È arrivata un po' meno strombazzata ma non per questo meno meritevole di attenzione. Su Disney+ è arrivata Morte e altri dettagli (In originale Death and Other Details e precedentemente conosciuta come Career Opportunities in Murder and Mayhem) e ha riportato in tv Mandy Patinkin, attore amatissimo anche qui da noi, nei panni del detective più bravo al mondo Rufus Cotesworth, affiancandogli una giovane interprete meno conosciuta nonostante vari ruoli seriali alle spalle, Violett Beane in quelli di Imogene Scott, rimasta orfana e adottata dai Collier, la famiglia ricca per cui la madre segretaria Kyra lavorava. Se gli episodi ci avevano sorpreso in positivo e soprattutto fatto appassionare al caso, facendoci venire voglia di continuare episodio dopo episodio, nonostante le tante sottotrame messe in campo e la durata forse eccessiva delle puntate, il finale ci ha letteralmente convinto a metterla tra le serie gialle più riuscite. Vediamo insieme perché e, ovviamente... occhio agli spoiler in questa spiegazione del finale!
Tante (sotto)trame... ma in realtà servivano tutte
La trama di Morte e altri dettagli sembrava inutilmente ingarbugliata e invece tutto alla fine si è dimostrato parte di un disegno più grande. Victor Sams la mente dietro tutti gli omicidi avvenuti a bordo della nave da crociera al centro della storia altri non è che l'Agente Hilde Eriksen (Linda Emond), mandata dall'Interpol ad indagare sulla morte di Keith Trubitsky (in realtà Danny Turner, l'ex assistente e amico di Rufus, interpretato da Michael Gladis). Ma non è l'unico colpo di scena in serbo per gli appassionati di gialli dall'altra parte dello schermo. Tutte le morti che si sono susseguite sulla nave nel corso dei nove episodi erano apparentemente collegate a quanto di nefasto fatto dai Collier e dalla loro azienda negli anni, eccetto quella di Danny. La sua unica colpa è stata notare che Hilde si trovava già sulla nave quando in teoria non avrebbe ancora dovuto esserci: lui aveva una memoria fotografica per i volti e aveva esaminato tutta la lista dei passeggeri, quindi l'aveva notata subito. Ma la verità è ben più sconvolgente: tutto quello che è stato fatto contro i Collier è perché Hilde in realtà è Kyra - dopo qualche piccolo ritocco, cambio delle lenti per il colore degli occhi, acconciatura (che guarda caso è simile a quella della Imogene adulta) e così via.
La regia è brava ad incedere mostrando un montaggio alternato e la voce nel passato della madre della protagonista per farci notare che, come aveva detto l'avvocato di famiglia mentre si stava gettando in mare "La verità era davanti ai vostri occhi e non ve ne siete accorti". Anche noi spettatori l'avevamo infatti avuta sotto il naso tutto il tempo e non ce ne eravamo resi conto. A quel punto un lungo flashback spiega in dettaglio come la donna abbia fatto a sparire dalla faccia della terra fingendosi morta: i Collier avevano davvero provato ad ucciderla e lei aveva voluto proteggere soprattutto Imogene e diventare non solo un'informatrice per le autorità (rappresentate da Andreas) ma colei che sotto mentite spoglie (lo pseudonimo di Victor Sams) ricattava tutti al fine di possedere i loro sporchi segreti aziendali grazie alla fitta rete di server nascosta sulla nave. Senza dimenticare il dolore che è stato per lei dover abbandonare la figlia e farlo davanti ai suoi occhi perché altrimenti avrebbe avuto dei dubbi. Ma la memoria "è una gran figlia di puttana" come dice Rufus e tende a distorcere e cancellare la realtà dei ricordi, se si ha subito un grave trauma: Kyra non era in macchina quando la piccola Imogene si allontanava verso la casa e c'è stata l'esplosione.
Morte e altri dettagli, la recensione: una serie gialla da manuale, in mezzo al mare
Un epilogo pieno di dettagli
Il talento principale di Imogene era quella di osservare i dettagli - il titolo del mystery drama non è casuale anche se sembra semplice, quasi a ridurre la morte ad un dettaglio come gli altri - eppure proprio perché era fin troppo coinvolta dal vecchio caso di sua madre, non si è accorta delle sottigliezze che aveva sottomano ma ora ha finalmente aperto gli occhi. Dalla nave si salvano quasi tutti - anche l'escamotage di farla saltare in aria e i pochi posti messi all'asta per l'elicottero facevano parte del piano, ma ovviamente vengono arrestati per i crimini commessi. Imogene propone alla madre di smetterla col suo piano ora che si sono finalmente ritrovate e di rintanarsi tra le Alpi per godersi la montagna. In realtà la donna continua a lavorare sotto copertura ma Imogene la frega al suo stesso gioco, organizzando con maestria una sequenza da giallo classico quando le fa confessare tutto e chiunque sia presente nella sala della colazione dell'albergo dove alloggiano si rivela d'accordo con la ragazza e con Rufus per incastrare la donna. Questo perché non si è comportata in modo materno: non l'ha fatto per proteggere Imogene ma se stessa e per la propria sete di vendetta verso i Collier, eliminandoli oppure rovinandoli uno alla volta come in Dieci piccoli indiani. Come? Mettendo in salvo i server dalla nave che affonda: proprio il simbolo del giallo da camera al centro del racconto alla fine va in mille pezzi.
Infatti scopriamo che il patriarca Lawrence Collier (David Marshall Green) è l'unico che è stato risparmiato non tanto perché soffre di demenza precoce e quindi non ha più controllo sul proprio corpo e sulla propria memoria ma perché la malattia è il risultato di anni di avvelenamento attraverso la sua bibita proteica quotidiana, cambiata dal verde al blu. Proprio lo stesso pigmento utilizzato in quella fabbrica in cui persero la vita molti lavoratori e loro familiari; tra questi il marito della signora Celia Chun (Lisa Lu), che ha voluto vendicarsi utilizzando i soldi del risarcimento da parte dell'azienda che volle insabbiare tutto per investirli e diventare ricca, acquisendola e facendola fallire dall'interno. Anche in questo caso insomma l'arma dei Collier è stata usata contro di loro. Ma ecco l'altra grande rivelazione: l'omicidio di Katherine Collier (Jayne Atkinson) non è stato opera di Kyra/Hilde ma il risultato di una lite furibonda tra la donna e la figlia Anna (Lauren Potten) dopo che quest'ultima aveva scoperto tutte le verità sul suo padre biologico (l'avvocato) e sulla propria famiglia. Hilde ho visto Anna subito dopo e l'ha coperta, in cambio lei è diventata la nuova informatrice sotto copertura per Andreas, come vediamo da una delle ultime scene in cui viene reclutata per portare avanti il lavoro di Victor Sams. Anna è libera perché ha ufficialmente divorziato da Leila finendo in una spirale di dipendenza: l'ex moglie ha provato ad aiutarla, ma con scarsi risultati.
Da Assassinio a Venezia a Poker Face, il giallo è il nuovo nero tra cinema e tv
Come in una serie di matrioske e scatole cinesi, insomma, una verità stava dentro a tutte le altre ed era davvero tutto collegato in un modo che non era facile immaginare: un plauso agli autori per questo rompicapo giallo da manuale in cui tutti i tasselli si sono rivelati al proprio posto, costruendo un plot twist dopo l'altro fino alla fine di Morte e Altri Dettagli. Ovvero quando un nuovo caso si presenta ad Imogene, che ora è felicemente insieme a Jules (Hugo Diego Garcia) e ha congedato al telefono Sunil (Rahul Kohli), mentre quest'ultimo si trova ai domiciliari per i propri crimini, cioè aver venduto la nave a Sams. Con lei anche la nuova partner in crime Teddy (Angela Zhou), che aspetta di avere notizie dalla sorella minore: un cadavere cade letteralmente ai loro piedi in montagna da un albero dopo una valanga. Forse, come Only Murders in the Building che presenta sempre il nuovo caso alla fine della stagione, anche in questo frangente abbiamo un'apertura a ciò che verrà, se la serie verrà rinnovata da HULU (speriamo tanto di sì). E Rufus? Si gode la pensione e la scrittura di un nuovo libro, ora che ha davvero affidato la propria eredità morale e professionale alla ragazza che più di tutti lo ha sorpreso durante uno dei suoi casi, trasformandosi da vittima a detective in un batter d'occhio.