All'inizio della Seconda Guerra Mondiale la Norvegia ha deciso di dichiararsi neutrale. La vicina Svezia forniva l'85% del ferro utilizzato dall'industria bellica tedesca, con il materiale che veniva trasportato in treno oltre il confine e imbarcato a Narvik, in terra norvegese. Per le forze britanniche era fondamentale impedirne il trasporto. L'8 aprile del 1940 la marina inglese sta pattugliando le acque norvegesi, con alleati e nazisti che stanno caricando il ferro sulla navi, e proprio in quelle ore soldati norvegesi vengono mandati a Narvik come guardie neutrali, ignari che proprio la neutralità del loro Paese sia già stata violata.
Come vi raccontiamo nella recensione di Narvik, tra di loro vi è il caporale Gunnar Tofte, marito e padre che finisce per cadere nelle mani nemiche mentre la moglie Ingrid è rimasta in città, trovandosi date le sue capacità di interprete a gestire un difficile ruolo di mediazione tra le due parti in conflitto, non sapendo di chi potersi fidare mentre la cittadina è scossa dai bombardamenti...
Quell'ultimo ponte
Non vi è dubbio che sia un periodo d'oro per le produzioni belliche che hanno scelto come destinazione il catalogo di Netflix. Se soltanto pochi giorni fa sono state ufficializzate le nove candidature agli Oscar, inclusa quella per il miglior film, di Niente di nuovo sul fronte occidentale, nuovo adattamento dell'omonimo romanzo di Erich Maria Remarque, negli ultimi giorni a fare faville è stato Narvik, che ha subito scalato le classifiche dei titoli più visti sulla piattaforma. Narvik è anche il nome della cittadina che durante il secondo conflitto mondiale è stata tragico palcoscenico di una drammatica battaglia tra gli alleati e i nazisti, la più importante combattuta su suolo norvegese nonché considerata quale la prima sconfitta subita dall'esercito del Fuhrer dall'inizio delle ostilità. Una storia che ha conquistato il pubblico nazionale, sbancando i botteghini e diventando l'uscita numero 1 del 2022, proprio per via di una pagina di storia ben consolidata nella memoria collettiva del popolo scandinavo.
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Un'ombra nascosta
Un film sfaccettato che si fa al contempo esile e multiforme in una narrazione che gioca le sue carte su due trame distinte, che si collegano nel prologo e nell'epilogo. Infatti Narvik si concentra alternativamente sulla vicenda di Gunnar, finito prigioniero nelle mani del nemico, e su quella della moglie Ingrid, alle prese con una posizione scomoda che le attira anche critiche di essere una collaborazionista, laddove questa cercava invece di prendersi cura nel migliore dei modi del figlioletto, essendo inoltre all'oscuro delle sorti del compagno. Proprio in questa parziale ambiguità emergono le principali qualità narrative di una sceneggiatura che altrimenti si affida a soluzioni abbastanza classiche nella rappresentazione di eventi realmente accaduti, qui ovviamente romanzati con la creazione di personaggi adatti per coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo, con risvolti melò più o meno calcati a far capolino qua e là.
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Anche l'occhio vuole la sua parte
Pur senza poter competere con blockbuster coevi, Narvik può anche contare su una messa in scena più che discreta, con un paio di situazioni altamente spettacolari e tutta la brutalità della guerra di trincea al centro di uno dei passaggi più tensivi. Bunker sotterranei scossi dalle bombe che cadono in superficie, navi incendiate e ponti da far esplodere prima del passaggio nemico: le dinamiche belliche sono consapevoli nel loro far riferimento a soluzioni "stereotipate" e il sano intrattenimento di genere va di pari passo con lo scavo introspettivo dei protagonisti. Sia chiaro, le quasi due ore di visione non raggiungono mai l'eccellenza e in diverse occasioni si fanno palesi alcune ingenuità di scrittura, ma nel complesso la visione sa intrattenere con una certa efficacia, permettendoci inoltre di scoprire una della pagina della Seconda Guerra Mondiale in gran parte sconosciuta a chi non è un onnivoro appassionato delle cronache belliche del periodo.
Conclusioni
Quando la neutralità della Norvegia viene meno, un giovane soldato finisce nelle mani dell'esercito tedesco mentre la moglie, madre di suo figlio, si trova forzatamente a collaborare con il nemico, in attesa di saperne di più sulle sorti dell'amato e nel tentativo di proteggere il bambino ad ogni costo. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Narvik, ci troviamo di fronte a una produzione bellica di discreta fattura, potente contare su una sceneggiatura piacevolmente ambigua e su una messa in scena decorosa, che ha inoltre il merito di portarci a scoprire una delle battaglie meno raccontate della Seconda Guerra Mondiale.
Perché ci piace
- Vi sono risvolti di sceneggiatura meno scontati del previsto.
- Una messa in scena di discreta fattura.
Cosa non va
- Alcune ingenuità, sia di scrittura che di messa in scena, fanno capolino qua e là.