Nils Hartmann, direttore produzioni originali Sky Italia, la definisce un'idea coraggiosa, ed effettivamente in Mollami, commedia targata Sky in onda dal 24 novembre e presentata in Alice nella città durante la Festa del Cinema di Roma 2019, di audacia ce n'è tanta. A partire dai temi: la morte, la droga, il senso di colpa, oggi tradizionalmente confinati nel mondo delle serie tv. La struttura è quella di un road movie, un racconto di formazione dove il dolore della perdita e la leggerezza della fantasia si mescolano, a volte sovrapponendosi. Almeno nella testa di Valentina (Martina Gatti), diciassettenne solitaria e problematica, vittima di revenge porn e consumatrice abituale di PCP, una droga sintetica che la aiuta a dimenticare un trauma dell'infanzia e soprattutto a far sparire Renato, un pupazzo che vive nella sua testa, materializzazione del senso di colpa per la morte del fratello minore. Con suo padre, l'avvocato Cordiale (Gian Marco Tognazzi), le cose non vanno bene, ed è proprio lui a decidere di spedirla in un centro di riabilitazione incaricando uno dei suoi giovani praticanti, Antonio (Alessandro Sperduti), di accompagnarla in macchina da Roma.
Un road movie a tinte fantasy
Tematiche a parte il coraggio dell'opera prima del giovanissimo Matteo Gentiloni è anche quello di aver saputo virare su una dimensione cinica a cui il pubblico italiano è poco abituato e di averla affidata a un pupazzo blu alto due metri. A realizzarlo ci ha pensato la Makinarium che ha permesso, forse per la prima volta nel cinema italiano, a un personaggio di fantasia di interagire realmente con gli attori e diventare un co-protagonista a tutti gli effetti. "Un pupazzo come Renato sul set era complesso da gestire. Trattandosi di un esordio i mezzi a disposizione erano limitati, è stato un gioco cercare di capire cosa fosse essenziale e cosa non lo fosse, e come riuscire a progettarlo in modo da salvare più tempo possibile. Volevo esordire con un film di formazione, che parlasse proprio dei problemi degli adolescenti, ma volevo farlo con un copione un po' audace", racconta il regista.
E alla fine arriva Renato
Mollami è un film che dialoga molto con lo spettatore sfondando la quarta parete in più occasioni; ad ispirare Gentiloni sono stati film e serie tv dove la libertà di linguaggio è sempre più presente, "in particolare I, Tonya per le scene in cui la protagonista guarda in macchina dialogando con il pubblico; Tonya modifica addirittura la storia dei flashback. Un altro riferimento è stata la serie Big Mouth, possiamo dire che Renato viene dal mostro degli ormoni di quella serie".
E pensare che all'inizio Renato non doveva neanche esserci, è arrivato dopo diverse stesure della sceneggiatura. "Matteo ci aveva portato una sceneggiatura molto divertente e originale che ci ha convinto subito a fare qualcosa con i giovani, poi gli abbiamo chiesto di osare di più. Non se l'è fatto ripetere due volte e così è arrivato Renato. - spiega Sonia Rovai, head of Scripted Production Sky Italia - Ha cambiato molto la filosofia della storia e il film ha perso qualcosa della sceneggiatura iniziale, ma ha guadagnato un tocco di novità che unisce generi diversi, come il teen movie e il supernatural, in una chiave ad hoc per il nostro pubblico".
Un cast di giovanissimi
È toccato ad Alessandro Sperduti e Martina Gatti il compito di dover dividere la scena con l'irriverente Renato, entrambi giovanissimi, lui con alle spalle cinema e tv (I Medici, I liceali, Heaven), lei con un'esperienza sul set di Skam. "Valentina è molto diversa dagli adolescenti di Skam, è una ragazza distrutta e completamente sola, ha una solitudine e una sofferenza che si porta addosso da piccolissima, ma troppo grandi per poter prendere qualcosa dalla mia vita", dice lei.
"Antonio cresce con Valentina, è più grande di lei ma fino a quel punto ci è arrivato forse con le idee poco chiare. L'ho fatto con passione, perché lavorare su se stessi, cercare di migliorarsi e aiutare gli altri come fa lui, è un aspetto che mi tocca tanto. Per il resto è molto diverso da me, forse nella seconda parte del film mi somiglia di più", aggiunge Sperduti.
Per Caterina Guzzanti invece, nel ruolo della madre di Valentina che se ne è andata di casa subito dopo la morte del figlio più piccolo, Mollami è stata l'occasione per tuffarsi nel suo primo ruolo drammatico: "Qui in mezzo sono una finta giovane - scherza - A questo personaggio ci sono arrivata scoprendo che mi piace fare ruoli drammatici e vorrò ancora farne in futuro. Ho pensato molto a mio figlio, ho immaginato tutto quello che vive lei, a cosa significherebbe perderlo. Dentro c'è tutto il dolore del mondo e in un ruolo simile da attrice hai la possibilità di mettere a frutto tutto ciò che hai studiato".