My Sunshine, la recensione: l’amore per lo sport in un mondo di pregiudizi

La nostra recensione di My Sunshine (Boku No Ohisama), secondo lungometraggio di Hiroshi Okuyama presentato a Cannes 77 nella sezione Uncertain Regard.

I protagonisti, in un momento del film

È stato presentato nella sezione Uncertain Regard un film delicato, non perfetto, ma comunque gradevole. Stiamo parlando di My Sunshine (Boku No Ohisama), una storia comune che racconta persone comuni con uno sguardo mai invasivo, estremamente discreto. Il regista, Hiroshi Okuyama, anche autore della sceneggiatura è di sicuro un nome interessante che piano piano si sta facendo spazio nel panorama del cinema giapponese: questo è infatti il suo secondo lungometraggio, ma alle spalle ha anche una collaborazione importante, sia alla scrittura che alla regia, con Hirokazu Kore-Eda regista nipponico pluripremiato, anche lui a Cannes 77 come giurato del concorso principale.

My Sunshine 1 Kutags5
Hiroshi Okuyama sul set del film durante le riprese

My Sunshine trova, invece, collocazione nella sezione parallela che più di altre ha dimostrato di poter consacrare registi e autori anche molto giovani ma di valore (Okuyama ha solo 27 anni!). Andiamo quindi a scrivere la recensione del film, analizzando pregi e difetti di questa pellicola, capace di mostrare una parte di Sol Levante forse da noi poco conosciuta ma decisamente suggestiva, e lontana dal rumore delle grandi metropoli.

Una trama che racconta la forza dello sport

La storia è infatti ambientata in un'isola a nord del Giappone, un luogo dove il tempo scorre lentamente e la vita degli abitanti, così come le loro attività, è scandita dal susseguirsi delle stagioni. Qui vive Takuya, un ragazzino piuttosto timido ma vivace che, come tutti i suoi coetanei, passa da uno sport all'altro e, con il giungere della prima neve che sancisce l'incedere dell'inverno, ecco che arriva il momento per l'hockey.

My Sunshine 1
Il giovane protagonista

Il giovane, al contrario dei suoi compagni, non ha molto interesse per questo sport e, svogliato, partecipa alle partite e agli allenamenti quotidiani. Un giorno, però, rimane affascinato da Sakura, una ragazzina che si allena nel pattinaggio artistico. I movimenti leggeri, le giravolte e le coreografie lo conquistano e così, mentre prova a replicare quelle mosse, fa la conoscenza dell'allenatore della pattinatrice, il Coach Arakawa che, toccato dalla passione che Takuya mette nel pattinaggio, decide di allenarlo per farlo gareggiare in coppia con Sakura.

Caught by the Tides, la recensione: quando il passato torna per davvero

Comunicare attraverso lo sport

My Sunshine 4
Un momento del film

La sinossi che abbiamo appena scritto racconta solo la sezione iniziale di un film che idealmente può essere diviso in due parti. La prima, che introduce i luoghi e i personaggi, mostra come uno sport possa favorire la creazione di legami tra persone anche diversissime tra loro. In questo è fondamentale la figura di Arakawa, un ex pattinatore professionista che dopo essersi ritirato va ad allenare nel piccolo centro abitato e che attraverso l'insegnamento e la passione verso questa disciplina torna a dare alla sua vita una spinta emotiva e vocazionale. Nella seconda parte, invece, il film da più risalto alla componente emotiva e al sentire dei personaggi, svelando quanto anche in una cittadina pacifica e tranquilla possa annidarsi il seme della diffidenza e del pregiudizio, elementi in grado di distruggere ciò che di buono e genuino c'è nell'esistenza.

Nel raccontare tutto questo Okuyama sceglie di non andare troppo a fondo, approcciando alle vite dei protagonisti in punta di piedi: racconta i fatti dal punto di vista dello spettatore lasciando a lui l'interpretazione dei comportamenti e delle espressioni dei personaggi. Nell'optare per questo approccio poco invasivo però, lascia la storia la se stessa: avremmo preferito conoscere di più del passato e delle vicende di Arakawa per partecipare ed empatizzare con il suo sentire, i suoi timori e disillusioni.

Una storia di poche parole

My Sunshine 1
I protagonisti in un toccante momento del lungometraggio

Dal punto di vista visivo, invece sono state operate delle scelte piuttosto interessanti. Nel portare su schermo un'opera sospesa nel tempo e che racconta quindi una sorta di immobilismo, il regista giapponese utilizza il formato 4:3, accompagnato da una fotografia fatta di colori tenui e da una regia dove i campi lunghi lasciano spazio ai movimenti dei personaggi e ad una recitazione nella quale piccoli gesti e posture incerte, spesso, prendono il posto delle parole. My Sunshine è quindi una pellicola che esprime il potenziale di Hiroshi Okuyama, un regista ancora acerbo che però siamo sicuri toneremo a vedere nei prossimi festival di cinema.

Conclusioni

Possiamo condensare questa recensione di My Sunshine affermando fin da subito che il secondo lungometraggio di Hiroshi Okuyama è un’opera delicata che racconta lo sport e il pregiudizio senza troppi clamori, preferendo entrare nelle vite dei protagonisti in punta di piedi e con discrezione. Forse eccessiva discrezione visto che purtroppo le tematiche trattate rimangono un po’ troppo in superficie. Bella la fotografia e l’immobilismo della piccola realtà narrata, raccontato anche attraverso il formato visivo in quattro terzi.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La fotografia fatta di colori tenui e campi lunghi.
  • La storia, delicata e toccante.
  • La narrazione ponderata e discreta…

Cosa non va

  • … che però non permette alle tematiche trattate di essere sufficientemente approfondite.