'esterno, un mondo inimmaginabile fino a qualche tempo prima e di infinite possibilità sia per lei che per la madre.
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Una storia di formazione e di emancipazione femminile
Se da un lato a prendere il sopravvento è il realismo magico, dall'altro il racconto di questa famiglia asserragliata tra le mura domestiche, o di quello che ne rimane, mentre fuori infuriano i combattimenti, è anche viaggio di formazione. Il traino è l'adolescente Zeina alle prese con le prime schermaglie amorose, una ragazza che sogna di fare la pescatrice e che fino a quel momento è cresciuta con un padre ossessivo ma fragile nello stesso tempo, saldamente ancorato ai valori religiosi e della tradizione. Quel buco che si è aperto sopra la propria cameretta è il suo spioncino sul mondo, come lo saranno i suoi continui scambi con Amer, aspirante videomaker che registra tutto per far conoscere la verità una volta fuori da lì.
Basta afferrarla quella corda e il cielo diventerà mare, mentre la paura delle bombe si trasformerà nel desiderio di fuga. Nella prima parte del film Kaadan rinchiude i personaggi in un dramma quasi da camera, successivamente li scaraventa per le vie irriconoscibili di Damasco. Ed è qui che da diario intimo e adolescenziale Nezouh - Il buco nel cielo si trasforma in una storia di emancipazione femminile e di affrancamento dai lacci del patriarcato: è in questo momento preciso che Zeina e Hala, per la prima volta sole e senza l'ombra di un uomo alle spalle, si scopriranno donne, dopo aver vissuto una vita di "mogli di" e "figlie di" e le strade per la prima volta avranno un sapore nuovo. Il resto rimane in bilico tra suggestioni da fiaba e neorealismo, mentre i personaggi rischiano di non poter esprimere fino in fondo la propria dimensione e spessore psicologico, quasi come fossero fantasmi, eccezion fatta per la piccola Zeina che vuole solo correre verso il mare e imparare a pescare.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Nezouh – Il buco nel cielo, con la consapevolezza di trovarci davanti a una autrice che sa osare e giocare con linguaggi e registri differenti. La capacità di mantenere in equilibrio il tutto fa il resto: così il buco aperto da una bomba nel soffitto di un appartamento della Damasco sotto assedio, diventa la porta magica verso mondi inimmaginabili, e una semplice storia di formazione si fa racconto di emancipazione femminile. Anche se fuori infuria la guerra.
Perché ci piace
- L’uso del realismo magico per raccontare gli orrori della guerra.
- Lo sguardo femminile che trasforma il film in un racconto di emancipazione e affrancamento dal patriarcato.
- La giovane attrice protagonista che ha dentro la grazia e la naturalezza delle grandi interpreti.
Cosa non va
- I personaggi rischiano di rimanere soffocati dalla potenza visionaria dell’intero film: l’immaginazione e il simbolismo prendono il sopravvento, mentre i protagonisti ne rimangono schiacciati.