In questo speciale dedicato al Monsters (che trovate su Netflix) e diviso in più parti, affronteremo due aspetti della storia dai fratelli Lyle ed Erik Menendez, interpretati rispettivamente da Nicholas Chavez e Cooper Koch, quello del diritto alla confidenzialità delle informazioni mediche e degli abusi sessuali, ampiamente discussi in occasioni dei due processi da loro subiti, e quello del futuro che li attende, avendo i loro avvocati recentemente presentato una petizione in cui si chiede la revisione della condanna e sulla quale il Giudice non si è ancora espresso.
Caso Menendez: perché non fu rispettato il diritto alla confidenza delle informazioni
Uno degli aspetti più interessanti e forse meno esplorati di Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez è legato al motivo per cui le conversazioni che avrebbero dovuto essere confidenziali, tra i Menendez ed il loro terapista Jerome Oziel (interpretato nella serie da Dallas Roberts), siano diventate la chiave del processo, nonché la prova principe che ha portato alla loro condanna. Nella realtà, Judalon Smyth (Leslie Grossman), paziente ed amante di Oziel - il che avrebbe già dovuto mettere in allarme Giudice e Giuria sulla discutibile etica dello psicologo - andò alla polizia nel marzo del 1990, dopo che Oziel mise fine alla loro relazione, raccontando di aver casualmente sentito i fratelli Menendez confessare l'omicidio mentre si trovava nella sala d'attesa dello studio del medico ed i ragazzi erano impegnati in una seduta.
Nell'agosto del 1990 un Giudice californiano stabilì che le conversazioni registrate tra il terapista, Lyle ed Erik potessero essere usate come prova nel processo di omicidio, poiché i ragazzi avevano minacciato di uccidere Oziel se avesse rivelato il loro segreto, minaccia che costituì legalmente un'eccezione alla riservatezza tra paziente e terapista. Ovviamente, la battaglia legale legata a quei nastri registrati, considerata l'importanza che rivestivano, non si fermò lì e continuò per ben due anni, concludendosi infine con una sentenza della Corte Suprema della California, nel 1992, che dichiarò ammissibile l'uso di quasi tutte le registrazioni.
In quanto a Jerome Oziel, lo psicologo preferì rinunciare spontaneamente alla propria licenza nel 1997, piuttosto che affrontare in tribunale la Commissione degli Psicologi della California, che lo aveva nel frattempo accusato di aver condiviso informazioni confidenziali e di impropria condotta sessuale con una paziente (Judalon Smyth).
Monsters: dentro al processo
Un altro aspetto particolarmente frustrante dell'intera vicenda, e fortemente drammatizzato in Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez, è legato alla differenza tra il primo ed il secondo processo, in cui quasi tutte le prove degli abusi sessuali subiti dai fratelli furono escluse, diminuendo drasticamente le possibilità dei fratelli di essere condannati per omicidio colposo, piuttosto che premeditato. Nonostante, infatti, la notorietà dei Menendez ed il favore della pubblica opinione nei loro confronti fossero decisamente scemate in occasione del secondo processo, resta difficile comprendere come le violenze da loro subite siano state escluse dalle prove presentate in aula.
Le prove degli abusi in pillole (dal primo processo)
Alcuni elementi reali relativi alle prove raccolte sul campo, che poi hanno portato al processo Lyle ed Erik Menendez, suddivisi in più punti.
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In casa Menendez sono state ritrovate in una busta con scritto "6° compleanno di Erik", con la grafia di Kitty, foto di nudo dei fratelli, quando avevano tra i 6 e gli 8 anni, senza le teste e con i genitali in primo piano.
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In una cartella clinica di Erik è riportato come il bambino di 7 anni avesse una lesione nella parte posteriore della gola, compatibile con uno stupro orale. (Un genere di lesione che oggi i dentisti sono addestrati ad individuare per essere in grado di rilevare abusi sessuali).
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Le cartelle cliniche dei fratelli presentavano molti sintomi che normalmente si riscontrano nei bambini che subiscono abusi sessuali (es. problemi gastrointestinali, dolore addominale, enuresi, ematomi e lacerazioni sul viso e sul corpo).
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Diane Vandermolen ed Andy Cano affermarono che i cugini avevano parlato loro degli abusi. Altri due cugini di Lyle ed Erik, Alan e Kathleen, raccontarono di grida e lamenti provenienti dalle loro camere da letto quando Jose vi si chiudeva con i figli e di come Kitty impedisse loro di avvicinarsi al corridoio quando ciò avveniva.
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In una testimonianza di Donovan Goodreau, registrata mesi prima del processo, l'ex amico di Lyle rivela come lui gli avesse riferito degli abusi sessuali subiti da lui stesso e da suo fratello.
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In un saggio scolastico scritto da Lyle, intitolato Cambierò il tuo verdetto, si parlava di un uomo condannato a morte per aver ucciso un pedofilo per proteggere un bambino di 12 anni (Lyle venne a sapere per la prima volta che il padre stava molestando Erik quando aveva 14 anni).
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In una testimonianza Cheri Woods, tenutaria di un bordello, riferì come Jose Menendez abusasse delle ragazze che frequentava, prediligendo che fossero minute e minorenni. (Per ovvie ragioni la donna riferì di non aver mai lavorato con minorenni e di essersi limitata a soddisfare le richieste del suo cliente inviandogli le sue ragazze "più giovani").
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In tutte le valutazioni degli esperti che analizzarono i fratelli Menendez in carcere (tra cui la dottoressa Ann Burgess, il dottor William Vicary, il dottor John Wilson, la psicologa Ann Tyler, il professore di assistenza sociale presso l'Università di Washington John Conte ed il dottor Stuart Hart, professore di psicologia all'Università dell'Indiana) venne confermato come fossero stati vittime di abusi sessuali.
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Altri testimoni, come insegnanti, allenatori, amici e familiari confermarono comportamenti coerenti con quelli di bambini vittime di abusi sessuali come dissociazione, enuresi, comportamenti iper-sessualizzati, ansia, perdita di capelli, sensibilità al tatto, frequenti terrori notturni, incubi e disturbi psicosomatici.