Alla vigilia della partenza per Berlino, dove Provincia meccanica sarà in concorso, il regista Stefano Mordini, la produttrice Minnie Ferrara e i protagonisti Stefano Accorsi, Valentina Cervi e Ivan Franek hanno incontrato la stampa romana, accorsa numerosa per assistere a questo promettente esordio. Il film uscirà venerdì in Italia e sarà proiettato a Berlino nella giornata di sabato 12 febbraio.
Mordini, più che studiare i meccanismi sociali che portano ad una crisi familiare, lei sembra aver voluto analizzare le reazioni della famiglia dall'interno. E' così? Stefano Mordini: Sì, era questo che m'interessava. Il film si svolge dentro la casa, si sofferma sul modo di vivere di questa famiglia, racconta il loro modo di relazionarsi e di amarsi. Non è una famiglia tipo, ma è una famiglia come ne esistono: e il giudizio, la pressione esercitata dall'esterno finisce per destabilizzarla.
Pressioni dall'esterno: ma in realta di questo c'è poco nel film. Non c'è un'istituzione, e il film sembra avere un andamento ellittico in questo senso... Stefano Mordini: Sì, il film è ellittico perché è stato voluto così. Non volevo raccontare i meccanismi burocratici in maniera didascalica, mi interessava stare sui personaggi senza esprimere giudizi. Non sappiamo dire se la mamma di Silvia, che porta via la bambina alla coppia, abbia ragione o torto.
Accorsi, ci parli del suo personaggio. Stefano Accorsi: Marco è una persona felice, ha una moglie che ama e due bambini che gli danno forza e fiducia. Si accetta per quello che è, è indifferente ai modelli di successo che sono imposti dalla società: non guarda nemmeno la TV, la usa solo per giocare ai videogiochi. Questa sua libertà mi tocca. Lui e Silvia hanno costruito un microcosmo a loro immagine e somiglianza, in cui Marco è sereno. L'unica sua paura è quella di rimanere solo. Poi la crisi innescata dall'irrequietezza di Silvia - una crisi che scoppia perché è necessario - lo indurrà a fare un percorso di crescita durante il film.
Mordini, come ha scelto Stefano Accorsi e Valentina Cervi? Stefano Mordini: Beh, sono stati Stefano e Valentina in realtà a scegliere il film. Hanno letto la sceneggiatura, l'hanno capita subito e si sono detti interessati. E' una sceneggiatura molto fortunata: è stata molto letta e apprezzata.
L'idea per il soggetto da dove è arrivata? Il film è in qualche modo autobiografico? Stefano Mordini: L'idea viene da tante storie di vita vera. Stefano e Valentina hanno rispettato lo script, ma hanno anche dato molto di loro stessi ai personaggi.
Stefano Accorsi: A me piacque subito moltissimo il copione. Di solito quando leggi una sceneggiatura sai che dovrai andare oltre ai dialoghi per costruire i personaggi, invece in questo caso non è stato così, erano già lì, li vedevo già muoversi.
Con Stefano abbiamo fatto comunque un gran lavoro coi personaggi: prove, interviste, prove costumi. Dopotutto questo è un mestiere pratico, non sai veramente di cosa si tratta fino a che non inizi a farlo.
Cervi, cosa ci dice del personaggio di Silvia? Valentina Cervi: Come dice Stefano, abbiamo lavorato tutti molto sui personaggi e su quello che dovevao esprimere. Io mi sono fatta molte domande su Silvia: all'inizio non la capivo: Poi ho iniziato a comprendere che era una persona con dei conflitti - soprattutto con la madre - e che quindi non dovevo pormi troppe questioni. Silvia non è libera come Marco e soffre molto del rapporto con la madre, per questo lei non è serena e quindi è costretta a rompere gli equilibri.
Mordini, cosa significa per un esordiente andare al Festival di Berlino? Ci racconta com'è andata? Stefano Mordini: Quando abbiamo iniziato a girare il film lo scorso giugno sapevamo che sarebbe stato pronto in tempo per Berlino, e se n'era fatto accenno. Ma io non mi aspettavo certo che la cosa si concretizzasse. Quando me l'hanno detto ero troppo stupito persino per essere felice.