Un soldato mette il piede su una mina in territorio ostile: quel semplice gesto cambia per sempre la sua vita, ridotta ormai a poche ore, che si dilatano fino a coprire l'arco di un'intera esistenza, fatta di rimpianti, occasioni perse, ricordi ormai sfumati. Un solo passo può essere la fine di tutto, o forse no? Per Mine, il loro film d'esordio, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro hanno scelto una storia solo in apparenza di guerra: affidandosi alle spalle larghe di Armie Hammer, che interpreta il protagonista Mike Stevens, i registi italiani hanno affidato il peso di un progetto, e di un ruolo, molto più impegnativo all'attore americano, che, per la prima volta nella sua carriera, regge il peso di una pellicola completamente su di sé.
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, due registi che giocano con i generi
Dalle atmosfere della guerra si passa infatti alle tinte del thriller psicologico, con scene oniriche che mescolano realtà e ricordi, non dimenticando l'azione, e con ampio spazio per il dramma, il tutto ruotando a un personaggio che non ha possibilità di movimento, almeno fisico, perché la sua mente invece viaggia veloce e lontano. Un'impresa del genere ha quasi del miracoloso per il cinema italiano: approcciandosi a Mine (titolo che gioca con la lingua, che in inglese vuol dire sia "mina" che "mio") sembra infatti di guardare non un film italiano, ma americano, o comunque dal respiro internazionale, dallo stile impetuoso e dalle immagini curate, cose a cui purtroppo siamo ormai poco abituati.
La pellicola invece è "molto italiana", come direbbe lo Stanis La Rochelle di Boris, ma in senso positivo: realizzata in maniera artigianale, con grande cura per il montaggio, la fotografia e la musica, e con una spiaggia a fare da deserto, ricreato poi in post-produzione, Mine racchiude tutto l'amore per il cinema, e per quello di genere in particolare, di due amici che si sono conosciuti sui banchi di scuola: "Ci piace il genere per raccontare delle storie anche personali" ci ha detto Guaglione, che abbiamo incontrato all'anteprima romana del film, continuando: "E il genere è fatto e si nutre di simboli. Abbiamo usato degli elementi-simbolo, utilizzati spesso dal cinema americano, ma in cui chiunque si può rispecchiare, rendendo la storia universale".
I piedi enormi di Armie Hammer e i turisti cancellati
Non sono fratelli, come diverse note coppie di registi del cinema, dai Coen ai Taviani, spesso discutono, ed è proprio questa la forza della coppia Guaglione - Resinaro, che unisce due punti di vista in uno: "È molto difficile confonderci, abbiamo punti di vista differenti, ci confrontiamo e cerchiamo di trovare un equilibrio" ci ha detto Guaglione, seguito da Resinaro:"Non siamo fratelli, anche perché altrimenti i nostri genitori avrebbero davvero poca fantasia nello scegliere i nomi, visto che ci chiamiamo entrambi Fabio!". La scelta del protagonista Armie Hammer non è stata scontata, in realtà i registi inizialmente avevano in mente un altro attore, ma la star americana ha fortemente creduto nel progetto, tanto da volerlo anche produrre: "Si è creato un bello scambio con Armie, anche se aveva dei piedi enormi e lo scarpone abbiamo dovuto farlo su misura. C'è stato un ritardo nella consegna e abbiamo rischiato di andare in Spagna senza la giusta scarpa: sarebbe stato un problema, l'inquadratura sarebbe venuta molto meno bella". A proposito di Spagna: una spiaggia fa da controfigura al deserto dell'Afghanistan e in post produzione tutti i turisti e gli elementi estranei sono stati eliminati: "Era pieno di turisti inglesi nudi che non capivano cosa stava succedendo: abbiamo dovuto cancellarli uno per uno in post produzione".