Anche Joseph Gordon-Levitt ha fatto il grande balzo in tv, precisamente su Apple Tv+ con Mr. Corman, da lui creata, diretta e interpretata, con un nuovo episodio disponibile ogni venerdì sulla piattaforma dal 6 agosto. Ed è proprio dal terzo-quarto episodio che la serie prende il volo e costruisce una propria identità, come cercheremo di spiegare in questa recensione di Mr. Corman, prodotto pensato per essere lo specchio della condizione precaria dei trentenni di oggi.
DI, A, DA, IN, CON, SU, PER, TRA, FRA JOSEPH GORDON-LEVITT
Le prime tre puntate di Mr. Corman sono particolarmente respingenti, così come il protagonista, che non è esattamente un alter ego di Joseph Gordon-Levitt, in una vicenda che non è esattamente autobiografica. Josh Corman è un insegnante delle elementari, nonostante da ragazzo volesse fare il musicista. Sembra felice del proprio lavoro, ovvero forgiare le giovani menti che sono il nostro futuro, è sempre aperto al dibattito coi propri studenti ma lo è molto meno quando sono gli amici e familiari a mettere in discussione il suo comportamento. Josh continua a vedere un misterioso uomo che si allontana nel buio e un meteorite che sta per colpire la Terra e polverizzare tutti, soffre di attacchi di panico e sembra non riuscire a vivere serenamente. Una condizione vissuta spesso dalla sua (nostra) generazione, eternamente precaria, quella dei trentenni cresciuti negli anni '80-'90. Nel raccontare la vita quotidiana di Josh, Gordon-Levitt mostra anche lo stuolo di personaggi che lo circondano e la popolano. Dal coinquilino Victor (Arturo Castro), un corriere di UPS separato con una figlia che gli fa visita a settimane alterne, all'ex fiamma e musicista Megan (la Juno Temple di Ted Lasso, anche qui azzeccata), alla madre e alla sorella (Debra Winger e Shannon Woodward) con cui è spesso in conflitto), al padre estraniato (Hugo Weaving).
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Quello di Gordon-Levitt è in realtà un ritorno in tv, dopo essere stato giovanissimo co-protagonista della sitcom Una famiglia del terzo tipo su NBC, ed è proprio in quest'ottica di finzione e semi-realtà che si mescolano che è caratterizzato il serial, così come la commistione di generi, dai momenti onirici all'animazione ai momenti musical (uno in particolare con Debra Winger che ricorda 500 giorni insieme). Il protagonista si sente spesso migliore degli altri e ha quest'atteggiamento di saccenza e supponenza che non lo fa amare, ma col tempo imparando a conoscere le sue idiosincrasie e il suo passato possiamo comprendere meglio il suo comportamento.
ESSERE TRENTENNI OGGI
Il quarto episodio si intitola furbamente Mr. Morales ed è incentrato sul personaggio di Victor, mostrando la storia dal suo punto di vista. È paradossalmente il primo episodio che fa empatizzare maggiormente con la storia e anche col protagonista, facendolo vedere allo spettatore come un personaggio secondario della propria vita, proprio come si sente Josh ogni giorno. Nell'episodio dedicato allo scoppio della pandemia - probabilmente accaduta durante le riprese - quest'ultima non è un pretesto narrativo gratuito o ridondante per legarsi al nostro presente, ma si rivela un escamotage necessario per mostrare come reagirebbe un personaggio come Josh, che combatte già quotidianamente con ansia, frustrazione, depressione e solitudine nonostante abbia molto di cui essere grato. La puntata mostra anche la biforcazione lavorativa dei due coinquilini: il lavoro di Victor diventa improvvisamente il più necessario del mondo, con tutti costretti a casa in quarantena, mentre Josh deve imparare a lavorare da casa con la didattica a distanza, condizione che date le sue idiosincrasie gli va più che a genio, e quasi non vorrebbe Victor andasse a lavoro entrando in contatto con altre persone, ma il lavoro a Victor serve economicamente e non solo. Proprio come l'episodio dedicato all'attacco di panico descriveva bene lo spettro di emozioni che si provano in quel caso. Mr. Corman si iscrive quindi tra le dramedy mescolandosi con altri generi e sottogeneri, non sempre in modo fluido e riuscito, ma nel complesso trovando un'identità e un messaggio di fondo.
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LA VITA È UNA CANZONE CHE NON SI RIESCE A FINIRE
Il messaggio finale dello show potrebbe essere una metafora che viaggia lungo tutta la serie, ovvero una canzone che Josh non è mai riuscito a finire per vari motivi, prima sentimentali (la rottura con Megan), poi personali (la crisi artistica), poi l'assenza di una band per gli altri strumenti, e infine uno studio da affittare "perché la batteria se suonata in studio è un'altra cosa". Anche se, come spiega a Emily (Jamie Chung), oggi con la tecnologia una persona può suonare da sola tutti gli strumenti nella propria abitazione e poi metterli tutti insieme. Potrebbe essere questo il messaggio di Mr. Corman: la vita va vissuta insieme agli altri, anche se si ha paura di fallire, di sbagliare, non si può continuare a lamentarsi per ciò che non si ha ma bisogna guardare ciò che si ha, soprattutto se si è in una condizione privilegiata, e bisogna darsi da fare, agire e non piangersi addosso. Siamo noi a scrivere il nostro spartito e nessun altro può farlo al posto nostro, in fin dei conti. Un possibile monito di speranza? Josh/Joseph riuscirà a finire di comporre la canzone della propria vita?
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Mr. Corman contenti di vedere Joseph Gordon-Levitt in tv con un progetto tutto suo, a cui è evidente tenga molto e che ha cercato di curare in ogni aspetto e dettaglio. Non sempre riuscendoci, ma è normale essendo un’opera prima. Allo stesso tempo la serie col passare degli episodi sboccia, acquista una propria identità e grazie proprio agli altri personaggi, in primis quello ben interpretato da Arturo Castro, possiamo comprendere meglio la frustrazione del protagonista, inizialmente respingente, e empatizzare con lui e soprattutto trovare un messaggio di fondo di speranza per una generazione, quella dei trentenni di oggi, troppo spesso incartata su se stessa.
Perché ci piace
- La verità raccontata da alcuni episodi, come quello dedicato alla condizione degli immigrati, quello incentrato sull’attacco di panico e quello in cui scoppia la pandemia, che si rivela non mero pretesto narrativo ma strumento necessario per raccontare meglio il protagonista.
- Il cast scelto, da Arturo Castro e Juno Temple, da Debra Winger e Hugo Weaving e così via.
- La cura che Joseph Gordon-Levitt ha messo in ogni aspetto della propria opera prima televisiva…
Cosa non va
- …non sempre riuscendoci, così come la commistione di generi a volte un po’ fuori fuoco.
- Un protagonista respingente per il proprio carattere e la propria visione del mondo.
- Rimane una serie di nicchia nonostante i propri sforzi.