Morbius, agli occhi del pubblico e della critica, è stato l'ennesimo passo falso del Sony's Spider-Man Universe, media franchise dedicato agli antagonisti dell'Uomo Ragno che per ora ha visto l'uscita sul grande schermo di Venom (2018) e Venom - La furia di Carnage (2021). Effettivamente, il progetto diretto da Daniel Espinosa (Safe House - Nessuno è al sicuro, Life - Non oltrepassare il limite) e scritto da Matt Sazama e Burk Sharpless, per quanto abbia delle grandi potenzialità alla base, non riesce a funzionare perfettamente. Ciò vale per Morbius sia come titolo individuale (in quanto banale e fuori fuoco) che come tassello dell'SSMU, visto che non c'è nessun collante con Peter Parker e la scena post-credits che vede protagonista Adrian Toomes/Avvoltoio (Michael Keaton) è inserita in modo totalmente casuale e non ordinato. Nonostante tutto questo, in occasione dell'arrivo del lungometraggio su Netflix e della programmazione su Sky e NOW, ecco i 5 motivi per recuperare comunque il film.
1. L'introduzione
La parte iniziale di Morbius, che introduce il personaggio e racconta l'origine dei suoi poteri, è la sezione probabilmente migliore del cinecomic e per fortuna si discosta dal resto del progetto. Quasi tutto il lungometraggio, infatti, nonostante le tinte horror e macabre suggerite, mantiene un tono comico e scanzonato, non del tutto voluto dagli autori e il risultato cozza eccessivamente con la caratterizzazione del protagonista. Detto questo, le prime scene sono perfettamente allineate con lo spirito oscuro di Morbius, immergendo lo spettatore in un contesto macabro, terrificante e carico di tensione, costruendo una dimensione orrorifica perfetta. Probabilmente, se tale linea tematica si fosse mantenuta per l'intera durata della pellicola, sarebbe stata accolta molto diversamente. Menzione in particolare per la scena in cui il vampiro si annida nell'ombra e coglie di sorpresa una malcapitata nell'ospedale: come per Alien, in questo caso il terrore è alimentato dalla paura per l'ignoto e dell'oscurità.
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2. La trasformazione
Già nelle prime immagini e trailer di Morbius, l'estetica vampiresca del protagonista ha attirato particolarmente l'attenzione, rivelando uno studio profondo dietro il look del personaggio sia a livello puramente estetico che tecnologico. La pellicola ha poi dimostrato che questa terrificante maschera che il Dr. Michael Morbius indossa, da intendere come una maledizione, è veramente spettacolare dal punto di vista scenico e coreografico, un po' meno sul piano dinamico (ma questa è un'altra storia). Se ci soffermiamo sulla pura rappresentazione orrorifica, il passaggio dove il nostro antieroe diventa la creatura succhiasangue è spaventosa sia nel prodotto finale, sia nel processo di trasformazione vero e proprio che lo vede, almeno nella prima scena in cui prende la forma vampirica, salire sul soffitto come i pipistrelli. Dimenticatevi i vampiri affascinanti che hanno saturato recentemente il mondo televisivo e cinematografico, il protagonista muta in una una bestia assetata di sangue che fin dall'inizio è difficile da controllare.
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3. Jared Leto
Jared Leto è probabilmente la persona che più ha creduto nel progetto, anche forse più del regista Daniel Espinosa: la sua interpretazione all'interno del cinecomic è riuscita perfettamente in quanto è ponderata, riuscendo a bilanciare la delicatezza e la tranquillità di Michael, con la brutalità e bestialità fuori controllo della sua controparte vampiresca. L'attore è convincente dall'inizio alla fine, anche più del lungometraggio stesso e la sua passione e ardore, purtroppo, non sono compensati da una qualità generale degna di nota. Se poi aggiungiamo a questo elemento recitativo alcuni dettagli sorprendenti dietro le quinte, che vedrebbero Leto girare sul set in sedia a rotelle o accompagnato dall'ausilio di un bastone, ecco che la performance del Premio Oscar viene ulteriormente messa in luce. Per quanto questo racconto da tabloid è indipendente rispetto alla prova attoriale dell'attore, aggiunge del sano background che potrebbe spingere alcuni a recuperare il film.
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4. Matt Smith
Matt Smith è quell'elemento caotico e pazzo del film che è talmente tanto fuori posto da risultare divertente. L'aspetto più curioso è che il personaggio che interpreta la star inglese, l'amico del protagonista Milo e villain, è fin troppo diverso da Michael, a tal punto che, se Morbius racchiude l'anima tragica del lungometraggio, l'altro è invece lo spirito irriverente e comico. Basta una singola e purtroppo indimenticabile scena per capire quale valore ha la figura incarnata da Smith: nel momento in cui anche Milo si inietta il siero sintetizzato con il sangue di pipistrello, diventa fin troppo euforico, così tanto da improvvisare una danza ridicola ed esageratissima che sembra riprendere a piene mani il mitico ballo di Tobey Maguire in Spider-Man 3. Se è vero che già in sceneggiatura l'antagonista è totalmente folle, è evidente che l'attore ha dedicato tutto sé stesso per renderlo ancora più ridicolo.
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5. Un antieroe che combatte contro se stesso
Come si può notare dal paragrafo precedente, Milo, nonostante sia il cattivo del film, non rappresenta la minaccia più seria e problematica per Michael, in primis perché è talmente tanto ridicolo da non sembrare un vero e proprio problema, in seconda battuta perché la lotta più estenuante che il protagonista intraprende è quella contro se stesso. Una volta trasformato in vampiro, infatti, il nostro antieroe fa di tutto per reprimere la sua sete di sangue dopo aver compiuto uno sterminio che l'ha reso ancora più fragile e instabile mentalmente. Che dire? Una scelta che a livello narrativo è interessante ma che perde di importanza a causa della presenza di Milo e di altri fattori che distraggono lo spettatore da questo punto nevralgico del lungometraggio. Per quanto sia un cliché abusatissimo nella letteratura, nella serialità e nel cinema, la sfida contro il lato oscuro della nostra interiorità è sempre affascinante, specialmente se si tratta di un medico con la sua etica e razionalità.