Nazli è nata e cresciuta in un piccolo villaggio della Turchia insieme ai suoi genitori: la madre Ayse, molto apprensiva nei suoi confronti, e il padre, che sperpera soldi nelle scommesse. Ormai ragazza sogna di fuggire lontano da quel mondo che non sente più suo e l'occasione giusta sembra arrivarle quando ottiene un posto da insegnante a Istanbul, quella grande e cosmopolita città che potrebbe finalmente farle spiccare il grande salto.
Ma in My Mother la protagonista continua, anche a distanza, a mantenere un rapporto assai stretto con quella madre, che per quanto spesso la faccia vergognare per la sua insistenza e per il fatto di trattarla ancora come fosse un bambina, la ama profondamente, al punto da sacrificare se stessa per il bene della figlia. Quando Nazli si innamora di un ragazzo di buona famiglia le cose sembrano mettersi per il meglio, ma...
My Mother: insieme contro tutti
Quando c'è un ma - come nella sinossi sopra esposta - in un melodramma di produzione turca il pubblico appassionato sa già cosa aspettarsi e infatti anche in questo My Mother le tragedie iniziano ad abbondare copiosamente da metà film in poi, con tanto di colpo di scena finale che spezza definitivamente le gambe e spiana il campo ad un finale che più strappalacrime non si può. La cinematografia indigena è ricca di grandi titoli che spesso bazzicano ai vari festival - basti pensare soltanto ai capolavori-fiume di Nuri Bilge Ceylan - ma anche di queste produzioni pensate per lo spettatore medio e/o appassionato di soap-opera, alla ricerca di emozioni via via sempre intense e dolorose che esasperano la commozione oltre i limiti del verosimile. Manca un equilibrio e una coesione di fondo nel susseguirsi di questi eventi che hanno luogo nel corso di anni, con tanto di scenetta allo scorrere dei titoli di coda che ne ripercorre alcune delle fasi più salienti.
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Di madre in figlia
E My Mother appartiene proprio a questa seconda categoria, vanificando con quella retorica gratuita anche i discreti spunti tecnici nella messa in scena e nelle interpretazioni del cast, in particolare da parte della bella e sofferta Özge Gürel, che offre la giusta scorribanda di emozioni al personaggio della figlia. Più caricaturale invece, anche per scelte di sceneggiatura, la prova di Sumru Yavrucuk, spirito semplice e campagnolo che incarna un'ideale universale - ma ormai superato - di madre appiccicosa. Il padre che urla a tavola e perde i soldi nelle scommesse, oltre a svolgere il ruolo di quel rigido e bigotto padrone di casa in un ambiente tipicamente patriarcale, poteva essere sfruttato meglio e invece è soltanto elemento atto a sottolineare ulteriormente la preponderanza del legame tra le due donne, in un crescendo di pathos che trova il suo apice nel succitato epilogo. Un treno come in tante altre occasioni è mezzo simbolico per inquadrare un allontanamento, qui ancor più incisivo dato dalla centralità di un assunto che urla la propria anima senza filtri, con tutte le conseguenze del caso.
Un contorno stiracchiato
Allo stesso modo è appena accennato il discorso sulla lotta di classe, con le enormi differenze tra i potenziali futuri consuoceri che si accendono di battibecchi e situazioni forzate, sempre comunque schiavi dell'alone cupo che ben presto comincia a travolgere i protagonisti. Idem per ciò che concerne le differenze tra la tranquilla vita di campagna in una piccola comunità e la frenesia di una grande città, altro fattore narrativo che avrebbe potuto regalare qualche spunto in più. E invece la storia di My Mother si focalizza unicamente sulla forza di questo legame che va oltre lo spazio e il tempo: un po' poco per un film che nei suoi cento minuti di visione si perde in lungaggini e in quell'enfasi sempre più ansiogena indirizzata da e ad un fato amaro. Ne esce così un ritratto parziale, che impedisce di entrare in piena comunione con la vicenda e con le sfortune assortite che in essa si stanno consumando.
Conclusioni
Stanca di una madre oppressiva e di un padre violento, Nazli è al settimo cielo quando scopre di aver ottenuto un posto come insegnante a Istanbul. Ma quando arrivano le prime difficoltà, sarà proprio quella genitrice così apprensiva a rappresentare un'ancora di salvezza. My Mother è un "classico" titolo pensato per il pubblico delle soap opera, giacché i drammi abbondano in questo film turco che non lascia niente all'immaginazione nella manifestazione di dolore e tragedia, sacrificando la verosimiglianza in favore di gratuite emozioni a buon mercato.
Perché ci piace
- Özge Gürel nei panni della figlia offre un'interpretazione migliore del suo personaggio.
Cosa non va
- Il dramma è troppo calcato e rende la vicenda improbabile.
- Retorica a non finire nella caratterizzazione dei vari protagonisti.
- Alcune interpretazioni eccessivamente caricaturali.