Quello che mi affascina sono le persone che vorrebbero essere qualcosa ma si comportano in maniera contraddittoria; che direbbero 'Voglio essere felice, ma continuo a fare cose che mi rendono infelice'.
Parlare di Paul Schrader significa parlare anche (e a volte soprattutto) del cinema di Martin Scorsese: inevitabile, del resto, dal momento che dalla penna di Schrader sono scaturiti alcuni tra i più importanti film del grande regista italoamericano. Nato a Grand Rapids, in Michigan, il 22 luglio 1946, in una famiglia calvinista, con una formazione accademica da filosofo e una passione per Carl Theodor Dreyer, Yasujiro Ozu e Robert Bresson, Paul Schrader ha apportato un contributo fondamentale alla New Hollywood, avviando un percorso che avrebbe proseguito nei decenni successivi con ferrea coerenza: "C'è la generazione che ha fatto le regole, la generazione che le ha codificate. La generazione che le ha infrante - quella è la mia. La generazione che le ha derise - quella di Tarantino. E adesso c'è una generazione che non sa che siano mai esistite".
Fratello minore di Leonard Schrader (nato nel 1943 e scomparso nel 2006), ricordato come lo sceneggiatore de Il bacio della donna ragno, assieme a lui Paul realizza il copione di Yakuza, magnifico neo-noir portato sullo schermo nel 1974 da Sydney Pollack. La predisposizione per il genere crime viene poi riversata, nel 1976, nei copioni di Obsession - Complesso di colpa di Brian De Palma ma soprattutto di Taxi Driver, primo capitolo del sodalizio con Martin Scorsese: con la figura di Travis Bickle, il Messia sanguinario determinato a lavare nel sangue i peccati di una livida New York, Schrader disegnerà un archetipo dell'antieroe del cinema americano degli anni Settanta. Nel 1980, sempre in collaborazione con Scorsese, sarà la volta di Toro Scatenato, fosco ritratto del pugile Jake LaMotta, seguito da due pellicole imperniate sul tema religioso, declinato però in chiave di dubbio e di conflitto: L'ultima tentazione di Cristo e Al di là della vita.
Elementi e ossessioni di cui è innervata anche la filmografia di Paul Schrader in qualità di regista: una produzione iniziata nel 1978 con il dramma a sfondo sociale Tuta blu, sulla vita quotidiana e le tensioni della classe operaia del Michigan, e pronta ad arricchirsi con The Card Counter, con Oscar Isaac e Tye Sheridan, in uscita il 10 settembre negli USA. Nel mezzo, una ventina di titoli di alterna fortuna, ma in grado di raccontare con spiazzante realismo il cuore nero dell'America e le sue contraddizioni: un itinerario che ripercorriamo di seguito con una rassegna, in ordine cronologico, dei migliori film di Paul Schrader.
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1. Hardcore
La rispettabilità borghese tragicamente crepata da una scoperta in grado di far vacillare ogni certezza del protagonista: in Hardcore, seconda opera da regista di Schrader, del 1979, un dolente George C. Scott presta il volto a Jake Van Dorn, uomo d'affari scosso dall'improvvisa scomparsa della figlia Kristen, ma ancor di più dalla notizia che la giovane è fuggita di casa per entrare nel sottobosco del cinema porno. Come per il Robert De Niro di Taxi Driver, anche l'esperienza del Jake di Hardcore è assimilabile a una catabasi in un mondo sconosciuto che gli provoca repulsione, e al quale l'uomo tenterà di far fronte aggrappandosi ai principi della sua fede calvinista. Come per molti altri film di Schrader, il conflitto dell'eroe diventa così in primo luogo un conflitto di natura morale, nonché la presa d'atto di una realtà al di fuori dei propri modelli di pensiero.
2. American Gigolò
Poche pellicole hanno saputo fotografare e, per vari aspetti, anticipare l'immaginario degli anni Ottanta, le loro suggestioni e la loro estetica, con la forza dirompente di American Gigolò. Uscito nel 1980, all'alba del decennio, il maggior successo di pubblico nella carriera di Paul Schrader si svolge nella cornice patinata dei quartieri alti di Los Angeles, territorio di conquista e di lavoro dell'aitante escort Julian Kaye, un ruolo che avrebbe consacrato un astro nascente quale Richard Gere. Julian, che si muove in questo microcosmo dorato con sicurezza e cinismo, si ritrova però ingabbiato in un torbido intreccio noir quando diventa il principale indiziato in un caso di omicidio; e Schrader adopera i codici del thriller per trasformare la fatua routine del protagonista in un incubo di sospetti e di paranoia. Tre decenni più tardi, nel 2007, Schrader tornerà a confrontarsi con American Gigolò attraverso un altro noir molto simile, l'interessante e sottovalutato The Walker, con Woody Harrelson.
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3. Mishima - Una vita in quattro capitoli
Nella filmografia di Paul Schrader, Mishima - Una vita in quattro capitoli costituisce il progetto forse più atipico: sia perché si tratta di una parentesi al di fuori della realtà americana, sia per la natura sperimentale e dai tratti postmoderni della biografia di uno dei massimi scrittori giapponesi del ventesimo secolo, Yukio Mishima, interpretato da Ken Ogata. Schrader, autore del copione insieme al fratello Leonard, mescola infatti i momenti salienti dell'esistenza di Mishima con echi letterari di alcuni suoi libri (Confessioni di una maschera, Il padiglione d'oro, La casa di Kyoto e Cavalli in fuga), realizzando una commistione fra vita vissuta e finzione romanzesca, nella cornice di scenografie vistosamente artificiali e accesi cromatismi usati in chiave espressionista. Boicottato in Giappone e semi-ignorato dal pubblico all'epoca della sua uscita, nel 1985, il film rimane tuttavia uno dei più affascinanti e coraggiosi nella carriera di Schrader.
4. Affliction
Non solo soggetti originali: dopo Paul Theroux (Mosquito Coast, diretto da Peter Weir), il memoriale di Patricia Hearst (Patty - La vera storia di Patty Hearst), Nikos Kazantzakis (L'ultima tentazione di Cristo) e Ian McEwan (Cortesie per gli ospiti), nel 1997 Paul Schrader cura l'adattamento di Tormenta, un romanzo di Russell Banks, con Affliction, uno dei suoi film più apprezzati. Nick Nolte regala una performance impressionante nel ruolo di Wade Whitehouse, sceriffo di un paese di provincia del New Hampshire, diviso fra i propri problemi personali e i sospetti legati alla morte di un concittadino, su cui l'uomo è impegnato a indagare. Temi da sempre cari al cinema di Schrader, come i dilemmi etici, la difficoltà dei rapporti familiari e l'ombra della figura paterna, incarnata dal rude e violento Glen di James Coburn, trovano in Affliction un'esecuzione estremamente incisiva.
5. First Reformed
Dopo una serie di pellicole passate piuttosto sottotraccia, o disconosciute dallo stesso autore (Il nemico invisibile, rieditato contro la sua volontà), nel 2017 Paul Schrader torna a raccogliere le lodi della critica con First Reformed, distribuito l'anno seguente nelle sale: un tesissimo dramma sulla religione e il senso morale, basato in gran parte su Il diario di un curato di campagna di Robert Bresson, con un intenso Ethan Hawke nei panni di Ernst Toller, pastore di una chiesa riformata newyorkese, in preda a un'acuta crisi individuale. Gli spettri che scuotono la coscienza di Toller confluiranno nell'angoscia per la catastrofe ecologica a cui sta andando incontro il pianeta, spingendo l'uomo verso una decisione fatidica. Tra i film più radicali del regista, First Reformed è l'ennesima conferma di uno dei talenti più rigorosi e privi di compromessi che abbiano impreziosito il cinema americano nell'ultimo mezzo secolo.