Film piccolo, delicato, divertente ed emozionante, Mio fratello rincorre i dinosauri è arrivato al cinema dal 5 settembre puntando a conquistare il pubblico: duecentocinquanta copie del film sono indizio importante di una distribuzione, gestita da Eagle, che crede nel progetto e nella sua capacità di raggiungere il grande pubblico, così come è riuscito a fare anche il toccante romanzo di Giacomo Mazzariol, lettura consigliata anche nelle scuole italiane che racconta il complesso rapporto tra lui e il fratello minore affetto da sindrome di Down. Rispetto al libro, il film diretto da Stefano Cipani vira maggiormente verso la commedia, affidandosi anche a qualche nome di spessore, da Alessandro Gassmann a Isabella Ragonese, per accompagnare il cast di giovanissimi, e funziona nella sua intenzione di proporsi come film per famiglie.
Film piccolo che diventa grande
"Il film è partito in un certo modo e si è trasformato" ricorda il regista Stefano Cipani raccontando quella "serie di miracoli uno dopo l'altro" che sono accaduti da quando ha letto il libro all'incontro con l'autore Giacomo Mazzariol e la sua famiglia, di cui si è innamorato quanto della storia del romanzo. Dopo anni alle prese con corti, Cipani è arrivato a questa prima grande occasione del tutto preparato, tanto che la stessa Rossy De Palma, che nel film interpreta la zia del protagonista, assicura che non hanno avuto "nessuna sensazione che fosse il suo primo film", parlandone come di un "regista con grande sensibilità." È evidente che a un certo punto dello sviluppo si sia intuito che si fosse al lavoro su una storia che poteva intercettare un grande pubblico e ci si è spinti in quella direzione. Così si spiega l'aver scritturato due nomi come Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese, per i ruoli dei genitori di Giacomo, con più spazio rispetto all'originale cartaceo. Ma si è cercato anche di usare "un linguaggio universale che non fosse repellente per i coetanei dei protagonisti," ha spiegato Giacomo Mazzariol, "perché troppe storie non parlano la loro lingua."
Mio fratello rincorre i dinosauri, recensione: Piccolo grande Gio
La commedia e la realtà
"Quando accetto un film seguo la storia" ha dichiarato Gassmann, "scritta da un ragazzo di 18 anni e diretta da un altro che ne ha solo 33", e nel caso specifico si tratta di una storia adatta a raccontare argomenti importanti, perché "tratta di comunicazione e vergogna, di una famiglia che con la nascita di Giò è costretta ad ascoltarsi di più. Ma su Giò si fa un parallelo anche con la popolare Greta Thunberg, sottolineando un aspetto che il libro di Mazzariol introduce fin da subito: la disabilità vista come un superpotere, una caratteristica di persone speciali. Approfondisce il discorso Alessandro Gassmann, che accusa una società "in cui qualunque tipo di diversità viene vissuto con paura e aggressività, soprattutto in rete. Questo film aiuta perché è una commedia, che è l'arma più potente che può avere il cinema. La commedia, quando è misurata, è il modo migliore per rappresentare la realtà."
E non è stato un adattamento semplice, per la natura aneddotica del libro. "Il lavoro fatto" ci ha spiegato Mazzariol che ha co-scritto il libro con Fabio Bonifacci, "è stato di prendere i nuclei concettuali ed emotivi e metterli in una storia che potesse essere cinematografica." Una versione ulteriormente romanzata dei personaggi già letti nel libro, a loro volta arricchiti rispetto a quelli che in realtà facevano parte della vita del giovane autore. Su tutti il piccolo Lorenzo Sisto, meraviglioso interprete di Giò, perfettamente cosciente di quanto gli accadeva intorno e della situazione in cui si trovava. Giovani attori che danno freschezza alla storia in un film corale che "dà tanti piccoli insegnamenti", come sottolineato da Mazzariol che ha anche spiegato come la sua sia "una storia semplice che ognuno di noi può aver incontrato nella vita."
Non solo Giacomo: i Mazzariol cuore del film
"Se ci fossero più famiglie Mazzariol nel nostro paese," ha dichiarato Alessandro Gassmann, "saremmo in una condizione migliore di quella in cui ci troviamo." Una famiglia semplice, unita e compatta che diventa il vero cuore del film. "Nella realtà" ha aggiunto Isabella Ragonese "ci sono sempre meno famiglie numerose, ma mi ha colpito l'idea di questa piccola comunità che rappresenta un esempio dello stare insieme. La risposta che danno è sempre comunitaria ed è importante di questi tempi perché se sei da solo ad affrontare le difficoltà, sei meno forte." Una cosa rivoluzionaria che va di pari passo con la gioia che il film comunica. Le fa eco Mazzariol che spiega come abbiano "messo in scena una famiglia che fa sbagliare i propri figli e, facendo questo, li fa crescere." E a giudicare da quanto ha ottenuto in età così giovane, Giacomo Mazzariol ne è la prova lampante.