Si è parlato molto, nelle settimane che hanno preceduto il suo debutto su Disney+, dell'episodio oggetto di questa recensione di Moon Knight 1x04. L'ultimo degli episodi mostrati in anteprima alla stampa, quello dove la serie sulle avventure di Marc Spector si evolve in modo strambo e inatteso, sottolineando ancora una volta il suo statuto particolare all'interno del Marvel Cinematic Universe (salvo sorprese, ed esclusi eventuali post-credits nel finale, questa è la prima serie dei Marvel Studios a non contenere rimandi espliciti alle vicende dei film e degli altri show, consentendo a Marc di avere la sua origin story indisturbata). E vedendolo nel contesto della distribuzione settimanale, con il cliffhanger che genera attesa per i due capitoli mancanti, si capisce come la storia di Spector e del suo bislacco alter ego legato alla mitologia egiziana sia effettivamente una cosa a parte nella cosmogonia Marvel, con annessa curiosità su come il personaggio sarà integrato in eventuali avventure di gruppo in futuro.
Alla ricerca della tomba
Il terzo episodio di Moon Knight si concludeva in modo drammatico: per aiutare Marc a trovare la tomba di Ammit, Khonshu ha ricreato le condizioni celesti di millenni addietro, attirando l'attenzione dei comuni mortali e l'ira delle altre divinità, che lo hanno punito richiudendolo in una prigione di pietra. Questo ha reciso il suo legame con Spector, che ora è privo di poteri e privo di corpo: Steven Grant ha infatti preso il sopravvento perché le sue nozioni di egittologia sono essenziali per reperire il sepolcro e impedire l'ascesa di Ammit, e non ha alcuna intenzione di restituire il controllo a Marc. Con l'aiuto di Layla, Steven si reca nel posto dove sarebbe sepolta/imprigionata la dea, e deve sopravvivere a vari pericoli, alcuni presenti da secoli e altri più recenti, perché anche Arthur Harrow è sulla strada giusta, e avendo assistito di persona all'allontanamento di Khonshu sa benissimo di essere in condizione di neutralizzare Spector per sempre, rimuovendo l'ultimo ostacolo sul proprio cammino.
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Nella mente del mercenario
Questo è il secondo (e ultimo) episodio della serie affidato a Justin Benson e Aaron Moorhead, già in cabina di regia per il secondo capitolo, e il loro ritorno dietro la macchina da presa è nuovamente percepibile per l'attenzione data allo stato mentale di Spector, la cui crisi identitaria rimane il caposaldo narrativo e visivo dello show. E qui, con il conflitto tra Marc e Steven che si fa ancora più acceso, le potenzialità sono infinite per sfruttare tutte le sfaccettature di un personaggio fuori dagli schemi, e di un attore disposto a mettersi in gioco per dare al pubblico un eroe diverso dal solito. Cosa che accade in maniera un po' inattesa (anche se chi conosce bene i fumetti e la loro rappresentazione di menti frammentate come quella di Marc, o anche di Bruce Banner in cicli come quello di Peter David, può farsi un'idea di dove andranno a parare i due episodi rimanenti), mescolando l'orrifico e l'umoristico con brio, apportando la giusta dose di follia anche al cliffhanger, con indizi importanti su come continuerà il racconto sul breve termine.
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Breve termine che si annuncia intrigante e al contempo un po' sconfortante, perché gli ultimi due episodi sono nuovamente in mano a Mohamed Diab, il quale ha dimostrato di saper gestire bene l'aspetto mitologico (essendo egiziano, ha accettato di prendere parte alla serie per assicurarsi che non ci fossero cliché e luoghi comuni a tutto spiano), ma con un tocco un po' rozzo per quanto riguarda l'azione e i personaggi secondari, tutti sacrificati in nome di Marc. Non che Benson e Moorhead abbiano potuto particolarmente migliorare quest'ultimo aspetto, date le premesse in termini strutturali, ma almeno ognuno ha un minimo di presenza anziché fare da soprammobile mentre Isaac gigioneggia nel migliore dei modi. E a giudicare dagli ultimi secondi di questo episodio, un tocco più simile a quello del duo sarebbe auspicabile per ciò che sta per arrivare...
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Moon Knight 1x04 sottolineando come si tratti di episodio che rimescola le carte in tavola per la vicenda di Marc Spector, Steven Grant e chiunque altro si trovi nel loro corpo condiviso.
Perché ci piace
- La parte finale è suggestiva e inquietante.
- Oscar Isaac continua a brillare nel suo doppio ruolo.
- Le scene nella piramide trasudano avventura e suspense.
Cosa non va
- I personaggi secondari continuano ad essere abbastanza sacrificati a livello di gestione narrativa.