L'edizione 2015 delle Giornate degli Autori si concluderà con la proiezione, in anteprima internazionale, di The Daughter, l'esordio nel mondo del cinema dell'australiano Simon Stone. Dopo aver portato a teatro L'Anitra selvatica di Henrik Ibsen al Belvoir St. Theatre, il regista ha deciso di realizzarne un adattamento cinematografico, coinvolgendo nel progetto il premio Oscar Geoffrey Rush, Sam Neill, Ewen Leslie (che aveva già recitato nella produzione per il palcoscenico), Anna Torv, Paul Schneider, la giovane esordiente Odessa Young e Miranda Otto.
La storia inizia con il ritorno di Christian nella sua casa natale, in una città decadente, un tempo dedita alla produzione di legname, per assistere al matrimonio di suo padre, Henry, con la ben più giovane Anna. L'uomo coglie l'occasione per riallacciare i rapporti con il suo amico d'infanzia, Oliver, ora disoccupato dopo aver perso il lavoro nella segheria. Quando conosce la moglie, la figlia e il padre di Oliver, Christian scopre un segreto che potrebbe avere effetti devastanti sulla propria famiglia.
La famosa interprete di Eowyn nella trilogia de Il signore degli anelli, nel lungometraggio ha il ruolo di Charlotte: una donna il cui passato emerge progressivamente nel corso del film. Miranda, per un curioso scherzo del destino, aveva fatto la sua prima audizione cinematografica proprio per il ruolo di Hedvig in un adattamento cinematografico dell'opera di Ibsen, mentre ora, a distanza di anni, ha ottenuto la parte della madre della ragazza al centro del dramma.
E' un film che affronta emozioni molto forti, come si è preparata alla parte?
Sapevo che Simon, venendo dal mondo del teatro, voleva provare molto ma io non potevo essere in Australia perché ero impegnata altrove, quindi Ewen Leslie è venuto a Los Angeles per provare alcune sequenze, mentre Simon era collegato via Skype e abbiamo parlato un po' del ruolo, abbiamo cercato di costruire la storia, abbiamo anche improvvisato. E' stato bello non arrivare sul set del tutto preparati. Simon voleva infatti mantenere l'interpretazione il più fluida possibile e ho pensato che emotivamente tutto sia venuto nel modo giusto.
Quanto tempo prima dell'inizio delle riprese ha iniziato a lavorare con il filmmaker?
Ho iniziato a provare con Simon, anche via Skype, poco dopo aver ottenuto la parte. Ho fatto su e giù da Los Angeles all'Australia per un po', per poter iniziare a lavorare con il regista, e poi abbiamo proseguito con il lavoro organizzandoci a distanza prima di arrivare sul set.
Nel film la giovane Hedvig ha un rapporto molto speciale con il padre, più che con la madre, come è stato costruito questo legame particolare?
E' stato molto interessante per me vedere come la madre non sia molto presente nella sua vita, probabilmente distante dallo schermo lo è ma non lo vediamo nel film. La storia è davvero concentrata sul rapporto tra padre e figlia. Per Charlotte, il mio personaggio, penso che la persona più importante al mondo sia il suo partner e poi sua figlia; quello era il mio pensiero sulla situazione. Come madre pensavo a diversi modi in cui lei avrebbe potuto essere più presente, ma non c'era spazio per mostrarli. E' come se Charlotte stesse aspettando che cresca e di lasciarla andare.
Come ha lavorato insieme a Odessa Young?
Odessa è così giovane e sembra così grande! Sono rimasta colpita quando l'hanno trovata perché era importante scegliere una ragazza che fosse speciale, intelligente e brillante, e si vede il grande potenziale che possiede il talento giusto per emergere. E sono felice che ci siano riusciti.
Ha contribuito alla scelta?
Quasi tutti gli interpreti erano già stati scelti quando sono stata coinvolta nel progetto, avevo visto Odessa ma non si era ancora deciso se la parte sarebbe andata a lei. Ho provato con un'altra ragazza che avrebbe potuto avere il ruolo di Hedvig, ma è stato un incontro avvenuto ancora durante una situazione di indecisione.
Che cosa le è piaciuto del personaggio di Charlotte?
Ho amato che all'inizio non si sappia molto di lei e poi si scopre sempre di più del personaggio: nelle prime fasi sembra quasi la sua storia sia secondaria e poi progressivamente è sempre più importante.
Come è stata coinvolta nel progetto?
Ho visto alcune rappresentazioni dello spettacolo teatrale, mi hanno detto che stavano per realizzarne un adattamento cinematografico ed ero veramente elettrizzata dall'idea. Ho incontrato il regista e i produttori, ed è stato immediatamente grandioso. Non avevo mai incontrato prima Simon ed è stato molto semplice relazionarmi con lui e avere un rapporto professionale. E' stato entusiasmante.
Le piacerebbe tornare a lavorare a teatro?
L'ultima volta che ho recitato su un palcoscenico è stata nel 2011, e potrei ritornare presto a teatro, anche se è complicato perché è un grande impegno e richiede di essere disponibile a lungo, anche più di un anno per un unico progetto. Una situazione molto complicata.
E per quanto riguarda il mondo della tv?
Il cinema indipendente sta vivendo un periodo difficile perché la maggior parte dei blockbuster ha assunto un ruolo di grande importanza ed è complicato trovare ruoli interessanti e di qualità. E ora ci sono più opportunità grazie alla televisione. Penso che si debba semplicemente mantenersi al passo con i tempi e fare quello che sembra giusto.
La realtà australiana è diversa da quella statunitense?
In Australia si realizzano circa 14-20 film ogni anno al massimo, quindi non ci sono così tanti script in giro. E negli Stati Uniti non ci sono molti film come The Daughter. O forse non vengono proposti me, ma ci sono veramente tanti tanti progetti televisivi fantastici. Ed è una situazione in continua evoluzione. Con tutte le piattaforme nuove, le persone pensano che sia il caso di prendersi dei rischi perché si sta cercando di trovare le idee grandiose in grado di conquistare l'attenzione del pubblico in una situazione sempre più ricca di possibili concorrenti.
Percepisce anche lei una disparità a Hollywood tra le donne e gli uomini?
La prima volta che sono andata negli Stati Uniti avevo realizzato molti film girati dalle donne, era una situazione di parità tra registi uomini e donne. Ma negli States era una realtà tutta al maschile, anche nella produzione. Ora è un po' cambiato: ci sono più donne registe, ma sono rimasta piuttosto sconvolta dalla differenza esistente a Hollywood. L'Australia è più all'insegna dell'uguaglianza, anche se bisogna ammettere che i numeri non sono molto buoni nemmeno lì.