Mimì - Il principe delle tenebre, recensione: vampiri, amore e gore, che sorpresa l'horror di Brando De Sica

La recensione di Mimì - Il principe delle tenebre, esordio alla regia di Brando De Sica con un horror romance romantico e stilizzato.

Mimì - Il principe delle tenebre, recensione: vampiri, amore e gore, che sorpresa l'horror di Brando De Sica

Figlio e nipote d'arte, Brando De Sica onora la passione di famiglia per l'horror con lo splatter vampiresco Mimì - Il principe delle tenebre, un'avventura dark romantica e struggente che si intreccia al gangster movie dando vita a una pellicola patchwork originale e piena di omaggi al genere. Dopo una discreta esperienza nella regia di corti e spot, De Sica ha le spalle abbastanza forti per affrontare il debutto nel lungometraggio optando per un genere che in Italia ha fortune alterne. Il coraggio non manca di certo al giovane autore, che firma la sceneggiatura con il veterano Ugo Chiti e con Irene Pollino Giolai.

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Mimì - Il principe delle tenebre, una scena del film

Ma Mimì - Il principe delle tenebre non funzionerebbe senza gli interpreti giusti. Il film racconta essenzialmente una storia d'amore tra freaks: Mimì e Carmilla sono due disadattati che, per un motivo o per l'altro, vengono respinti dalla società. Loro stessi, per primi, non riescono ad accettare le proprie diversità. Mimì (Domenico Cuomo) è un pizzaiolo napoletano orfano con una deformazione ai piedi che lo rende lo zimbello del quartiere, Carmilla (Sara Ciocca) è convinta di essere una discendente del Conte Dracula e se ne va in giro a caccia di sangue. Dal loro rocambolesco incontro nascerà una tenera storia d'amore che avrà conseguenze inaspettate.

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Mimì - Il principe delle tenebre, Domenico Cuomo in una scena

Lo scudo del genere spinge Brando De Sica a mettersi in gioco realizzando una pellicola eccentrica, capace di azzardare, che si allontana dalla tradizione per poi recuperarla all'improvviso. Un lavoro imperfetto, ma travolgente. L'entusiasmo nei confronti del mezzo cinematografico, unito all'esperienza maturata grazie alla tradizione familiare, trapela da ogni singola inquadratura. A tratti deborda al punto da prendere la mano a De Sica, facendolo eccedere nelle atmosfere nelle scenografie cariche e nella violenza grafica. Ma questa è proprio la forza di Mimì - Il principe delle tenebre, un film che offre allo spettatore ciò che non si aspetta... o che non ha il coraggio di chiedere.

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Mimì - Il principe delle tenebre, Domenico Cuomo in una scena

In uno strano connubio tra Tim Burton e Nicolas Winding Refn, il pubblico viene invitato a tifare per Mimì e Carmilla e per il loro progetto di lasciarsi alle spalle lo squallore e la miseria di Napoli per fuggire in Transilvania, dove potranno vivere appieno la propria diversità. In un pegno d'amore estremo, il timido pizzaiolo arriva perfino a farsi limare e sagomare i denti da vampiro per essere più adeguato fisicamente all'amata, tutta occhi bistrati, pelle candida, rossetti color sangue e capelli nerissimi. L'empatia non sfocia però nell'immedesimazione, resa impossibile dall'estrema stranezza di questi due innamorati così sfuggenti e così incapaci di raccontarsi fino in fondo in un film in cui spesso e volentieri luci sparate, musiche, ambienti e colori prendono il sopravvento sulla storia.

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Mimì - Il principe delle tenebre, Brando De Sica e il suo cast a Locarno 2023

Seguire la trama di Mimì - Il principe delle tenebre non è poi così semplice. Brando De Sica infarcisce la sua opera di ingredienti diversi, così alla linea narrativa della violenza legata all'ambiente della camorra si intreccia quella "soprannaturale" che deriva dalla natura vampiresca di Carmilla. La ragazza, impegnata nella ricerca della tomba di Dracula (che secondo un'antica leggenda potrebbe trovarsi nel chiostro di Santa Maria La Nova), arricchisce poi la trama di un ulteriore filone, legato all'esplorazione della Napoli sotterranea, luogo magico ed esoterico, sede di riti misteriosi e cerimonie di sangue. E quando crediamo di aver capito, ecco che con un colpo di spugna il regista cambia tutto ancora una volta.

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Mimì - Il principe delle tenebre, Brando De Sica a Locarno 2023

Quella verità dei sentimenti che va cercando nel suo coming of age gotico, Brando De Sica la trova ingaggiando prima di tutto due veri adolescenti. Come Mimì, Domenico Cuomo è napoletano e non ha ancora compiuto vent'anni, Sara Ciocca ne ha appena quindici. L'alchimia tra i due interpreti, uniti contro il mondo - in primis contro il criminale Bastianello, bullo di turno, figlio del boss locale, e la sua gang - è il motore che spinge il film verso un finale gore da Grand Guignol. Apprezzabile la scelta di De Sica di non autocensurare linguaggio forte e scene violente, funzionali sia al contesto criminale che a quello vampiresco, usandoli come mezzo espressivo per raffigurare la forza dirompente degli amori adolescenziali. E quando il romance sfocia nel nero, l'horror prende davvero il volo grazie alla notevole maestria registica sfoggiata da De Sica e alla suggestiva fotografia di Andrea Arnone. La tecnica si mette ancora una volta al servizio dell'iconografa gotico-vampiresca permettendoci di (ri)scoprire una una Napoli come non l'avete mai vista.

Conclusioni

Il coraggio non manca a Brando De Sica, figlio e nipote d'arte che osa confezionando come opera prima un horror gore violento e stilizzato che è anche una tenera storia d'amore tra due freaks adolescenti, il pizzaiolo Mimì e l'aspirante vampira Carmilla. Pellicola variegata ed eccentrica, che mescola la violenza della Napoli criminale e notturna con atmosfere gotiche ed esoteriche. Notevole la tecnica registica sfoderata da De Sica che si avvale di un team di tecnici notevole dando alla sua pellicola un look unico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Brando Di Sica racconta una storia d'amore tenera e coinvolgente immersa in atmosfere horror gotiche.
  • La Napoli inedita, noir e crepuscolare, che emerge dal film.
  • La chimica innegabile tra i due giovani protagonisti.
  • L'immenso lavoro del reparto tecnico e registico per dare alla pellicola il suo look unico.
  • Il colpo di scena finale.

Cosa non va

  • La storia non è sempre lineare, alcuni passaggi risultato un po' forzati.
  • Il look stilizzato rischia di distrarre l'attenzione dalla storia.