Negli ultimi diciassette anni, l'Italia ha trovato posto soltanto in due occasioni nella cinquina per l'Oscar come miglior film internazionale, e in entrambi i casi grazie al regista napoletano Paolo Sorrentino, premiato con la statuetta nel 2014 per La grande bellezza e candidato una seconda volta l'anno scorso per l'autobiografico È stata la mano di Dio. A tentare l'impresa per gli Academy Award 2024 sarà invece il cineasta romano Matteo Garrone con Io capitano (qui la nostra recensione), storia dell'odissea di due ragazzi senegalesi nel continente africano, nella speranza di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste italiane: un viaggio sospeso tra racconto di formazione, cronaca, fiaba e orrore, che alla Mostra di Venezia è stato ricompensato con il Leone d'Argento e il premio Mastroianni come miglior attore emergente al protagonista Seydou Sarr.
Accolto da un buon responso di pubblico (seicentocinquantamila spettatori nelle sale italiane), Io capitano cerca di offrire un punto di vista "interno" rispetto al fenomeno delle migrazioni, con un taglio narrativo che potrebbe esercitare un maggior appeal sui membri dell'Academy rispetto ai precedenti titoli di Matteo Garrone selezionati dall'Italia per gli Oscar, ovvero Gomorra e Dogman. Dopo i due tentativi mancati, la terza volta sarà dunque quella buona per Garrone, portandolo finalmente alla nomination? Difficile a dirsi, specialmente parlando di una categoria fra le più particolari e variegate degli Academy Award, in grado ogni anno di proporre un enorme ventaglio di opzioni diversissime fra loro. Il 21 dicembre sarà annunciata la shortlist delle quindici pellicole fra le quali, il 23 gennaio, saranno selezionati i cinque candidati come miglior film internazionale; e nell'attesa, proviamo ad analizzare quali potrebbero essere i più temibili rivali di Matteo Garrone per i prossimi Oscar.
Il grande favorito: La zona d'interesse di Jonathan Glazer
Dopo la clamorosa esclusione dell'applauditissimo Anatomia di una caduta da parte della Francia (ne riparleremo a breve), tutti i pronostici puntano su un'opera che non solo ha già una candidatura 'blindata', ma detiene ottime chance di aggiudicarsi la statuetta: La zona d'interesse, quarto lungometraggio del regista e sceneggiatore inglese Jonathan Glazer, tratto dall'omonimo romanzo di Martin Amis. Rappresentante del Regno Unito (ma recitato in tedesco), La zona d'interesse descrive l'assurda quotidianità della famiglia dell'ufficiale delle SS Rudolf Höss, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, nell'area contigua a un lager. Vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e candidato a cinque European Film Award, il rigoroso dramma di Glazer ha riscosso l'approvazione pressoché unanime della critica, in virtù di una prospettiva inedita sulla tragedia dell'Olocausto, e si presenta nell'awards season americana spalleggiato da A24, la casa di distribuzione che ha trionfato su tutta la linea agli Oscar 2023.
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Da Cannes agli Oscar: Aki Kaurismäki e Wim Wenders
E come da tradizione, sempre dalla selezione del Festival di Cannes provengono altre pellicole scelte dai rispettivi paesi per la corsa all'Oscar come miglior film internazionale, incluse le opere di alcuni registi di lungo corso e di primissimo piano nel panorama del cinema d'autore. Partiamo da Aki Kaurismäki, ad oggi l'unico regista finlandese ad aver ricevuto una nomination in questa categoria (per L'uomo senza passato, del 2002), e con buone possibilità di tornare in pista grazie a Foglie al vento, destinatario del Premio della Giuria a Cannes e in uscita in Italia il 21 dicembre per Lucky Red: una delicata storia sentimentale ammantata di cinefilia e accolta come uno dei migliori lavori realizzati da Kaurismäki nel corso di una carriera ultradecennale.
Altro nome di tutto rispetto è quello del regista tedesco Wim Wenders, scelto dal Giappone per il suo Perfect Days, commovente ritratto di Hirayama (Kōji Yakusho, premiato a Cannes come miglior attore), un addetto alle pulizie che viva a Tokyo e coltiva una profonda passione per la musica e i libri. Il settantottenne Wenders ha ottenuto tre nomination agli Oscar per i propri documentari, ma nessuno dei suoi tre titoli selezionati in passato per rappresentare la Germania (L'amico americano, Il cielo sopra Berlino e Pina) è mai stato candidato come miglior film internazionale... il fatto che Perfect Days batta bandiera giapponese gli porterà maggior fortuna agli Oscar?
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La passione di Dodin Bouffant: un passo falso per la Francia?
E ancora da Cannes arriva La passione di Dodin Bouffant, a cui la giuria del Festival ha attribuito il premio per la regia di Tran Anh Hung, francese di origine vietnamita, candidato all'Oscar nel 1994 per Il profumo della papaya verde e premiato con il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia 1995 per Cyclo. Storia d'amore ambientata nella cucina di un rinomato ristorante nel pieno della Belle Epoque, La passione di Dodin Bouffant si avvale di due protagonisti quali Juliette Binoche e Benoît Magimel, che potrebbero garantire una maggiore visibilità al film in America; basterà, tuttavia, a entrare nella prestigiosa cinquina? La domanda è legata in particolare alla scelta dell'opera di Tran Anh Hung a scapito di un titolo ancora più acclamato, Anatomia di una caduta di Justine Triet, considerato tra i favoritissimi della prima ora dopo la Palma d'Oro; ma del resto, non si tratta della prima volta che le scelte della Francia per l'Oscar destano qualche perplessità, e la sensazione è che la fumata nera per il film della Triet (potenziale candidato in varie categorie di peso) si rivelerà un fatale autogol.
The Missing: una storica prima volta per le Filippine?
Spostandoci verso il Sud-Est asiatico, una sorpresa potrebbe essere costituita da The Missing, film d'animazione in rotoscopio scritto e diretto da Carl Joseph Papa: un originale e toccante coming of age in cui il protagonista Eric, un giovane animatore raffigurato privo della bocca, si ritrova costretto a confrontarsi con un segreto della sua infanzia, che riemerge all'improvviso prendendo forma di un'avventura di fantascienza. Dotato di una sensibilità straordinaria nell'affrontare un tema complesso quale la pedofilia e la conseguente elaborazione del trauma, The Missing è l'underdog che, con un po' di fortuna, avrebbe tutte le carte in regola per conquistare le platee internazionali, inclusi i membri dell'Academy, pure in virtù della sua capacità di utilizzare in chiave simbolica il linguaggio universale delle immagini; e nel caso, si tratterebbe di una prima, storica nomination agli Oscar come miglior film internazionale per una produzione delle Filippine.
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Gli altri concorrenti, da The Teachers' Lounge alla guerra in Ucraina
Fra le altre pellicole che proveranno a ritagliarsi un posto nella cinquina dell'Academy bisogna citare poi The Teachers' Lounge di Ilker Çata, presentato al Festival di Berlino e in lizza per la Germania: un racconto a sfondo morale in cui la cornice scolastica diventa il teatro dell'investigazione di una giovane insegnante, impegnata a cercare la verità su una serie di furti. Il regista danese Nikolaj Arcel, candidato all'Oscar nel 2013 per Royal Affair, punterà al bis con Bastarden, in concorso a Venezia: un crudo dramma ambientato nelle campagne dello Jutland di metà Settecento, in cui Arcel torna a dirigere il formidabile Mads Mikkelsen.
La Svezia propone invece Opponent di Milad Alami, l'intensa storia di una famiglia di rifugiati iraniani che tentano di ricostruirsi un'esistenza in Nord Europa: anche in questo caso, sulla carta ci sono discrete chance che i membri dell'Academy prendano nota. Ben più ardua l'impresa per il turco Nuri Bilge Ceylan, un autore il cui cinema ha una poetica e un ritmo ben lontani dalle tendenze hollywoodiane; ma gli applausi al Festival di Cannes e il premio per l'attrice Merve Dizdar potrebbero costituire una buona rampa di lancio per il suo About Dry Grasses. E infine, l'attuale clima politico potrebbe portare alla ribalta degli Oscar 20 Days in Mariupol di Mstyslav Chernov, documentario che ricostruisce in presa diretta l'assedio della città ucraina da parte dell'esercito russo: un'occasione per ricordare l'importanza del cinema nell'illustrare anche gli aspetti più urgenti e più cupi dell'epoca che stiamo vivendo.