My Name is Loh Kiwan, la recensione: su Netflix un intenso immigrant drama sud coreano

La recensione di My Name is Loh Kiwan: è un racconto profondo e toccante il romantic-drama diretto da Kim Hee-jin con protagonista Song Joon-ki, che adatta l'omonimo romanzo di Cho Hae-jin. In streaming su Netflix.

My Name is Loh Kiwan, la recensione: su Netflix un intenso immigrant drama sud coreano

Continua l'exploit del cinema e della serialità sud coreana targata Netflix, questa volta con un drammatico ma alquanto avvincente racconto incentrato sul tema dell'identità e dell'immigrazione, di umani e di apolidi. Il film si intitola My Name is Loh Kiwan ed è l'omonimo adattamento del romanzo del 2011 firmato da Cho Hae-jin, che in patria si è rivelato un incredibile successo editoriale, accolto calorosamente da critica e pubblico e considerato un classico della nuova narrativa coreana. Lascia soprattutto sgomenti l'attualità e la conseguente evoluzione degli argomenti trattati in un libro pubblicato 13 anni fa, che è poi un ottimo strumento di misura dalla validità e della qualità narrativa della storia di cui è protagonista Song Joon-ki (già visto su Netflix in Space Sweepers) nei panni del personaggio titolare dell'opera.

Immigrant song

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My Name is Loh Kiwan: un momento del film

My Name is Loh Kiwan diretto da Kim Hae-jin colpisce in particolare per il modo crudo e diretto ma al contempo toccante e umanamente avvincente, con cui racconta la storia di Loh Kiwan e di sua madre. I due sono sono immigrati clandestini in Cina dopo aver disertato la Corea del Nord. La loro vita è una lotta costante per la libertà e la sopravvivenza, costretti a nascondere la loro identità alle autorità cinesi per non essere arrestati e deportati nel paese natale. La madre comincia a lavorare in un ristorante che fa poche domande a salario minimo, mentre Loh si mette nei guai con la legge, che infatti è sulle sue tracce. Le cose peggiorano quando la madre, per scappare dalla polizia insieme al figlio, viene investita da un furgone, spendendo il suo ultimo desiderio per Loh: quello di vivere un vita dignitosa e fuggire il più lontano possibili da lì. Distrutto dal dolore ma intenzionato a rispettare il desiderio della madre, Loh riesce a ottenere un biglietto per Bruxelles, scegliendo di partire senza nemmeno conoscere l'inglese.

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My Name is Loh Kiwan: un'immginedel film

La storia del protagonista è uno specchio in cui si riflettono quelle di tante persone richiedenti asilo in tutto il mondo. Un racconto che attraverso delle sventure verghiane mostra la volontà di vita di donne e uomini comuni stretti dalla morsa della soppressione dei diritti civili, per questo pronti a vivere un'esistenza di second'ordine in terre straniere e spesso inospitali pur di scappare dalla paura e dalla repressione. E affrontano quotidianamente e a testa alta razzismo, emarginazione, odio e bigottismo, feriti nell'anima in quanto esseri umani e cittadini del mondo, senza alcuna garanzia d'inclusione. Una scrittura che mette a fuoco le enormi criticità che ancora oggi affliggono alcune realtà politiche e sociali dell'Asia e dell'Europa, da cui traspare un'afflato emotivo intimista e commovente, che attraversa lo spirito del rifugiato tipo per un'analisi coscienziosa e civile delle disparità e della fortuna. Una storia lunga (il film dura 2 ore e 13 minuti), complessa e compassata esattamente come la vita di Loh Kiwan, che a volte - e solo a volte - potrebbe far desistere lo spettatore dal proseguire in un'unica soluzione ma che è al contempo essenziale al ritmo e all'essenza del racconto.

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Una visione action-romantica

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My Name is Loh Kiwan: una scena del film

All'interno del tessuto narrativo di My Name is Loh Kiwan trovano comunque grande spazio anche l'azione (più intesa come movimento e situazionistica) e l'amore, che nel merito è quello del protagonista per la dolce Mari (Choi Sung-eun), giovane coreana con un sordido passato che ha già ricevuto cittadinanza belga. Caratterialmente opposti, i due iniziano ad innamorarsi dando origine a un cambio di passato del film e all'evoluzione del dramma verso lidi più romantici. In linea di massima, la recitazione degli attori e specie quella di Song Joong-ki è all'altezza dei temi tratti, credibile e molto sentita. È forse Mari a creare poca empatia così com'è concepita, soprattutto in termini sociali rispetto a Loh, generando più di stacco che interesse nello spettatore e affliggendo fisiologicamente il trasporto stesso per per la love story, che resta meno toccante dell'esistenza stessa di Kiwan. Tra gli interpreti c'è però tanta chimica su schermo, il che dona un certo realismo sentimentale al racconto.

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My Name is Loh Kiwan: una scena del film

In termini prettamente cinematografici, la ricerca di neon, luci artificiali e urbane e di una lettura oscura della scena diviene quasi un tratto distintivo e diegetico del lungometraggio, che può contare su di una regia attenta all'intimità dei protagonisti e votata alla loro valorizzazione espressiva, per questo ricca di primi piani. Non aspettativi virtuosismi di sorta, inquadrature pregevoli o una firma riconoscibile: Kim Hae-jin fagocita la forma con la sostanza, creando una cornice funzionale alla storia. In un primo momento, quindi, il film sembra trattare solo ed esclusivamente tematiche politiche, e in seconda parte si vota quasi totalmente al romanticismo, sbilanciandosi e cambiando assetto anche in chiave registica. È nell'unione e consequenzialità della testa e della coda della narrazione che My Name is Loh Kiwan trova però solidità, perché prova a rintracciare una piccola e flebile luce di speranza anche nelle tenebre più buie dell'esistenza.

Conclusioni

Toccante e drammatico, politico e romantico, compassato ma sempre in movimento, My Name is Loh Kiwan di Kim Hae-jin è un lungometraggio che vive di tanta sostanza e di ottime interpretazioni, seppure sbilanciato narrativamente tra la prima e la seconda parte e con una cinematografia mai aperta al virtuosismo e poco incline a valorizzare più l'immagine degli attori e della storia. Racconta con tatto e sofferenza una storia d'emarginazione e di speranza attraverso l'amore, rivelandosi discretamente riuscito.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • L'interpretazione di Song Joong-ki.
  • La prima parte del film, tematicamente importante, umanamente struggente.
  • La volontà di dare risalto alla sostanza del racconto...

Cosa non va

  • ... Anche se va un po' a discapito della forma.
  • La regia è buona ma priva d'inventiva o classe.
  • Il cambio d'impostazione tra primo e secondo atto.