Gli investigatori per caso in tv funzionano sempre più dei poliziotti ufficiali in divisa perché uniscono la quotidianità da persone comuni all'avventuroso immergersi in qualcosa di più grande e pericoloso di loro. Una combo che appassiona e intrattiene, avvicinandosi di più al genere giallo che a quello propriamente poliziesco e procedurale. L'ultimo in ordine di tempo in Italia è sicuramente Carlo Monterossi, interpretato dall'amato Fabrizio Bentivoglio, che in una location meno usuale come Milano si ritrova coinvolto in una serie di casi ispirati ai romanzi di Alessandro Rebecchi editi da Sellerio. Dopo il successo della prima stagione, il detective per caso torna su Prime Video dal 10 novembre sulla piattaforma con cinque nuovi episodi che provano ad esplorare ulteriormente il suo universo, che avrà ancora di più due anime, come spiegheremo nella nostra recensione di Monterossi.
Dalla parte della legge (o forse no)
Dopo aver adattato nel ciclo inaugurale ben due romanzi di Rebecchi, Questa non è una canzone d'amore e Di rabbia e di vento - una scelta discutibile perché riempiva tre episodi per ogni storia, sfilacciandola - la seconda stagione di Monterossi sceglie di portarne sullo schermo uno solo, Torto marcio, in cinque puntate, rendendo più coesa e coerente la narrazione. Ancora una volta storie che sembrano separate tra loro vanno ad unirsi in un caso che si farà sempre più interconnesso e con qualche sorpresa. Una scia di omicidi inspiegabili, uno strano rituale, la vita di tre ragazzi in balia degli eventi nella kasbah proletaria e multietnica di Piazza Selinunte. Come tutte queste vite andranno ad incrociarsi dovranno capirlo i personaggi da entrambe le parti della legge.
Da un lato le autorità della polizia, rappresentate dai detective Ghezzi (Diego Ribon) e Carella (Tommaso Ragno) con la fidata agente Sannucci (Marina Occhionero) e il loro capo Gregori (Beatrice Schiros), che si troveranno a dover svolgere indagini segrete e parallele a quelle ufficiali dopo che verrà tolto loro il caso a causa della fama e del successo delle vittime, invischiate nei giochi di potere della Milano Bene. La polizia si troverà quindi a dover indagare in modo più spartano, sentendoci maggiormente vicino ai metodi e alle intuizioni del personaggio titolare, finora guardato con diffidenza com'è tipico di questo tipo di storie.
Monterossi, la recensione: detective per caso in quel di Milano
Autore e investigatore
Dall'altro Monterossi, insieme ai fidati assistenti Nadia (Martina Sammarco) e Oscar (Luca Nucera), si trova ad indagare sui casi in questione per un motivo molto semplice: la terribile e attualissima conduttrice di Crazy Love, Flora De Pisis (interpretata da una frizzantissima Carla Signoris) ha fatto virare la linea editoriale del programma sulla cronaca nera e possibilmente sanguinolenta, con quel tocco umano sensazionalista alla Barbara D'Urso mista a Maria De Filippi a cui chiaramente si ispira, e lui è costretto a limitarne i danni cercando come ospiti i parenti delle varie vittime.
Fabrizio Bentivoglio ritrae un protagonista ancora più disilluso rispetto alla prima stagione, soprattutto per ciò che è diventato il programma tv che aveva creato, ponendo una riflessione tra le righe meta-televisiva sull'intrattenimento oggi e sull'ossessione sempre più spasmodica e fuori controllo per il true crime, nonché per l'apparenza e la percezione attraverso i social media, sulla vetrina che i media danno ad alcune persone rispetto ad altre. Ancora più che nel ciclo inaugurale, Carlo Monterossi è diviso tra le due sue anime in queste nuove cinque puntate: autore televisivo che vorrebbe abbandonare la nave che lui stesso ha creato, ma in fondo non vuole rinunciare al proprio stile di vita, e detective per caso che vuole indagare la mente umana e scoprirne stimoli e sentimenti. Peccato che lo faccia in modo abbastanza svogliato, insieme agli altri interpreti e personaggi, nonostante cerchino di metterci un minimo di carisma e appeal, anche attraverso la regia di Roan Johnson.
Amor fu (in giallo)
Anche la storia d'amore fatta di tira e molla con Lucia (Donatella Finocchiaro) risulta un po' ridondante, anche se lo dicono gli stessi personaggi delle proprie mosse e della propria nostalgia tossica. Il passato condiziona sicuramente la vita e soprattutto le azioni dei personaggi nel presente, reiterando anche temi come l'immigrazione e il sottobosco criminale milanese lontano dalle borgate romane e campane a cui oramai la serialità ci ha abituato. Immancabili in questo sottobosco i killer su commissione che avevamo conosciuto (e amato) nella prima stagione che tornano più spiantati e auto-ironici di prima, interpretati ancora una volta da Maurizio Lombardi (il Socio) e Gabriele Falsetta (il Biondo). Un'interessante aggiunta alla narrazione in parallelo al resto che avvicina questa storia al respiro internazionale a cui punta sempre più Prime Video con le proprie produzioni (o co-produzioni, con Palomar come in questo caso). Però manca quel quid per arrivarci e renderla davvero appetibile e appassionante.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Monterossi 2 contenti di ritrovare il detective dilettante di Fabrizio Bentivoglio ma dispiaciuti di rivederlo stanco e affaticato, proprio come l'intera serie che rimane però un leggero intrattenimento con una location e quindi un contesto urbano-sociale diversi. Si acuisce la doppia anima del protagonista e il ruolo meta-televisivo del racconto, per guardare all'ossessione true crime e social di oggi.
Perché ci piace
- L'aver adattato un solo romanzo piuttosto che due divisi per più episodi, come fatto nella prima stagione.
- Le indagini in parallelo per il programma e per la polizia.
- La cattiveria del personaggio di Carla Signoris e la riflessione meta-televisiva che si porta dietro.
- Fabrizio Bentivoglio è sempre amorevole…
Cosa non va
- … ma appare affaticato.
- Una certa svogliatezza di fondo.