Mi si nota di più se provo a stilare una classifica dei film di Nanni Moretti e sbaglio o se non ci provo per niente? E scelgo dieci film, mettendoli tutti sullo stesso piano? Il sol dell'avvenire, il nuovo film di Nanni Moretti, e il suo recente passaggio al Festival di Cannes, hanno riacceso l'interesse su Nanni Moretti. Non che si fosse mai sopito, anzi: Moretti è autore che suscita sempre attenzione, anche quando non esce un suo film. È un intellettuale che come pochi altri è in grado di leggere la società e la politica, e viene interpellato spesso (e nel suo ultimo film non manca di ironizzare sulla cosa, come quando gli chiedono un parere sui cinghiali e sugli orsi). Ma dicevamo questa cosa all'inizio dell'articolo perché non è facile stilare una classifica dei film di Nanni Moretti: sono tutti di altissimo livello, sempre contraddistinti da grandi idee, battute che restano impresse nella memoria. Man mano Moretti ha affinato sempre più il lavoro sull'immagine, riuscendo a creare, partendo dai primi, semplici film, delle opere visivamente sempre più potenti. I suoi film vanno valutati per tante cose, tra cui anche l'importanza per il periodo in cui sono usciti, la loro portata internazionale, il segno che hanno lasciato nella Storia del cinema italiano.
Ma poi, alla fine, è tutto soggettivo, ed è questo quello di cui vi avvisiamo: ognuno di noi ha il suo Moretti del cuore, quello che ha fatto scattare il colpo di fulmine, quello con il quale si sente più in sintonia. Come dicevamo in occasione dei segreti de Il sol dell'avvenire, del regista ci ha sempre colpito il suo essere profetico. Da quel finale de Il Caimano, con il Palazzo di Giustizia sotto attacco, fino al caso di Habemus Papam, che vedeva al centro un Papa dimissionario. Anche Il sol dell'avvenire colpisce in questo senso: parla di guerra, e di un'invasione russa, quella in Ungheria nel 1956, ed è impossibile non pensare all'Ucraina. Allora, confidando anche nella vostra clemenza, proviamo a raccontarvi i migliori film di Nanni Moretti. Ne abbiamo scelti 10.
10. Ecce bombo (1978)
"Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose" è una delle frasi storiche che definiscono il cinema di Nanni Moretti e, in fondo, una generazione intera che è cresciuta con i suoi film. E arriva da qui, da Ecce bombo, la sua opera seconda, del 1978, che segue il debutto di Sono un autarchico del 1976. Moretti incarna ancora, dopo il primo film, il suo alter ego Michele Apicella, studente universitario: seguiamo i suoi dialoghi grotteschi con i genitori, con la sorella Valentina, con le ragazze e con i compagni di università, con i quali aveva militato nel Movimento Studentesco, e con i quali si dedica a delle sessioni di autocoscienza. "Penso che sbagliamo quasi tutto: nei rapporti con le donne, tra noi, con lo studio, in famiglia, nel lavoro" dice uno di loro. Ecce bombo è una satira della generazione post sessantottina. Prodotto da Michele Placido e Flavio Bucci, fu girato in 16 mm per poi essere portato a 35mm per la distribuzione nei cinema. Film generazionale e storico, ha in sé battute come "Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?!". E la leggendaria "Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?".
Ma come parla? Le frasi e le scene culto del cinema di Nanni Moretti
9. Mia madre (2015)
"Tutti pensano che io sia capace di capire la realtà". Lo dice a una conferenza stampa, nella finzione del film Mia madre (2011), Margherita (Margherita Buy), chiaro alter ego di Nanni Moretti, uno dei tanti transfer che il regista ha fatto con altri attori. Mia madre è un film nel film. Margherita è una regista che sta girando una storia sul mondo del lavoro: ma lei sente di non capirla, la realtà, di non capire niente, mentre sta per perdere la madre, non sa come prendere la figlia adolescente e la vita sembra sfuggirle di mano. È probabilmente quello che sente lo stesso Moretti, in realtà da anni lettore attento della nostra società e della nostra politica, ma in modo piuttosto intimo e laterale. Mia madre è un film sull'elaborazione di un lutto, come La stanza del figlio, ma è anche un film sulla propria inadeguatezza, sul proprio disagio di relazionarsi con le persone. Il film racconta un fatto accaduto nella sua vita, la morte della madre, avvenuto durante il montaggio di Habemus Papam. Ma è molto altro: Moretti riesce a parlarci della paura per una cultura che forse sta per svanire, con il sogno di una fila lunghissima per entrare davanti a un cinema d'essai, con la preoccupazione di Margherita che tutti quei libri di latino della madre vadano perduti. C'è la preoccupazione che scompaiano i volti degli operai, i volti veri, come quando, in una scena in fabbrica del film nel film, le comparse sono tutte truccate, con le unghie e i capelli fatti, con le sopracciglia ritoccate. Mia madre, seppur con una donna come protagonista, continua anche il diario personale dell'autore. E così fa venire i brividi pensare che quel bambino che in Aprile avevamo visto nascere, e ne Il caimano cercare quel pezzetto mancante nelle costruzioni, qui (la protagonista ha una figlia) impara ad andare in motorino e si innamora. Moretti sceglie per sé il ruolo del fratello della protagonista, lasciando a John Turturro la parte del "fool". E, comunque, ci ricorda che "il regista è solo uno stronzo a cui permettete di fare di tutto".
8. Habemus Papam (2011)
"Faccio l'attore, giro da una città all'altra, faccio le prove". È quello che il neoeletto Papa Melville (Michel Piccoli) racconta a una psicanalista. Melville è appena stato eletto Papa, ma non si è sentito all'altezza del ruolo, ha chiesto tempo, e ora è fuggito dal Vaticano. Ma può un Papa non sentirsi all'altezza? In quel "faccio l'attore" c'è tutto il senso di Habemus Papam (2011): il desiderio di una persona che da giovane voleva recitare e non fu preso all'accademia. E il peso di un ruolo, come quello del Papa, del dover recitare un copione, di mostrare anche quello che non si è. Habemus Papam è anche questo, un film shakespeariano, dove Nanni Moretti si ritaglia il ruolo del "fool", del jolly che spariglia le carte, uno psicanalista in pieno conflitto, perché anima e subconscio non sono compatibili. Il Vaticano rosso porpora raffigurato da Moretti è grottesco e surreale. E lo sguardo del regista è incredulo, estraneo, ma rispettoso. Il suo è un viaggio dentro l'uomo che sta dietro all'icona. E in quanto uomo anche il Papa ha l'ansia da prestazione come tutti noi. Non è un Moretti tagliente, è un Moretti che smussa gli angoli, anche se qualche stilettata la lancia: il Vaticano dove la benzina costa meno, dove c'è la farmacia con le medicine che non si trovano a Roma. "Da tempo la Chiesa ha difficoltà a capire le cose, abbiamo avuto difficoltà ad ammettere le nostre colpe". Fa dire anche questo al suo Papa, Moretti, e sono comunque parole importanti, pesanti, che in molti auspicherebbero di sentire, dentro e fuori la Chiesa. Moretti ci stupisce con uno dei suoi colpi di genio, quel torneo di pallavolo tra cardinali in attesa al Vaticano. È un film che ci ha stupito in occasione della sua uscita. Ma non credevamo che il Papa dimissionario sarebbe diventato realtà.
7. Aprile (1998)
Aprile (1998) arriva dopo Caro diario, e un po' ne ripercorre la formula, quella del diario personale. E per questo, forse, è considerato un lavoro minore. Ma è godibilissimo ed è il trait d'union tra un film come Caro diario, per il suo carattere intimo, e film più politici come Il Caimano. Aprile, infatti, inizia con la vittoria di Forza Italia e Silvio Berlusconi alle elezioni del 1994 (annunciate da Emilio Fede...), con Nanni che si fa un'enorme canna. E prosegue con la crisi della sinistra fino alle elezioni del 1996, quelle in cui il centro-sinistra, con Romano Prodi, vince, e sarà una delle due volte che verrà interrotto il "ventennio" di Berlusconi. Moretti, che prima pensa di girare un film politico su Berlusconi e poi un musical su un pasticciere trotzkista, nel frattempo apprende dalla moglie di aspettare un bambino, che nascerà il 18 aprile. E allora anche Aprile diventa un continuo passaggio tra il privato e il politico. La crisi della sinistra è tutta rappresentata da quel "D'Alema, di' una cosa di sinistra! Di' una cosa anche non di sinistra, di civiltà! D'Alema, di' una cosa, di' qualcosa, reagisci!". Ma le scene cult non mancano: da Moretti che, dopo Henry pioggia di sangue, stavolta se la prende con Strange Days (e non ci trova d'accordo) e con i registi che girano le pubblicità, e quindi va a litigare con Daniele Luchetti. Da quel metro che indica così chiaramente quel che resta da vivere, e quindi il tempo per creare, a Nanni che gira in vespa per Roma, la notte della vittoria elettorale dell'Ulivo, esultando per la nascita del figlio.
6. Bianca (1984)
Bianca (1984) è uno dei film simbolo di Nanni Moretti, un titolo che rimarrà indissolubilmente legato all'idea di cinema che abbiamo di lui. Il protagonista è Michele Apicella (Nanni Moretti) che qui è il professore di un liceo che si chiama Marilyn Monroe. Michele è pieno di fobie, come quella per l'igiene, è perfezionista, è un osservatore ossessivo delle vite degli altri. Quelle che osserva sono soprattutto le vite delle coppie di amici, che annota minuziosamente in delle schede. Mentre la polizia indaga su dei delitti, Michele si fidanza con una collega, Bianca (Laura Morante). Ma lui "non è abituato alla felicità", e l'amore potrebbe mettere in disordine la sua vita. Anche qui una scena suggestiva è legata a Franco Battiato e alla sua Scalo a Grado. Bianca è il film che fissa nell'immaginario alcuni momenti topici del cinema di Moretti, diventando così un classico: il feticismo per le scarpe dei passanti, il bicchiere enorme di Nutella, la Sacher Torte. Non avete mai assaggiato la Sacher Torte? "Vabbè, continuiamo così, facciamoci del male".
Bianca e le altre, tutte le donne del cinema di Nanni Moretti
5. Palombella rossa (1989)
Palombella rossa (1989) è uno dei film epocali di Nanni Moretti, nel senso che racconta un'epoca ben precisa. La perdita della memoria del protagonista, Michele Apicella (ovviamente lo stesso regista) rispecchia quella della sinistra italiana. L'identità perduta è quella del vecchio Partito Comunista Italiano che - siamo nel 1989 - dopo la caduta del Muro di Berlino sta cercando una nuova strada e sembra aver dimenticato le sue radici e la sua storia. Il film si svolge durante una partita di pallanuoto, uno sport che Moretti ha davvero praticato (la palombella è un tipo di tiro, e "rossa" è un chiaro riferimento politico), durante la quale Michele cerca di recuperare la memoria tra il riaffiorare di ricordi e una realtà nella quale non si riconosce. La partita di pallanuoto è stata girata ad Acireale: Moretti voleva che la partita di Apicella fosse in trasferta, davanti a un pubblico ostile, come se fosse l'elettorato che volta le spalle al PCI. Nel film esordisce una giovanissima Asia Argento. La scena cult è quella in cui, all'interno di una tribuna politica televisiva, Michele Apicella inizia a declamare "questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine", e parte E ti vengo a cercare, un'altra grande canzone di Franco Battiato che entra nel suo cinema. E ti vengo a cercare, parole che sembrano destinate proprio a quella Sinistra che si stava perdendo. Parole non casuali. D'altra parte, "Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!".
4. Il sol dell'avvenire (2023)
Posizione molto alta, e rischiosa, perché, si sa, valutare un film appena uscito non è facile. Ma è tanta la vitalità, l'arte, l'utopia in questo film che ci ha riconciliato con Nanni Moretti Il sol dell'avvenire (2023) è un film nel film: Giovanni, regista in crisi di identità, torna sul set dopo 5 anni, mentre la moglie (Margherita Buy), che è anche la produttrice del suo film, per la prima volta produce il lavoro di un altro regista. Il film che sta girando Giovanni è ambientato nel 1956 e racconta la storia di Elio (Silvio Orlando), redattore de L'Unità e responsabile della sezione del PCI del Quarticciolo, a Roma: mentre l'Unione Sovietica sta per invadere l'Ungheria, la sezione del PCI invita gli artisti del circo Budavari in segno di solidarietà. Moretti riprende la trova la formula collaudata del film nel film, di una storia che prende vita sul set mentre, al di fuori, la vita privata del regista è a uno snodo cruciale. Così ci parla di più cose insieme: di argomenti a cui tiene, e allo stesso tempo anche di sé e dei tempi che stiamo vivendo, e di quello che è il cinema oggi (come abbiamo visto nella recensione de Il sol dell'avvenire). Ci sono le piattaforme che dettano legge, e che sono al centro di una delle gag più spassose, quella nella sala riunioni di Netflix, e ci sono i film crime sempre più violenti. Ma nell'ultimo lavoro di Moretti c'è anche il cinema che prova a cambiare la storia, come in quei film di Tarantino, c'è l'ucronia, c'è l'utopia, e ci sono le grandi canzoni italiane, La canzone dell'amore perduto di De Andrè e Voglio vederti danzare di Battiato. Il sol dell'avvenire, in fondo, è un altro capitolo di quel "Caro diario" con cui, periodicamente, da anni, ci racconta la sua vita. Guardate quella parata finale con tutti i suoi personaggi: Il sol dell'avvenire è l'8 e ½ di Moretti, ma un 8 e ½ più concreto e politico.
3. La stanza del figlio (2001)
La stanza del figlio (2001) è il primo film in cui Nanni Moretti va forse più distante da sé e dall'idea di cinema che abbiamo di lui. Per una volta non ci parla di sé, ma uno dei temi più delicati che ci possano essere: il lutto. Ed è il lutto peggiore che possa capitare, la scomparsa di un figlio, un figlio troppo giovane. Il regista racconta una storia struggente e lo fa in modo sobrio, asciutto, anche con momenti crudi, come i suoni stridenti delle operazioni per chiudere la bara. Nanni Moretti racconta qualcosa di inimmaginabile. E lo fa senza scene drammatiche, ma attraverso le piccole cose: quella tazza sbeccata o quella teiera incollata, che raccontano di una vita apparentemente a posto, ma che mostra delle crepe. E quel bisogno di avere ancora qualcosa del figlio con sé, di conoscerlo ancora un po', che i genitori credono di trovare in Arianna, amore estivo del figlio, che in fondo non lo conosceva così bene. Cinema classico, freddo, ma anche intimo, che guarda al cinema di Kieslowski. Nanni Moretti è il protagonista, Laura Morante è la moglie e Giuseppe Sanfelice il figlio. Nei panni di Irene, l'altra figlia, c'è Jasmine Trinca, qui al suo esordio. Ci sono anche qui grandi canzoni: Insieme a te non ci sto più, scritta da Paolo Conte e cantata da Caterina Caselli, e By The River di Brian Eno. Palma d'Oro a Cannes nel 2001, davanti a David Lynch e al suo Mulholland Drive, che, prima di salire sul palco, gli dice con fare minaccioso: "One day I will kill you".
2. Il caimano (2006)
Il caimano (2006) è un un altro lavoro epocale, nel senso che segna un'epoca e racconta l'Italia dell'era Berlusconi. E inaugura la struttura di film nel film che Moretti ha ripreso in Mia madre e Il sol dell'avvenire. Teresa (Jasmine Trinca) è una giovane regista che dà al produttore di b-movies Bruno (Silvio Orlando), una sceneggiatura dal titolo Il caimano: vuole proprio girare un film su (e non ispirato a) Berlusconi. Il Caimano è un complesso gioco metacinematografico e autoironico in cui vediamo un regista che dirige un film su Berlusconi e un uomo (lo stesso Moretti, che cono un transfer dà il suo ruolo a Silvio Orlando) in una profonda crisi familiare. Il gioco permette a Moretti di parlare dello stato delle cose nel cinema e nella tv, dei produttori e attori che si proclamano aperti, ma non rischiano, del revisionismo che fa diventare "cult" alcune boiate degli anni '70. Berlusconi c'è, con tutti i suoi scheletri nell'armadio e le sue contraddizioni, e viene interpretato da ben 4 attori: il sosia Elio De Capitani, che illustra la sua ascesa, quello edonista e gigione di Michele Placido, e quello perfido e arrogante dell'"incendiario" finale, interpretato dallo stesso Moretti, che mostra la deriva populista della sua politica. E poi quello vero, nelle immagini della gaffe al Parlamento Europeo. Quasi a voler simboleggiare l'irrappresentabilità del fenomeno Berlusconi, quello per cui "tutta Europa ride di noi" e ci definisce "un popolo diviso a metà tra folklore e orrore". Il Caimano rappresenta bene l'Italia di quegli anni (e forse ancora quella di oggi?), irresistibilmente comico e realisticamente tragico. "È sempre il tempo per una commedia" dice Moretti nel film. Ma anche "cosa c'è da ridere"?
Il Caimano: i 15 anni del film di Nanni Moretti, profetico e inquietante
1. Caro Diario (1993)
Caro Diario, il film di Nanni Moretti del 1993, è al primo posto perché ha fissato i codici del suo cinema come lo conosciamo oggi. È da Caro diario che inizia quel bisogno dichiarato di usare il cinema come diario personale, quel bisogno, e quel coraggio, di raccontarsi in prima persona: manie, fragilità, idiosincrasie. E orgoglio. Come quello di essere "uno splendido quarantenne". Aprile , Il sol dell'avvenire (e anche Il caimano e Mia madre, in fondo) sono figli di questo film. Caro diario è il film che fissa l'icona di Nanni Moretti in vespa, che ci fa incontrare un'icona del cinema americano come Jennifer Beals. Caro diario è diviso in tre episodi: In Vespa, Le isole, Medici. Nel primo ecco il viaggio in vespa attraverso i quartieri di Roma, da Garbatella a Spinaceto a Ostia, nei luoghi dell'omicidio di Pasolini: "Spinaceto pensavo peggio, non è per niente male!". Nel secondo Moretti è in giro per le Eolie insieme al suo amico Gerardo (Renato Carpentieri), allergico alla tv che finisce per diventare dipendente da Beautiful. E poi la (vera) Odissea tra medici e cure per il sopraggiungere di un linfoma. E ancora, gli strali contro i film come Henry pioggia di sangue. È il film che consacra Moretti come autore di respiro internazionale e la sua storia d'amore con il Festival di Cannes, dove vince il Premio alla regia (nell'anno della Palma d'Oro vinta da Pulp Fiction). Con una grande colonna sonora: Didi di Khaled, Batonga di Angélique Kdjo e I'm Your Man di Leonard Cohen.