Taranto, futuro prossimo: la città è una terra di frontiera circondata dal filo spinato. C'è una zona ricca e una distrutta. Quest'ultima è il regno delle Formiche, gang di criminali bambini guidata da Testacalda (Alessandro Borghi). A loro si vogliono aggiungere anche Pietro e Christian, orfani di 13 anni cresciuti insieme. È in sala dal 3 settembre Mondocane, film d'esordio di Alessandro Celli.
A produrre è Groelandia, la casa di produzione fondata da Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Alessandro Borghi è il capo di questa banda di ragazzini che sembrano usciti dalle pagine dal romanzo Il signore delle mosche di William Golding e che si muovono in una Taranto distopica. In questa realtà tutti hanno un soprannome: Pietro è Mondocane, mentre Christian viene chiamato Pisciasotto, per via dei suoi attacchi epilettici.
Presentato alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Settimana Internazionale della Critica, Mondocane è la storia di due amici cresciuti come fratelli messi alla prova una volta che hanno in mano il potere. Ne abbiamo parlato con i protagonisti Alessandro Borghi e con gli esordienti Dennis Protopapa e Giuliano Soprano.
Video intervista ad Alessandro Borghi
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Mondocane e la lotta tra fratelli
Dopo Il Primo re stavolta è il tuo personaggio che si mette in mezzo a due fratelli in conflitto: ci hai preso gusto?
Alessandro Borghi: È vero. Prima ho messo un po' di zizzania e poi li ho fatti gonfiare! Avevo bisogno di tornare in una dimensione di scoperta: un'opera prima senza troppa pressione, per divertirci un po'. Loro sono stati molto bravi e anche tutti gli altri: c'è un "mondo cane" che si è creato in questo film che si è nutrito da solo per tutta la durata delle riprese. Con l'aiuto di tutti: abbiamo un cast tecnico incredibile. È stato molto bello.
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Mondocane e il dialetto tarantino
Perché hai deciso di non parlare in dialetto tarantino?
Alessandro Borghi: È stata una grande discussione: all'inizio volevano che il personaggio parlasse in dialetto. Ma per me non era la cosa giusta: non avremmo raccontato la nuova generazione. E poi, se c'è un protagonista tarantino da fare, bisognava prendere un attore tarantino. Dall'inizio invece ho pensato di proporre questa cosa qui. Io ne conosco tanta di gente così, che parla italiano bene e quindi vuole sembrare intelligente invece poi non lo è. È un po' la storia di Testacalda.
Mondocane e il destino
Una delle frasi del film è "a noi non ci piace il destino perché è il contrario della libertà". Siete d'accordo?
Alessandro Borghi: Io non credo nel destino. Credo che ogni tanto ci sono delle occasioni in cui la vita ti dà un po' una bottarella, soprattutto per gli incontri, quando ti fa incontrare delle persone molto belle. Su questo sono stato molto fortunato: nella mia vita ho trovato molte persone che hanno cambiato la mia percezione. Però, bene o male, anche questi incontri sono capitati perché io avevo deciso di andare lì: quindi mi riservo sempre una responsabilità positiva rispetto alle cose belle che accadono nella vita e di conseguenza al destino ci credo un po' poco.
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Giuliano Soprano: Io invece ci credo: se sono qua in questo momento secondo me è anche grazie al destino. Perché diciamo che niente è stato programmato. È stato tutto così, per caso. E quindi sono qua.
Mondocane e la parola data
Un tema forte del film è mantenere le promesse date quando si vuole bene a qualcuno. Secondo voi quando si tradisce la fiducia di chi vogliamo bene allora la civiltà finisce?
Alessandro Borghi: Questa mi sembra una bella visione. Io l'ho sempre pensata un po' così. Su questa roba sono estremista: soprattutto sul dare fiducia e riceverne indietro. Credo che ci sia qualcosa di molto bello dietro l'aspettativa di vedersi mantenere una promessa data, una parola data. Era una cosa a cui non avevo pensato per il film, ma adesso che me lo fai notare in effetti è vero.
Giuliano Soprano: Io dico sempre che, tra una coppia, degli amici, se tra due persone non c'è la fiducia non ha senso il rapporto, la coppia.