Continuano gli incontri praghesi con la crew impegnata alla lavorazione di Le cronache di Narnia: Il Principe Caspian. Oggi è di scena Richard Taylor, il creatore e direttore di Weta Workshop, la nota società neozelandese di attrezzerie ed effetti speciali per il cinema che ha in tasca già diversi Oscar ottenuti grazie ai film di Peter Jackson.
Richard, per questo film hai realizzato le miniature. Ci puoi parlare un po' del tuo lavoro?
Richard Taylor: Ci stiamo occupando dei costumi, delle armi, delle armature e delle miniature. Le miniature saranno tantissime. Per Il Signore degli Anelli abbiamo coniato la frase "bigatures", ma queste sono davvero spettacolari. Le miniature che stiamo realizzando per il castello di Miraz, per esempio, sono in scala 24:1, ma il villaggio e gli esterni saranno in scala 100:1. Sono enormi.
Perché è così importante che i costumi e le armi siano così dettagliati?
Ottima domanda... la gente viene a trovarci in laboratorio e ci chiede perché siamo così fanatici, ma il mondo reale è un mondo ricco di dettagli. Dettagli storici e culturali. Basta andare un po' in giro per Praga: è una città satura di dettagli, con una tradizione storica di centinaia, anzi, migliaia d'anni.
Senza la necessaria profondità in termini di dettagli, l'immagine visuale diventa superficiale. Certo, si sta ancora guardando un film, ma se il livello di saturazione e dettagli suggerisce la presenza di una storia che abbraccia tutto il mondo, l'esperienza viene maggiormente definita, spingendosi oltre la pellicola.
Sulla base della tua esperienza con Il Signore degli Anelli e la prima pellicola di Narnia, ritieni che questo film sia ancora più ambizioso?
Sebbene non siano tantissime, le miniature di questo film sono le più grandi e le più complicate che abbia mai dovuto realizzare e in passato abbiamo costruito miniature davvero impegnative. Per questo film le miniature sono impegnative soprattutto dal punto di vista tecnico.
E con le armi ci siamo spinti su livelli senza precedenti. Per i modelli di Miraz abbiamo utilizzato una tecnologia tridimensionale, le abbiamo prodotte in cera e abbiamo usato un particolare processo di stampaggio per riprodurre l'elaboratezza dei particolari. Non avevamo alcuna altra tecnica a disposizione per realizzare la complicatissima filigrana delle armi. Per noi, soddisfare le aspettative di Andrew è stata una sfida meravigliosa.
Sapevamo che avrebbe cercato di spingere l'intero progetto su livelli ancora più spettacolari ed è stato davvero entusiasmante aver contribuito al risultato finale. È stata un'esperienza impegnativa e fantastica allo stesso tempo.
Qualcosa in particolare che ti ha innervosito?
Sì, diverse cose, ma soprattutto il tempo. Sono consapevole che è impossibile stabilire una tabella di marcia precisa e che l'intero processo è una complessa interazione fra attori, scrittura e design.
Ogni singolo aspetto ha bisogno di trovare una certa continuità prima di poter gettare le basi della tua attività. E bisogna rispettare tutto questo, anche se spesso avremmo voluto partire subito, senza snervanti attese. Ma non c'è nulla da fare; bisogna semplicemente assicurarsi che il team sia pronto ad attivarsi quando finalmente i pulsanti sono premuti.
Ci piace pensare di essere in grado ormai di attivarci rapidamente e di portare a termine il nostro progetto velocemente. E in questa occasione siamo riusciti a produrre tantissimo in pochissimo tempo. È stato davvero eccitante... quando si acquista lo slancio necessario in laboratorio e la sensazione di produttività.
Siete stati maggiormente coinvolti in questo film rispetto al primo?
Più o meno lo stesso. Nel primo film abbiamo collaborato di più al design della creatura, ma poiché Howard [Berger] ha realizzato i costumi della creatura per questa pellicola, è stato naturale lasciare che fosse Howard a occuparsi interamente della creatura, dall'inizio. È stato affascinante. Howard è il mio miglior amico e ho collaborato e scritto con lui in tutto il mondo, tenendoci spesso in contatto e aggiornandoci per e-mail. È stato bello vedere come i due progetti si siano sviluppati parallelamente. La maggior parte delle armature dei Telmarini è stata realizzata qui, nella Repubblica Ceca, e hanno fatto un bellissimo lavoro. È stato fantastico.
Vi è un genere in cui ti piacerebbe lavorare in particolare?
Sono stato letteralmente sepolto nel genere medievale e primordiale. Ma attualmente stiamo collaborando a diversi progetti di science fiction. Abbiamo appena finito un importante film dell'orrore e ne stiamo facendo un altro. Abbiamo inoltre finito 30 Days of Night e stiamo lavorando a Daybreak. Se potessi continuare a fare fantasy per il resto della mia vita, sarei contentissimo. Sci-Fi è un medium interessante. Mi piace avere un progetto impegnativo. E adoro la TV dei bambini. È la mia passione, ma si tratta di un'attività che stiamo perseguendo privatamente.
Pensi mai di ritrovarti un giorno dietro la cinepresa? La tua prospettiva non mi sembra male.
Vuoi dire fare il regista? Mi sono state offerte alcune opportunità, una particolarmente importante, ma davvero non mi interessa. Con questo non voglio sminuire quell'opportunità - sono stato molto onorato dell'offerta - ma a me interessa il lavoro pratico, nel laboratorio. Adoro realizzare le cose che mi affascinano. Sono 21 anni che faccio lo stesso mestiere e il mio interesse non si è mai affievolito. Prendere una pausa di sei mesi dalla mia attività manuale per andare a girare un film non è una cosa che mi attira.
Cosa ne pensi del mix fra tecniche di lavoro tradizionali e digitali?
L'aspetto più incredibile per un regista come Andrew Adamson, Peter Jackson o James Cameron è che la 'cassetta degli attrezzi', il repertorio degli strumenti oggi a disposizione complementano alla perfezione la visione. Mi piace pensare che non vi sia nulla oggi che la mente umana non possa congetturare, che non possa essere realizzata sullo schermo per un pubblico sofisticato. Un bambino di sette anni è uno spettatore sofisticato al giorno d'oggi. L'interazione complessa fra le tecniche pratiche tradizionali, che esistono da centinaia d'anni, non è stata superata ma arricchita dalla tecnologia digitale, in una visione quasi evocativa, da incantesimo. È un medium incredibile. E nessuno è più bravo di Andrew in questo. Abbiamo appena guardato 15 minuti di riprese montate, da cui traspare subito questa interazione fra azione dal vivo, effetti digitali, miniature, praticità e tradizione... Ogni attrezzo della cassetta viene utilizzato per creare questo mondo. È semplicemente fantastico.
Che tipo di materiale hai utilizzato per costruire le miniature del castello?
Il castello è una struttura così geometrica... è interessante quando realizzi una miniatura perché, se osserviamo il mondo dell'architettura, anche nel periodo medievale, la sua validità sembra risiedere interamente nella sua forma assolutamente pura. Se si perde questo nesso, non può sopravvivere. Il castello è quindi strutturalmente incredibilmente solido.
Quando si riducono le dimensioni, soprattutto in scala 24:1, se si sposta la struttura anche di un millimetro, ne si modifica l'aspetto, in peggio. I blocchi della torre del castello sono stati ricavati da enormi pezzi di polistirolo, alcuni alti anche 5 metri e larghi 2 metri. E abbiamo inventato una macchina: abbiamo preso un cilindro di alluminio e con una fresatrice tridimensionale abbiamo intagliato il disegno di un mattone in scala 24:1, esattamente uguale a quello in scala 1:1, intorno al cilindro e quindi abbiamo costruito una pressa litografica, con la quale abbiamo prodotto fogli di uretano di 25 mm. Il risultato? Fogli di mattonatura esattamente in scala 24:1.
Dopo l'applicazione della tappezzatura, siamo passati ai dettagli più complessi. Abbiamo largamente utilizzato la stampa tridimensionale, vale a dire la tecnica con la quale si alimentano dati digitali in una macchina, la quale stampa plastica tridimensionale. Tutti gli intagli incredibilmente complessi sono stati modellati e stampati tridimensionalmente. Abbiamo inoltre usato la tecnologia della fresatura tridimensionale per 'ritagliare' le linee più grezze.
Siamo fortunati che registri come Andrew credano ancora nella tradizione del modellismo, perché molti dei registri moderni si stanno avvicinando alla tecnologia digitale come unica risorsa. Ma noi non vediamo perché, dopo centinaia d'anni di storia, che ci hanno consentito di arrivare dove siamo arrivati, non dovremmo continuare a rendere omaggio a queste tecniche. Grazie a Dio, Andrew ha deciso di insistere sulle miniature. Ora come ora, ci consideriamo estremamente fortunati.
Ci puoi raccontare qualcosa dei motivi utilizzati per le armi di Miraz?
Come per il primo film, è interessante perché il mondo di C.S. Lewis si spinge ben al di là della tradizionale letteratura. Lewis ha attinto parecchio alla mitologia, quella greca in particolare, e ha continuato a farlo anche con Il Principe Caspian. Quindi, quello che abbiamo cercato di fare, è ricondurre i motivi visivi delle armature e delle armi a certe immagini mitologiche. Abbiamo sperimentato, in particolare, con l'edera rampicante.
È uno stato senza re, governato da un funzionario che si è impadronito del potere. Abbiamo quindi cercato di creare un'analogia visiva del modo in cui i suoi tentacoli si sono infiltrati a tutti i livelli del governo e della politica nella società dei Telmarini. E la sua armatura simboleggia proprio questo, come un'edera che si insinua tra le piante, strangolandole. Abbiamo cercato di replicare così questa sensazione di soffocamento. Il funzionario è anche una persona estremamente arrogante e pomposa. E sebbene i suoi eserciti siano regali e risplendenti nelle proprie armature, il funzionario ha assunto, tramite la propria armatura, una qualità palesemente decorativa, che gli conferisce la necessaria importanza.
Senza l'armatura, è una persona fragile, ma quando l'indossa è in grado di richiamare questa enorme personalità, creando l'idea di Andrew che tutti i suoi comandanti possono assumere sembianze senza volto indossando queste maschere. Esattamente l'opposto dei Narniani, animali ormai quasi inselvatichiti ed emotivi, mentre gli essere umani frenano le proprie emozioni e si nascondono dietro queste maschere. Spero che raggiunga il suo scopo evocando un mondo di intensi contrasti. Sono infatti trascorsi 1200-1300 anni dall'ultima nostra visita a Narnia e desideriamo comunicare questa sensazione di un mondo completamente in subbuglio.
Quale creazione ti sta particolarmente a cuore in questo film?
Sì, è strano quando realizzi i vari oggetti perché tendi ad innamorartene. Il mio oggetto preferito è il brocchiere di Miraz, il suo piccolo scudo circolare. Ne ho realizzato uno anche per me e attualmente si trova nel mio ufficio. Credo che sia una delle cose più belle mai realizzate dal nostro team. Sono molto orgoglioso del design. È stato creato da un ragazzo d'incredibile talento che si è unito a noi alla fine de Il Leone, la Strega e l'Armadio. Ci siamo divertiti a realizzare tutti gli elementi di Miraz, ma il brocchiere è così ben bilanciato, è un'arma particolarmente bella.
Abbiamo dovuto sviluppare tante tecniche, per esempio per le piastre di protezione dei cavalli. Sembrano abbastanza semplici, ma Andrew voleva che quella anteriore fosse dotata di una punta aguzza. Per questo era necessaria una piastra solida, che non traballasse o si piegasse, per non dare l'impressione che non fosse di acciaio. Ovviamente non volevamo poi che la punta si incastrasse nelle piastre di un altro cavallo e per questa ragione abbiamo usato una tecnica di miscelazione di diverse densità di uretano da iniettare con una pistola per lo stampaggio a iniezione a bassa pressione. In questo modo siamo riusciti a realizzare una punta soffice su una piastra dura. È stato divertente escogitare queste soluzioni tecnico-chimiche per un film di fantasy medievale.
Parteciperete al prossimo film della serie?
Spero di sì. Vorremmo rimanere in questo mondo per il resto della nostra vita, se possibile.
Grazie a Way to Blue