A due passi da Via Veneto, nel cuore di Roma, François Ozon ci accoglie per raccontarci note, umori e inflessioni della sua ultima commedia, Mon crime - La colpevole sono io, presentata in anteprima al Rendez-vous - Nuovo Cinema Francese. Un film colorato, sprezzante e serrato, liberamente adattato dall'omonima pièce del 1934 di Georges Berr & Louis Verneuil. Insieme a al regista, ripercorrendo il testo e l'umorismo, le due protagoniste del film, quasi esordienti: Nadia Tereszkiewicz, che dimostra una certa dimestichezza con l'italiano, e Rebecca Marder, che in Mon crime - La colpevole sono io interpreta Pauline.
Il film, scritto dallo stesso Ozon, ci porta in una Parigi degli anni Trenta, ricreata in Art Déco ("Parigi è sempre più brutta", dice il regista), nel quale Madeleine Verdier, giovane attrice senza arte né parte, viene accusata di aver ucciso un famoso produttore. Difesa dalla sua migliore amica, Pauline, avvocatessa senza un lavoro, Madeline sfrutterà a suo piacimento l'inaspettata fama, rigirando di netto il suo percorso d'attrice. Nel cast del film, ad affiancare e supportare le protagoniste, anche Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon e André Dussollier. A tal riguardo, Ozon ha spiegato: "Per me era fondamentale trovare le due protagoniste, il film si poggia su Nadia e Rebecca. Non conoscevo le due attrici, e sono le migliori della loro generazioni. C'è stata alchimia, subito. Nonostante la difficoltà, essendo estremamente parlato. Con Fabrice Luchini è il terzo film, Isabelle è stata grande, ed è stato bello rivederla dopo tanti anni. Un grande cast, esperto, che è stato al gioco sostenendo le due protagoniste".
Tra Billy Wilder e Ernst Lubitsch
Mon crime - La colpevole sono io segue diversi lungometraggi drammatici, e segna un ritorno del regista nel campo della commedia. "L'idea è nata dopo aver fatto diversi film drammatici. Volevo tornare alla commedia, anche dopo il periodo del lockdown. Ho scoperto questo spettacolo teatrale, e ho pensato potesse essere la conclusione della mia trilogia femminile, ossia Otto donne e un mistero e Potiche", prosegue il regista. Un commedia dal forte sapore femminile, adattata in chiave attuale: "Ho adattato la pièce, e l'ho adattata in modo marcatamente più femminile. In più, il personaggio di Isabelle Huppert, nell'opera originale, è un uomo. Ho intravisto la possibilità di far risuonare la storia in base ai temi di oggi. Parità di genere, condizione femminile. Ridendoci su".
L'ispirazione, chiara, arriva dalla Golden Age: "Ho una grande passione per le screwball comedy. Grazie a registi tedeschi fuggiti dal nazismo. Da Billy Wilder a Ernst Lubitsch. Volevo evocare gli Anni Trenta, omaggiando nello specifico Amore che redime di Wilder". A riguardo, interviene una spigliata Nadia Tereszkiewicz: "Che sogno andare negli anni trenta. Un viaggio nella difesa di queste ragazze, che vogliono scappare dalla loro condizione. Tramite una bugia scoprono una via di fuga, difendendo la propria posizione. Oggi le cose sono cambiate, ma molte devono ancora cambiate. E questa commedia aiuta a difendere le cose importanti".
"Non c'è rivoluzione senza eccesso"
Ma il film è anche una riflessione sul mondo del cinema, sui suoi abbagli, e sull'umore a volte sfuggente degli attori. Un parallelo spiegato da Rebecca Marder: "C'è un riferimento preciso rispetto al mestiere del cinema. Sono contenta di iniziare la carriera in un'epoca che offre ruoli femminili importanti. Mi conforta, perché vorrei invecchiare facendo questo mestiere. Dal punto di vista dei nostri personaggi, possiamo dire che il fine giustifica i mezzi...".
François Ozon, durante l'intervista, si sposta sul lavoro di adattamento, anche in relazione al personaggio di Isabelle Huppert: "Abbiamo conservato i dialoghi al maschile rispetto al personaggi di Isabelle, ed è divertente visto l'allure dell'attrice. Un effetto comico notevole, anche se Isabelle si è lamentata che le offrissi solo commedie... Ma lei nel genere è eccezionale, non ha nulla da temere". Mon Crime - La colpevole sono io esplora in modo dirompente la condizione femminile, facendo da eco alla più stretta attualità. In chiusura, Ozon spiega: "Il #MeToo è stato un movimento positivo, ha liberato la parola rispetto ad un ambiente gerarchizzato rispetto all'industria cinematografica. È stato fondamentale rimettere a posto le cose. Non c'è però rivoluzione senza eccesso, basti vedere cosa sta succedendo in Francia in questi giorni".