Dante Alighieri aveva Beatrice, Petrarca aveva Laura. Noi abbiamo Natalie Portman. Se solo ne fossimo capaci, per raccontare a parole questa meravigliosa attrice, bisognerebbe risfoderare il più aulico romanticismo tipico del dolce stil novo, il suo lirismo aulico, la sua poetica passione per qualcosa di bello, puro e assieme irraggiungibile. È difficile rimanere con i piedi per terra e non farsi travolgere da una lacerante e dolce estasi quando ci si trova davanti al suo volto angelico, sovrastato da uno sguardo stracolmo, impreziosito da un sorriso pieno di candore. Il tutto con una compostezza e un garbo signorile che rendono Natalie Portman una donna dotata di rara femminilità.
Se avete dubbi sull'oggettività di chi scrive (ne avreste tutti i motivi), sappiate che persino un cuore di pietra come Darth Vader, in fanciullezza, fu scalfito dalla celestiale Natalie. In Star Wars ep. I - La minaccia fantasma, un ancora bambino Anakin Skywalker vede per la prima volta Padmè, e le prime parole che gli scivolano via di bocca sono: "Tu sei un angelo?". Forti di questa benedizione jedi, siamo certi che Portman sia capace di mettere quasi tutti d'accordo, la chiave per trovare persino il giusto equilibrio tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza. Non a caso dal suo grembo sono nati Luke Skywalker e la Principessa Leia. Però, per quanto piacevole, soffermarsi soltanto sull'aspetto di questa donna dove Oriente e Occidente convivono alla perfezione, significherebbe fare un torto al suo evidente talento.
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Israeliana di nascita e statunitense d'adozione, la piccola Natalie studia danza e lavora come modella, ma il cinema si innamorerà presto di quella frangetta che assomiglia ad un sipario pronto a schiudersi su un bello spettacolo. Da quel folgorante esordio di nome Leon, Portman ha fatto innamorare asgardiani, cavalieri stellari, re e presidenti, ma il suo più grande merito è altrove, ovvero nell'aver fatto della sua immagine un mezzo e mai un fine per i suoi personaggi. Un corpo martoriato, rinsecchito, violentato, ispezionato in ogni anfratto da cineprese ingorde e registi spesso invadenti, alla disperata ricerca di frustrazioni, desideri ed enigmi femminili. Così la forte, fragile, contradditoria Natalie ha incarnato tante stagioni di ogni donna; dalla fanciullezza turbolenta alla giovinezza segnata dagli amori tormentati e dalle ossessioni più cupe. Sino ad arrivare al meraviglioso ritratto di signora ad opera di Pablo Larrain, che con Jackie ridipinge il personaggio per disegnare la persona nascosta dietro il simbolo; una first lady dolente, alle prese con un lutto improvviso, ispezionata in ogni angolo buio senza per forza trovare la luce. Poliglotta, studente modello, attivista impegnata nel sociale, meravigliosa interprete di cui oggi celebriamo i 5 ruoli indimenticabili. Non sappiamo dove sia il trucco di Natalie Portman. Di certo, sappiamo dove risiede la magia: in ognuno dei 160 centrimetri di cui è composta.
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1. L'innocenza rubata: Léon
Bambina senza il tempo per esserlo davvero. Non più innocente e non ancora colpevole. È questo il limbo balordo in Luc Besson relega la sua Mathilda, 12 enne la cui famiglia viene sterminata da un sicario spietato e solitario. Eppure in questa ragazzina ispessita da un contesto becero non c'è spazio per le lacrime. Esiste peggior dolore di quello che non si riesce a provare? Léon risponde a questa domanda cinica e inesorabile con la cruda spietatezza della vita che va avanti, nonostante tutto, creando tra il killer e la bambina un rapporto inaspettato e peccaminoso. Ed è proprio questo legame a rievocare finalmente qualcosa di puro e innocente come qualsiasi amore platonico. Grazie ad una Natalie Portman istintiva, in bilico tra la rabbia e la dolcezza, Besson cura i suoi personaggi come Jean Reno fa con la sua pianta. Il risultato è un film feroce, potente, conturbante come questa adolescente appena rivelatasi al mondo.
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2. Bella da far male - Closer
C'è chi parla di sesso, e chi fa sesso parlando. È quello che fanno i protagonisti di Closer, invitati ad un gioco di coppie dove amanti, succubi e carnefici si cambiano i ruoli di continuo, cercando l'amore e scoprendone ogni volta nuovi misteri. Tra sensi di colpa, vendette spietate e bugie travestite da verità, Mike Nichols veste Natalie Portman della stessa materia di cui è fatto il desiderio e la guida verso la prima nomination al Premio Oscar. Mutevole e sfuggente, la sua Alice ci appare indifesa negli scatti fotografici in bianco e nero, sensuale e sudecente da lap dancer con parrucca rosa, letale quando rivela la sua beffarda messa in scena. Oltre al cuore spezzato di Jude Law e agli occhi pieni di lussuria di Clive Owen (due uomini agli antipodi, ma entrambi attratti da lei), rimane impressa soprattutto la sequenza al rallenty in cui Portman spicca come un ardente fiammifero in mezzo ad una folla grigiastra, mentre Damien Rice canta a squarciagola l'impossibilità di toglierle gli occhi di dosso. Più da vicino, sempre più vicino. Come dice il titolo.
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3. Covare il malessere: V per Vendetta
Ricordiamo il 5 di novembre, la maschera iconica di Guy Fawkes, le sue frasi perentorie e poi lei, la cui purezza viene ancora una volta calpestata da un mondo alla deriva, opprimente e scurissimo. Dopo aver immaginato il futuro nelle mani delle macchine, le sorelle Wachowski scrivono e producono un'altra distopia inquietante, dando forme alle tavole di Alan Moore e David Llyod. In una Londra piegata da un regime totalitario crudele, Natalie Portman è l'orfana Evey, ragazza che coltiva in segreto il suo odio nei confronti di questo penetrante sistema dispotico. Affiancata da una dialettologa per affinare la sua pronuncia inglese, in V per Vendetta la nostra sembra la cartina di tornasole di un modo imbastardito, un essere bellissimo che stona con quel contesto squallido, una ragazza sulla quale la violenza fisica si fa ancora più evidente e insopportabile. Così, anche un taglio di capelli fa male come un ferita profonda, da vendicare con altrettanta foga.
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4. Balletto col nemico - Il cigno nero
Il cigno nero è un ossimoro, una contraddizione, proprio come la sua protagonista tormentata. Dentro Nina convivono il desiderio di una perfezione candida e una paura oscura. Il risultato è un film grigio, tutto dedicato ad una ballerina che non ha sogni infranti, ma incubi solidissimi, che sembra ballare non per pura passione, ma dando ascolto ad un'ambizione testarda, figlia di una frustrazione materna. Dopo The Wrestler, Darren Aronofsky scende dal ring e sale sul palco, mentre l'esibizione diventa un'ossessione, il guardarsi cede il passo all'essere guardati. Il corpo violentato diventa il terreno del proprio conflitto interiore, spazio di contrasti e pulsioni carnali destinati a deliri di impotenza. Tra brandelli di carne e giochi di specchi deformanti, Portman ci appare elegante eppure straziata, aggraziata ma dotata di una violenza insolita, mentre il suo corpo si deteriora e trasfigura. Tutta questa fatica impregnata di sudore e sangue, reale oltre che cinematografica, le vale l'ambita statuetta come miglior attrice.
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5. La vedova rosa - Jackie
Uno sparo. Una vita finisce e un'altra ha inizio. Di colpo. Il battesimo di sangue della signora Kennedy costringe a scoprire la donna dietro il velo nero del lutto, la persona che scalpita sotto il personaggio pubblico. Chi è Jackie? Cosa sente Jackie? Chi ama Jackie? È mai stata amata Jackie? Con un tocco leggero ma penetrante, Larraìn la fa confessare davanti ai media e davanti allo specchio. Con Dio e con l'Io. Davanti a noi, ma per lei. Emerge così una lenta e inesorabile presa di coscienza, del buono e del male che è stato vissuto. E dei doveri della vita davanti alla morte. Grazie ad una Natalie Portman sontuosa, teneramente goffa e dolorosamente dura, Jackie è una meravigliosa e spietata elaborazione del lutto, dove viene svelata una donna preda di un tumulto silenzioso, tutto interiore. Un film stracolmo di primi piani e riprese strette, quasi ad ammettere il desiderio di infilatri sotto la pelle di questa donna-iceberg, di cui tanto è rimasto sommerso per troppo tempo. La scoperta è inaspettata e amara. Come un confetto rosa ripieno di sangue.