Notoriamente burbero e riservato, quando è stata annunciata la sua presenza alla 12esima Festa del Cinema di Roma in qualità di protagonista di un Incontro ravvicinato, la formula di lezioni di cinema del festival romano in cui attori e registi commentano clip di film che amano e che hanno realizzato, sembrava difficile immaginarsi Nanni Moretti confinato in un format che vede spesso gigioneggiare l'intervistatore a discapito dell'intervistato (Xavier Dolan ne sa qualcosa).
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Dopo aver lasciato la propria presentazione a una clip di bloopers del set di Mia madre, suo ultimo film, uscito nel 2015, il regista ha messo subito in chiaro le cose: niente domande di Antonio Monda, direttore della Festa, poche clip di film e sincerità totale attraverso la condivisione dei suoi videodiari privati, realizzati decenni prima che i videoblog o le storie di Instagram diventassero una pratica quotidiana.
Con grande generosità e ironia, Moretti ha raccontato se stesso attraverso le sue varie maschere: cominciando da quella di spettatore, "Ho cominciato tardi a essere uno spettatore, a 15 anni: andavo al Nuovo Olimpia e al Fiamma, ho visto i grandi classici e il cinema d'autore anni '50, '60, italiano, francese, polacco, Polanski, Skolimowski... a 15 anni mettevo insieme il cinema dei fratelli Traviani e quello di Carmelo Bene: gli opposti. Poi andavo a pallannuoto" ha detto in apertura, per poi ripercorrere la sua vita attraverso il proprio ruolo di attore, produttore, giurato, esercente e infine regista.
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In conclusione di uno degli incontri più divertenti e originali che la Festa di Roma abbia mai visto (irresistibili gli aneddoti sulle sedute delle giurie ai festival internazionali), folle perché completamente autogestito e anarchico, ma allo stesso tempo studiatissimo nei minimi dettagli, uno Zibaldone live diventato presto un one man show, Moretti ha presentato un corto, Autobiografia dell'uomo mascherato, in cui ha gettato la maschera finale per mostrare l'uomo dietro alle varie figure artistiche e professionali: ripreso mentre gira per le strade di Roma indossando una maschera termoplastica per radioterapia, il regista ha detto: "Sono convinto che si possa filmare quasi tutto e allora ho deciso di filmare la mia radioterapia".
Quella che sembrava una trovata geniale per raccontare la propria carriera, è diventata una confessione commovente, un atto liberatorio, come già accaduto con Caro Diario e Mia Madre, in cui il regista elabora la malattia e la morte della madre. Alzando le braccia al cielo, Moretti ha condiviso il proprio peso con il pubblico, forse alleggerendosi un po' e contemporaneamente caricandosi di energia positiva, di cui ha bisogno più che mai in questo momento. Ripercorriamo dunque le varie facce di Moretti, permettendoci di dedicargli un sentito: forza Nanni!
Moretti spettatore e attore
Del Moretti spettatore abbiamo già accennato: influenzato soprattutto dal cinema degli anni '60 "che aveva in comune con la Nouvelle Vague il rifiuto del vecchio cinema: cercava un nuovo cinema e una nuova società", ha ammesso di aver fatto parte, in gioventù, del "team Fellini" contro il "team Antonioni". Le origini del Moretti attore risalgono invece alla fine del liceo, quando, dopo la maturità, a un amico che gli chiedeva a quale facoltà si sarebbe iscritto rispondeva: "Arrossendo dissi che non avrei fatto l'università e arrossendo ancora di più dissi che volevo fare del cinema. Lui mi chiese se da attore e regista e io arrossendo ancora dissi tutti e due. Proponevo ai registi di fare l'assistente volontario, volevo stare in un angolo a osservare e imparare: lo chiesi a Del Monte, ai Taviani e sondavo se per caso c'era una piccola parte. Per Il Portaborse sicuramente ci sarebbero stati attori più bravi e professionali, ma a Daniele Luchetti venne in mente di spiazzare il pubblico e mi propose di interpretare questo ruolo".
Sul suo metodo di recitazione ha detto: "Non tappezzo la mia stanza di foto per immedesimarmi: mi immedesimo nell'idea del regista, cerco di capire cosa vuole raccontare attraverso il personaggio. Non mi piacciono quelle performance in cui l'attore si immedesima talmente tanto con il personaggio da sparire completamente". Infine un rimpianto: Kieślowski lo voleva in La doppia vita di Veronica: "Non stavo bene, pensavo di avere la depressione, invece avevo un tumore, e non l'ho fatto. Mi è dispiaciuto molto perché penso sia un grande".
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Il produttore
Il lavoro di produttore di Moretti festeggia proprio quest'anno 30 anni, come ha ricordato in prima persona: "30 anni fa esatti usciva il primo film che ho prodotto con Angelo Barbagallo, Notte italiana di Carlo Mazzacurati, seguito da Domani accadrà di Daniele Luchetti. Sapevo fin dall'inizio che non mi sarei comportato come Francis Ford Coppola con Wim Wenders per Hammett - Hammett: Indagine a Chinatown: a volte i registi diventano produttori per avere un rapporto sadico con i colleghi meno potenti di loro, altre volte per produrre dei sottogeneri della loro filmografia, oppure scelgono apposta dei film mediocri per dire io c'ho provato ma non c'è un ricambio per noi altri. Io ho cominciato a farlo per lavorare con delle persone con cui stavo bene e poi per restituire un po' della fortuna che avevo avuto. Avevo vinto un premio a Berlino per La messa è finita. Non mi piace produrre film "alla Moretti"".
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Il giurato: la leggendaria riunione di Cannes '97
Arriviamo dunque al segmento più divertente della serata: attraverso i video diari delle riunioni delle giurie durante i festival internazionali, Moretti ha svelato un mondo che in genere rimane confinato nelle mura dei lussuosi hotel dove discutono i giurati. Geniale il racconto dei pranzi, che "fanno parte del lavoro dei giurati", bevute comprese, soprattutto quelle di persone come Skolimoski ("gran bevitore, mi chiesero di contenerlo perché ordinava sempre i vini più cari"), commovente il ricordo di Abbas Kiarostami, "regista e persona che mi manca molto", e infine la cronaca minuto per minuto della seduta per decidere la Palma D'Oro al Festival di Cannes del 1997.
Presidente di giuria l'inglese Mike Leigh, deciso ad assegnare il premio a L'anguilla di Imamura Shohei: Moretti ha raccontato come, piano piano, da uno contro nove, sia riuscito a far assegnare il premio, ex aequo, a Il sapore della ciliegia di Kiarostami. Tra Tim Burton, con i suoi calzini a righe, che imitava 007, Paul Auster descritto come "l'uomo che adorava sé stesso" e Gong Li che guardava "schifata" tutti dalla finestra, il regista ha fornito una grande prova di spettacolo.
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L'esercente
Grazie a questa lezione abbiamo inoltre scoperto che, tra le varie fissazioni di Moretti, figura il curare in modo maniacale le proiezioni dei film al cinema Nuovo Sacher: dal controllo dei tramezzini, di cui supervisiona anche i gusti, alle indicazioni sul parcheggio per il pubblico, fino alla disposizione dei libri in esposizione e alle indicazioni su come presentare i film ("non possiamo dire solo: 'è un film iraniano' per Kiarostami. Più entusiasmo!"). Abituali le chiamate al cinema per sapere il numero di spettatori di ogni proiezione. Tra i ricordi più belli la proiezione di Heimat 2 - Cronaca di una giovinezza, ciclo di 13 film diretti da Edgar Reitz, nel '92: "C'erano gruppi di amici che si vedevano per seguire le ripetizioni dei vari capitoli. Carlo Mazzacurati aveva calcolato che poteva allontanarsi da Roma solo per 13 giorni alla volta, come intervallo tra un episodio e l'altro" e quello della prima di Close up. Infine una riflessione amara: "Il pubblico non è sempre innocente: ci sono film di valore che però rifiuta. Ci sono sempre delle scuse per non andare al cinema".
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Il regista Nanni Moretti
Tra commenti su colleghi illustri, come Martin Scorsese, che "sa tutto di tutti, dei film che abbiamo girato e che dobbiamo ancora girare", e l'inquietante incontro con David Lynch nel 2001, nel foyer del Gran Theatre Lumière al Festival di Cannes, dove stava per vincere la Palma D'Oro per La stanza del figlio, che avrebbe detto: "Nanni, un giorno ti ammazzerò" ("se una cosa così te la dicono i fratelli Coen la prendi a ridere, se te la dice uno come Lynch un po' ti preoccupi"), Nanni ha dato la migliore definizione di Moretti regista attraverso l'ironia. Dopo aver mostrato una scena in cui sta addosso a Margherita Buy in modo quasi ossessivo, Moretti ha commentato: "Io con uno così matto non ci lavoro più! È per questo che negli ultimi anni ho scelto altri protagonisti, come Silvio Orlando e Michel Piccoli".