Una città incantevole, unica al mondo, elegante e sfrontata, una donna solitaria, una proposta irresistibile: così ha inizio il nostro viaggio nei segreti di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) in Napoli velata, il nuovo film di Ferzan Ozpetek in uscita giovedì 28 dicembre. Un anno intenso quello che sta per concludersi per il cineasta turco-italiano, che ha portato nelle sale a marzo Rosso Istanbul, ambientato nella sua terra d'origine, e ora torna a raccontarsi al pubblico italiano con un omaggio a Napoli, città in cui il regista de Le fate ignoranti ha trascorso un periodo di tempo quando ha curato la regia de La Traviata al teatro San Carlo.
"No, non si sarebbe potuta svolgere altrove questa vicenda, è legata visceralmente al carattere della città", afferma convinto il regista, che ha guidato la sua protagonista Giovanna Mezzogiorno e il resto del nutrito e prestigioso cast alla ricerca degli scorci più abbacinanti e del cuore più esoterico della della città partenopea. E a proposito di nutrito cast, in conferenza stampa manca praticamente solo Isabella Ferrari: con Ozpetek e Mezzogiorno ci sono Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Maria Pia Calzone, Peppe Barra, Lina Sastri, Luisa Ranieri e Biagio Forestieri, oltre al produttore e co-sceneggiatore Gianni Romoli.
Hitchcock sotto il Vesuvio
Napoli velata è un film ricco delle atmosfere tipiche del noir, ma la prima sequenza è hichcockiana.
Ferzan Ozpetek: Inizialmente volevo aprire il film nel momento in cui appaiono in scena i personaggi, ma poi mi sono reso conto dell'importanza delle scale a Napoli, e della bellezza delle scale questi palazzi eleganti. Ho deciso di iniziare a raccontare la storia attraverso le scale e così è nata quella ripresa avvolgente, e poi quella dell'occhio che richiama la coscienza e l'utero.
Come è nata la sua fascinazione per Napoli, e il titolo cosa l'ha ispirato?
Ho trascorso un lungo periodo a Napoli sei anni fa, lavorando alla Traviata al San Carlo, e l'ho esplorata molto, frequentando anche la sua gente, che è parte integrante della città. L'idea del "velo" ha avuto origine dalla mia prima esperienza della figliata, questa rappresentazione in cui è l'uomo a partorire, e in cui viene posto un velo tra gli attori e il pubblico; e poi mi ha affascinato il Cristo velato della Cappella Sansevero, scultura in cui la presenza del velo rivela i tratti anziché nasconderli.
La scena "bollente"
Giovanna Mezzogiorno, cosa ci racconta di questo ritorno al fianco di Ferzan Ozpetek quindici anni dopo La finestra di fronte?
Giovanna Mezzogiorno: Per me tornare a essere protagonista di un di un film di Ferzan dopo tanti anni è un onore enorme. Abbiamo iniziato a parlarne un paio di anni fa, quando lui mi disse che aveva una storia in mente e aveva bisogno di un volto che la incarnasse, e mi mandò alcune pagine da leggere. Quello di Adriana è un ruolo complesso che tocca moltissimi aspetti della femminilità, la sessualità ma anche la solitudine e il disagio mentale. E poi lei è una professionista, una donna borghese, quindi la storia ci ha dato modo di esplorare interni napoletani che non si vedono spesso, salotti e scalinate dall'atmosfera molto strana, carichi di storia, mistero e sfarzo. Adriana passa in questi luoghi attraverso il suo tunnel mentale parallelo alla realtà.
Come si è trovata a girare quella scena di passione acccesissima ed esplicita con Alessandro Borghi?
Mi piace molto il fatto che quella scena potrebbe rappresentare una cosa normalissima che avviene tra due persone che passano una notte insieme, da cui forse nascerà una relazione, forse no. Qui la cosa prende una piega completamente inaspettata ovviamente. Nell'affrontarla sentivo una certa pressione perché sapevo quanto era importante per Ferzan, per il film, ma anche per i personaggi. Con Alessandro, con cui non avevo mai avuto occasione di lavorare prima, si è creata subito un'ottima intesa professionale, ed è sorprendente come non ci sia stato nessun imbarazzo, visto che dopotutto eravamo a letto insieme! Non è stato difficile girare quella scena, è andato subito tutto liscio e sul set c'era una bella atmosfera. Ci siamo resi conto subito di aver girato qualcosa di un po' speciale.
E la versione di Alessandro?
Alessandro Borghi: Io intanto voglio ringraziare Ferzan per avermi voluto in questo film, per avermi dato l'opportunità di fare qualcosa di davvero diverso rispetto ai ruoli che ho interpretato fino ad ora. In più mi sembrava un progetto ambizioso, tra il noir e il thriller... mi sembra che fosse un bel po' che non si faceva un film del genere in Italia. Le riprese sono state un'espereinza bellissima, con un'atmosfera di grande leggerezza e professionalità. Sul set sentivo che Ferzan aveva le idee chiare su quello che stava realizzando e mi sono completamente affidato a lui. Devo dire che vedendo il film sono davvero felice del risultato. Quello con Giovanna è stato forse l'incontro più bello, e, per quanto riguarda la scena d'amore, ho cercato di essere rispettoso delle scelte di Giovanna.
Orgoglio napoletano
Gli altri interpreti cosa ci raccontano di questa esperienza con Ozpetek?
Maria Pia Calzone: Anche io voglio ringraziare Ferzan per questa esperienza, lui è una persona davvero molto accogliente. Il mio personaggio i misteri li indaga per lavoro, è un ispettore, ma è anche una donna che lavora duro per sbarcare il lunario e magari a casa ha figli adolescenti e situazioni difficili, e si trova a confrontare questa donne borghesi nei loro salotti sfarzosi... ma il suo compito è la verità.
Lina Sastri: Come gli altri anche io devo dire di essere stata molto felice di lavorare con Ferzan, sorprattutto ho apprezzato come mi ha spinto a mettermi in discussione, mi ha praticamente dato un'altra faccia: nemmeno mio fratello mi riconosceva! E poi Ferzan guardava a Napoli come a una domanda con poche risposte.
Luisa Ranieri: Il mio personaggio è forse quello più leggero del gruppo, è l'amica allegra di Adriana, ma è anche un po' la sua coscienza, almeno nella scena in cui facciamo quella passeggiata nella fabbrica tessile. Da napoletana sono stata sorpresa e orgogliosa dallo sguardo di Ferzan, che ci ha fatto scoprire anche una Napoli insolita.
Anna Bonaiuto: Sì, anche io ho apprezzato questo atteggiamento di Ferzan, che ci ha fatto vedere la città con lo sguardo di un mediterraneo che indaga le stranezze e i simboli pagani di Napoli con audacia e meraviglia.
Peppe Barra: Devo confessare che abbiamo visitato anche posti incredibili che non conoscevo, come la Farmacia storica degli Incurabili. Questo sguardo di Ferzan non era da straniero, perché era uno sguardo d'amore e uno sguardo d'amore non è mai straniero; è bello vedere Napoli amata in un periodo in cui è un po' bistrattata.