Non è fantascienza, e non è nemmeno un incantesimo, eppure basta che la musica incontri le immagini in movimento che scatta subito qualcosa di magico. Come le labbra che si toccano in un bacio atteso e vibrante, anche una scena al cinema una volta unitasi a quel giusto brano in sottofondo, finirà per vivere insieme alla sua controparte musicale. Inscindibili, come due metà di una stessa mela, musica e immagine balleranno mano nella mano in una bolla magica, sostenuta da movimenti di macchina che li lasceranno per sempre impressi, come labbra tinte di rossetto, nella mente dello spettatore.
In Italia non sempre questa magia scatta nel cuore dello spettatore. I musical non sono riusciti a entrare nel nostro DNA cinefilo. Fanno capolino, salutano, entrano in punta di piedi, superando la soglia della nostra casa culturale, senza però aspettare il dolce. Sarà che questi due anni sono stati strani, e ora più che mai affidiamo alle parole sotto forma di canto libero, quella voglia di evasione che ci pervade, ci modella. Un bisogno di condivisione, a cui le produzioni cinematografiche hanno risposto dandoci in dono opere in cui il genere musicale supera i propri canoni e le proprie regole per dar vita a sprazzi di vita tra pregiudizi, scontri culturali, incomprensioni, storie d'amore e conflitti personali. Abbiamo deciso pertanto di selezionare i 5 migliori brani dei musical dell'ultima stagione cinematografica, che ci hanno fatto ballare e sognare. Chiudete gli occhi, schiacciate play e viaggiate con noi in questo universo in cui la parola cantata incontra quella parlata esplodendo in un big bang emotivo sfaccettato, eterogeneo, ogni volta così unico, e ogni volta così diverso.
1. "SOMEONE TO SAY" da Cyrano
Cos'è Cyrano nel linguaggio cinematografico di Joe Wright? È un'apostrofo rosa tra teatro e danza. Una danza compiuta con eleganza, vestendosi di arte. Abbraccio letale che esplode in uno spettacolo dell'amore prestato al cinema, questa nuova versione del classico immortale di Rostand trova nel canto e nelle coreografie di Sidi Larbi Cherkaoui il suo alito di rinnovamento e vortice di innovazione. Al resto ci pensano le musiche dei The National che condiscono l'eterno triangolo tra Cyrano (Peter Dinklage), Roxanne (Haley Bennett) e Christian (Kelvin Harrison Jr.) sentimenti e paure. Non soltanto commento musicale, ma accompagnatore galante di personaggi incapaci di affidare alle parole il loro ruolo di messaggeri d'amore, ogni brano va a indagare gli interstizi labirintici di una mente che elabora, crea, pensa, dando voce a parole espresse solo attraverso la scrittura. Un viaggio tra i sentimenti che trova il proprio punto di partenza in quel "Someone to Say" che condensa una voglia di sentire il proprio cuore battere mettendo da parte l'orgoglio. È un incipit musicale di leggerezza e allo stesso tempo di commovente profondità quello cantato da Haley Bennet. Un prologo che pone le basi alla ricerca del vero amore, tra lettere, danze, dettagli corporei parlanti di un sentimento pronto a nascere, crescere, vestendosi di musica.
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2. "SINCERELY ME" da Caro Evan Hansen
Cosa rende speciale una canzone? Il testo? Sicuramente. L'accompagnamento musicale? Anche. Ma a dare unicità a un brano è soprattutto la sua invidiabile capacità di toccare, illuminando, come il dito di ET, punti che teniamo nascosti agli occhi degli altri. E Caro Evan Hansen è un corollario di brani che aspirano non solo a toccare l'interiorità dei suoi spettatori, ma a unirsi in un canto doloroso che da finalmente voce a mille inascoltati nascosti dietro le maschere più diverse e disparate. Non più commedia dell'arte, ma vita che si fa palcoscenico teatrale sulle cui assi lasciano le proprie impronte piedi pronti a fare lo sgambetto ad anime fragili e sensibili. Evan Hansen non parla, canta, e lo fa in un monologo interiore a cui pochi possono accedere. Ma se c'è un brano che sembra solo apparentemente distaccarsi dal saggio scritto con parole sentite, e profonde, del musical diretto da Stephen Chbosky, è "Sincerely Me". La redazione di quella lettera che darà il là allo svolgersi degli eventi si slega dai confini di una pagina elettronica per farsi brano coinvolgente, intriso di speranze, illusioni di un'amicizia che non c'è, ma che dovrà esserci, per poter continuare a (sopra)vivere.
3. "30/90" da Tick, Tick... BOOM!
Danzano i personaggi di Lin-Manuel Miranda. Lo fanno con sola apparente leggerezza mentre l'ansia sale nelle vene, l'insicurezza arriva al cuore, la paura per non essere abbastanza si insinua in ogni cellula del cervello, mentre le lancette dell'orologio vanno avanti, al ritmo di tic... tac... tic... tac. Come i soldati di Hamilton, come abbiamo sottolineato nella nostra recensione di Tick... tick... BOOM! anche la galleria umana che circonda Jonathan Larson (autore di Rent, e qui riportato in vita da un magnetico Andrew Garfield) affida a ogni nota di canti liberatori il peso emotivo di un sentimento rimasto bloccato tra gola e labbra. Giunti alle porte dei trent'anni la vita fa paura. Soffiare su trenta candeline vuol dire fare i conti con una linea di un totale che segna gli sforzi compiuti, in contrapposizione alle (poche o tante) soddisfazioni che siamo riusciti a toglierci. Per Jonathan Larson compiere trent'anni non ha nulla di spensierato. Le feste, i cori che intonano "tanti auguri" si svestono di felicità, per lasciare spazio alla consapevolezza che è giunto il momento di diventare grandi, portando così a termine, ora o mai più, i progetti sperati, gli obiettivi lasciati in sospeso, scendendo a compromessi con il suo talento e la figura di autore che si sente di essere, ma che per molti ancora non è. Ecco perché nel contesto di Tick... tick... BOOM un brano come "30/90" raccoglie in sè così tanta importanza. Crogiolo di ansie, aspirazioni e (dis)illusioni, "30/90" si fa da apripista al percorso interiore e artistico di Larson filtrato dallo sguardo di Miranda, con un ritmo e un testo pronti a elevarsi dal contesto personale, a inno generazionale.
4. "SHE'S OUT OF THIS WORLD!" Da Annette
Vita e morte, amore e Thanatos, tutto nel mondo di Henry (Adam Driver) e Ann (Marion Cotillard) è segnato dalla musica. Il lavoro che abbraccia e puntella come un mastro scultore le loro esistenze al ritmo di brani ora adrenalinici, ora malinconici. Supportato dalla genialità degli Sparks, il musical firmato da Leos Carax fa della musica un fil-rouge imperante tenendo insieme, senza mai scadere nel banale o nella tediosità, tutti i 120 minuti di visione. È il mondo del parlato che lascia spazio a quello del cantato, ma Annette non è Les Misérables. Le note, le armonie, le performance canore dei protagonisti, sono braccia che tengono immobili lo spettatore sulla poltrona, prigioniero volontario di un film destinato a divenire cult. Come cult è "She's out of this world", brano in cui lo stile psichedelico del duo degli Sparks acuisce il visionario ed estatico mondo di Carax, sempre giocato in equilibrio tra il grottesco e il poetico, l'immaginario e il reale, il duale e l'unità.
5. "TONIGHT" da West Side Story
Solo chi ha fatto la storia del cinema come Steven Spielberg può avere il coraggio di prendere, aggiornare e riproporre in chiave nuova, eppure uguale, un film che è anch'esso storia, fino a renderlo ancora più unico, più speciale, più immortale. Già, perché West Side Story non è solo un musical. È una pagina di cinema scritta con le parole di Stephen Sondheim e le note di Leonard Bernstein. Per un'opera che ritrova la propria fonte di eterna giovinezza in brani che hanno saputo sfidare lo scorrere dei tempi rimanendo sempre freschi e mai banali, sceglierne uno tra i tanti sembrava un'impresa titanica. Eppure, filtrata dallo sguardo di Steven Spielberg e fotografa da Janusz Kamiński, c'è qualcosa nella nuova resa sullo schermo del brano "Tonight" che lo fa scivolare sottopelle, raggiungendo la profondità dell'anima. Una versione tanto identica, quanto differente dell'originale, pronta a far battere i cuori in una notte che dura per sempre.
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