Dopo la proiezione dell'inquietante e riuscito L'erede, esordio alla regia di Michael Zampino, regista e cast hanno parlato alla stampa della genesi del film e delle curiosità legate alla sua realizzazione.
Una piovosa mattinata romana, durante un temporale estivo che ha gettato una cappa di grigio sulla città: non poteva esserci scenario migliore per la presentazione alla stampa di un film come L'erede, thriller psicologico di segreti familiari e inquietudini sepolte nel passato, ambientato in una vecchia dimora sita in un paesaggio sospeso nel tempo, in mezzo alle montagne marchigiane. Un set di grande suggestione per il riuscito esordio alla regia di Michael Zampino, italo-francese con alle spalle diversi premi per i suoi cortometraggi, con protagonisti l'Alessandro Roja di Romanzo criminale - La serie e una inquietante ed efficace Guia Jelo.
Il regista, insieme al cast tecnico e artistico del film, ha così raccontato alla stampa la genesi della pellicola e le traversie legate alla sua realizzazione, oltre alle difficoltà nel girare, nel 2011 in Italia, un piccolo film indipendente appartenente a un genere come il thriller.
"Il film è stato un percorso collettivo, nato da un mio aneddoto personale", ha spiegato il regista. "Infatti raccontavo a una mia amica americana, critica cinematografica, di una dimora abruzzese lasciatami in eredità da mio padre dopo la sua morte. Lei, per deformazione professionale, ha pensato che le stessi raccontando la sceneggiatura di un film: questo qui pro quo mi ha dato lo spunto iniziale per pensare davvero al progetto di un lungometraggio. Ne ho parlato allo sceneggiatore Ugo Chiti e lui ha pensato subito che, tra i vari progetti che avevo in mente, questo fosse quello con maggiori potenzialità. La sceneggiatura è stata scritta nel 2008, ed è stata dura riuscire ad arrivare a girare il film: ma il tempo è l'alleato migliore per il cinema indipendente. Si possono infatti fare tanti aggiustamenti, specie a livello di script: in questo caso, abbiamo puntato sull'essenzialità, limitando il set praticamente a una sola location, e lavorando molto sull'immagine e sulla rumoristica, sul suono. Fortunatamente, dopo aver avuto un budget iniziale limitatissimo, poco dopo l'inizio delle riprese siamo riusciti a ottenere il sostegno del Ministero per i Beni Culturali e della Regione Marche, oltre a varie istituzioni locali. Credo che un film come questo sia la prova che, con passione e impegno, si possano ancora girare film di genere in Italia.""Tengo moltissimo a questo film", ha raccontato Guia Jelo, che interpreta Paola, l'inquietante custode della dimora. "Dopo tante fiction e ruoli secondari, a quasi 60 anni non ho mai gettato la spugna. Questa occasione è stata come una perla nella mia vita. Fare il provino mi ha dato un'emozione bellissima, è stato come tornare bambina: mi è tornato in mente tutto, la mia vita, le occasioni mancate, la totale assenza di appoggi e nepotismo. Il regista cercava dei talenti, e questa è stata la cosa più bella: fa sentire bene essere considerati persone di talento. Mi piace molto il ruolo di Paola, a dispetto di tutto non è una persona cattiva o una strega; ha vissuto, ha patito la cattiveria, e alla fine questa cattiveria si è impossessata di lei.""Tra la passione di Guia e quella di Michael, sul set di questo film c'era un'energia enorme", ha detto Alessandro Roja, "una voglia furibonda, direi. Questa voglia ha contagiato tutti i reparti, tutti coloro che lavoravano nel film, fino agli elettricisti: tutti si sentivano coinvolti e non hanno avuto problemi a fare gli straordinari pur di portare a termine questo progetto. E' una cosa rara, il coinvolgimento di tutti, ma dovrebbe essere l'ingrediente principale quando si realizza un lavoro collettivo."
Anche Maria Sole Mansutti, fidanzata di Roja nel film, ha avuto parole di elogio per il regista e il suo metodo di lavoro: "E' stato interessante soprattutto fare il provino, non capita spesso che i registi siano così curiosi verso gli attori. La storia poi era una scommessa, non parlava dei soliti temi del cinema italiano come le famiglie in crisi e le infedeltà coniugali. Anche il testo è molto curato, i dialoghi hanno sempre un senso, è un film scritto molto bene.""Io sono marchigiana d'adozione, e quindi ho avuto la fortuna di lavorare vicino a casa mia", ha detto Tresy Taddei, che nel film interpreta Angela, figlia di Paola e succube della violenza della madre e del fratello. "Adoro i thriller e i noir, quindi mi sono subito catapultata nel film. Dico la verità, lo ritengo un capolavoro: con pochissimi mezzi e aiuti siamo riusciti a realizzare un'opera completa, che si regge solo sull'impegno e i sacrifici di coloro che ci hanno lavorato.""Il provino l'ho fatto addirittura a fine 2008, e da allora è passato molto tempo, ma non vedevo l'ora di fare il film", ha rivelato Davide Lorino, interprete di Giovanni, l'instabile e violento fratello di Paola. "Il personaggio mi ha intrigato subito, nonostante la sua violenza mi ispirava anche molta tenerezza; lo vedevo come una specie di gigante buono. Mi sono divertito molto a lavorare con tutti gli altri membri del cast, c'era una bella atmosfera, si scherzava e rideva molto."
Due battute sono state pronunciate anche da Riccardo Della Ragione, responsabile del riuscito commento sonoro della pellicola: "Sono molto soddisfatto del lavoro, anche se sono arrivato solo nella post-produzione. Michael ha avuto la grande capacità di trasmettermi le sensazioni che voleva esprimere con la musica; c'è stato inoltre un notevole lavoro sulla qualità dei suoni, e specie sulla fase frequenziale, sul timbro."
Quando gli chiedono se per il film ha avuto dei modelli cinematografici particolari, il regista mostra il suo eclettismo, ma anche la sua natura di cinefilo onnivoro: "Le influenze, volontarie o meno, sono state tante: mi viene in mente il Sam Peckinpah di Cane di paglia, ad esempio, ma anche un classico come Shining di Stanley Kubrick o l'umorismo nero dei film dei fratelli Coen. Tutti questi autori sono stati 'alleati' per raccontare la storia. Ma il riferimento principale, ovviamente, è quello rappresentato da Alfred Hitchcock, specie per il rapporto che riesce a instaurare, attraverso le immagini, con lo spettatore".