(Little) punk is not dead. Nathan, ragazzetto sboccato e senza pudore, è destinato a diventare un'icona teen per i telespettatori della fascia più giovane e sveglia; nessuno di loro, neanche per un istante, ha creduto che il riccioluto teppistello potesse schiattare sul serio alla fine della prima stagione di Misfits. La dipartita del sottilissimo irlandese era stata preceduta da un memorabile inno agli eccessi, alla libertà e alle imprudenze dell'adolescenza, manifesto della gioventù che fa rimpiangere agli ex giovani la troppa morigeratezza e punta il dito contro lo squallore degli amorfi under 20 con il cardigan e la camiciola inamidata che sviliscono la loro età. Il misfit più sfacciato e molesto, dopo le consuete figuracce e un goffo tentativo di salvare gli amici dallo spaventoso condizionamento mentale di una giovane bigotta, se ne va in gloria infilzato su una cancellata come il Septimus di Mrs. Dalloway. Tuttavia, il piccolo teppa non è morto (o meglio lo è ma non per molto) e resuscita grazie al suo superpotere, l'immortalità.
Se la prima stagione di Misfits è invariabilmente descritta come un incrocio tra Skins e Heroes, la seconda, che in UK trasmessa da E4, ha triplicato gli ascolti, sfugge a ogni classificazione e paragone, esibendo una personalità unica e debordante come quella del pestifero Nathan. Fox Italia compensa la brevità delle serie britanniche unendo le due stagioni (la prima va anche su Rai4) e privando l'affezionato spettatore di lunghe e spasmodiche attese (che ci tortureranno nell'attesa della terza).
I cinque protagonisti di Misfits vengono per lo più da famiglie incasinate (la mamma di
Nathan preferisce buttare fuori di casa sia lui che il compagno, il padre gli nasconde un fratellastro e il resto della banda non sta messo meglio), abusano di droghe e alcol quasi quanto i bristoliani di Skins, e dopo essere stati colpiti da un fulmine, hanno i superpoteri come quelli di Heroes. Fine delle analogie. Basta seguire la serie per rendersi della sua originalità. Misfits non è derivativa né di Skins nè di Heroes: gli impasticcati e alcolici virgulti se ne fregano delle loro miserie familiari, e se ne fregano della conquista del mondo o della sua difesa (la pubblicità della prima stagione su Fox è tutta sbagliata). Misfits non fa di vacui e viziati teenager americani degli idoli giovanili e soprattutto non soffre di pregiudizi di sorta e non giudica i suoi protagonisti. Lo svampito Nathan, l'introverso Simon, l'atletico Curtis, la sboccata Kelly e la sexy Alisha cercano di vivere spensieratamente schivando i guai - anche se i cadaveri degli assistenti sociali continuano a impilarsi - senza venire tentati da supereroismi (anzi Nathan si lascia sfiorare dall'idea di usare i poteri per compiere lucrosi crimini). Se escludiamo la premessa - quella del fulmine spuntato da nulla che regala superpoteri - Misfits permane saldamente nell'area della plausibilità, del realismo e della quotidianità di cinque adolescenti disadattati come tanti costretti a prestare servizio in comunità......in una periferia londinese improvvisamente infestata di superumani.
Con l'eccezione del quarto, orripilante episodio - sconclusionato, irritante, incoerente e improponibile nel mostrare un tizio immortale, una telepate, una seduttrice,
La seconda stagione coincide con una sensibile evoluzione nelle dinamiche relazionali dei protagonisti. Mentre tutti continuano a pensare che Nathan sia insopportabilmente logorroico, le reciproche opinioni cambiano: Nathan rivaluta Simon e ne diventa amico e improbabile mentore, mentre il flirt tra lui e Kelly si trasforma in solida amicizia; questi ultimi diventano sempre più protettivi nei confronti di Simon che intanto si avvicina ad Alisha
e diventa sempre più sicuro di sé, mentre la ragazza e Curtis si allontanano e questo inizia una relazione con la bellissima teleporta Nikki. I tentativi di Simon di tirare fuori la stoffa dell'eroe sono un'ottima occasione per il suo interprete, l'etereo ma atletico gallese Iwan Rheon, di fare del suo personaggio il più intrigante del gruppo, sia a livello diegetico che... estetico. Fondamentale nell'affermazione sociale e nell'acquisizione della sicurezza di Simon è la sua maturazione sessuale: non più invisibile per le ragazze - l'ex compagna di istituto psichiatrico Lucy è pazza di lui, la timida Jessica rischia l'ira assassina del padre pur di deflorarlo, e anche Alisha è attratta da lui - l'ex piromane idealista libera gradualmente lo spirito del combattente.Se nella prima stagione la personalità dei possessori di superpoteri in qualche modo ne definiva e pregiudicava le caratteristiche (la spacconaggine illimitata di Nathan, i complessi di Simon, la sensualità di Alisha e così via), la seconda innesca la destrutturazione delle singole qualità soprannaturali in declinazioni tali da lasciare di stucco il Clark Kent di Smallville. Grazie al ricorso a droghe sintetiche, i superpoteri si trasformano brevemente nel loro opposto - Nathan diventa mortale, Simon viene notato da tutti, Alisha provoca repulsione, Curtis va avanti nel tempo e Kelly ha la compulsione a palesare i suoi pensieri - mentre con l'aiuto di un "fulminato" arrivista possono scomparire o essere scambiati con altri in modo da continuare a rispecchiarne l'evoluzione caratteriale. L'espediente permette alla seconda stagione di chiudersi con un'enorme incognita: quali saranno i nuovi poteri dei ragazzi, e quanto rifletteranno della loro personalità in evoluzione?
Misfits non si limita a farsi beffe dei tabù, ma viola senza remore il dogma che impone il segreto sull'esistenza dei poteri e sull'identità dei portatori: il sesto episodio mostra un presente in cui l'esistenza dei ragazzi fulminati è palesata e conduce a una spirale di follia, nel quale coloro in possesso di una dote speciale
si lasciano trasformare in fenomeni da baraccone (Nathan si fa saltare la testa in diretta TV...). Tutto a causa di un teenager frustrato e in cerca di notorietà in grado di controllare... i prodotti caseari (il cervello di Nathan finisce avviluppato da una mozzarella!) che cerca di scannare la concorrenza e che viene fermato solo grazie all'opportuno retcon di Curtis.La serie teen ammicca alla popculture e spesso elargisce citazioni, dall'arrampicata del ragazzo gorilla che rimanda a King Kong, a Terminator (Alisha paragona il ragazzo incappucciato che viene da futuro a Kyle Reese), a Superman II (che rinuncia ai superpoteri permettendo a Zod di soggiogare la Terra), a Platoon (la morte di Bruno sulle note dell'Adagio di Albinoni)...
Allergica agli stereotipi, Misfits è costellata di battute demenziali che infestano le originalissime sceneggiature, tuttavia buona parte del merito va all'ottimo cast, tra cui spiccano Lauren Socha - la sua Kelly, perfetta truzza dal cuore d'oro è la più penalizzata dal doppiaggio - Iwan Rheon - insospettabilmente sexy e bravissimo nel gestire la doppia personalità - e Robert Sheehan, il quale vanta anche la carriera più solida. L'irlandese, recentemente presentato al pubblico americano grazie a Season of the Witch (accanto a Nicolas Cage e Ron Perlman), lavora incessantemente: è comparso nel cast - in una parte difficilissima - dell'inedita trilogia di Channel 4 Red Riding, poi è stato un eccezionale, disperato e sfortunato co-protagonista di Cherrybomb con Rupert Grint e un improbabile (non basta piastrarsi i riccioli e farsi crescere due peli sul mento per levarsi l'aria da ragazzino) gangster buono nella miniserie di RTé Love/Hate accanto ad Aidan Gillen, e prossimamente sarà nel teen horror prodotto da Idris "Luther" Elba Suicide Kids e nella commedia romantica Romeo and Brittney con la Karen Gillan di Doctor Who.
Nell'esagitata parte di Nathan, Sheehan, che ha 23 anni suonati ma ne dimostra 15, riesce a essere attraente nonostante l'aspetto infantile, simpatico nonostante la logorrea, protettivo nonostante l'egoismo, profondo nonostante la stupidità (la roulette russa, la morte di Daisy e la contrattazione per la vendita dei poteri fugano ogni dubbio). Il suo meglio lo dà nella
pazzesca puntata speciale natalizia, nella quale incontra la scapestrata e dolcissima Marnie, teenager squattrinata e di facili costumi prossima al parto. Tra i due è amore (e sesso) immediato. Marnie e Nathan, grottescamente teneri sono l'(anti)coppia del secolo: affiatatissimi fin dal primo scambio di battute, entrambi sono soli, indigenti, assatanati, coprolalici e chiacchieroni. Nathan vota immediatamente la sua esistenza alla cura di madre (con cui si accoppia in modo allegramente osceno e faticoso, visto il pancione di lei e l'ingombrante pancia posticcia da Babbo Natale di lui) e nascituro, e non esita a vendersi l'immortalità per aiutarli. Oltre a far commuovere senza pudore telespettatori solitamente immuni alle solite smancerie sentimentali, a livello narrativo la puntata natalizia pone le premesse per il rivoluzionario scambio di poteri di cui conosceremo i particolari nella terza stagione, inoltre reitera la critica all'ipocrisia morale del finale di stagione precedente: dopo aver dileggiato la virtù coercitiva di Rachel, Misfits fa a pezzi un falso cristo che sfrutta la fede per assecondare perversioni e sete di potere. Beffarda ed eretica, l'ultima puntata della seconda stagione celebra (il "magico" raccoglimento durante il canto natalizio) e contemporaneamente dissacra (l'epilogo splatter) la Natività, trasformando Marnie in Madonna impura che partorisce circondata da improbabili Magi. La scena è presto eletta il nostro nuovo momento di consacrazione del mito Nathan, che bissa quello del monologo anti-cardigan della precedente season finale. Lo speciale natalizio racchiude perfettamente lo spirito della serie teen, profana agguerrita dissacratrice delle ipocrite, intimamente immorali e devianti cugine americane, e ci lascia a patire l'astinenza (nel frattempo Nathan si farà come una zucchina) per un anno intero.