Non c'è due senza tre. Dopo le straordinarie performance in Birdman e Il caso Spotlight, Michael Keaton ci ha stupito ancora una volta. La sua ultima, superlativa prova lo vede impegnato a calarsi nei panni di Ray Kroc, nome che agli italiani dirà molto poco. Se parliamo della celebre catena di fast food McDonald's, ecco che le orecchie si drizzano. Ray Kroc è l'uomo che, negli anni '50, intuì il potenziale di un diner di San Bernardino che applicava una forma primitiva di catena di montaggio e, dopo essersi messo in affari con i proprietari, i fratelli McDonald, trasformò un singolo ristorante in un franchise miliardario.
Leggi anche: Il caso Spotlight: Michael Keaton "Il lavoro dei giornalisti è più importante che recitare"
A breve sapremo se gli Oscar premieranno l'attore con una candidatura. Per il momento solo Birdman ha permesso a Keaton di collezionare una nomination come miglior attore, ma a soffiargli la vittoria ci ha pensato Eddie Redmayne per La Teoria del Tutto. Si sa che le performance mimetiche piacciono molto all'Academy. Ma Birdman, per Michael Keaton, è il film della rinascita in tutti i sensi. L'attore deve ad Alejandro González Iñárritu il merito di avergli cucito addosso una straordinaria pellicola metacinematografica che, in un gioco di specchi, riflette su quanto il ruolo di Batman abbia influenzato la sua carriera impedendogli di spiccare il volo in direzione di un cinema drammatico e adulto. Difficile inquadrare il lungo e altalenante percorso di Michael Keaton. Dopo un esordio all'insegna della comicità, l'incontro con Tim Burton gli ha regalato la possibilità di indossare i panni del supereroe più amato e temuto contro tutto e tutti. Nessuno, tranne Burton, voleva Keaton nei panni di Batman eppure l'attore ha dimostrato il suo talento contribuendo alla rinascita moderna del genere. Performance drammatiche come il tossicodipendente nello struggente Fuori dal tunnel o l'ambiguo agente dell'FBI Ray Nicolette in Jackie Brown di Quentin Tarantino, personaggio riproposto l'anno successivo in Out of Sight di Steven Soderbergh, pur mostrando il talento duttile di Keaton non lo hanno, però, affrancato dall'etichetta di comico.
Leggi anche: La violenza nel cinema di Tarantino: i momenti (cult) più scioccanti
Per anni l'attore ha accumulato partecipazioni in commedie di serie B, film per famiglie e qualche blockbuster non troppo apprezzato come il remake di RoboCop. Grazie a Birdman, però, la musica è cambiata e mentre Michael Keaton si prepara a indossare i panni del villain Vulture nel comic movie Marvel/Sony Spider-Man: Homecoming, da oggi il pubblico italiano lo potrà apprezzare in The Founder nei panni di Ray Krok. Oggi vi raccontiamo qualche aneddoto che forse non conoscete sull'attore, antidivo per eccellenza, amante dello sport, della natura, degli spazi incontaminati e della pesca con la mosca.
Leggi anche: Birdman, o le imprevedibili virtù del piano sequenza: nei cinema il film da Oscar con Michael Keaton
1. Cosa si prova a essere licenziati da un maestro?
Anche a un attore di talento può capitare l'onta di essere protestato. E' ciò che è accaduto a Michael Keaton sul set de La rosa purpurea del Cairo. Woody Allen, fan delle performance dell'attore, gli aveva offerto il doppio ruolo di Tom Baxter/Gil Shepherd, affascinante archeologo di celluloide che infrange la quarta parete per conoscere a fondo la sua fedele spettatrice interpretata da Mia Farrow, e il suo alter ego hollywoodiano che arriva nel New Jersey per far ragionare Tom e si innamora a sua volta della sua fan, dando vita a un improbabile triangolo sentimentale. Keaton, all'epoca poco più che trentenne, era noto soprattutto per le comparsate televisive e per qualche gustosa commedia come il demenziale Turno di notte, seconda regia di Ron Howard, e Pericolosamente Johnny. Alla chiamata di Woody Allen l'attore accettò qualsiasi condizione e si decurtò lo stipendio pur di lavorare col maestro, ma dopo dieci giorni venne protestato a favore di Jeff Daniels. La versione ufficiale è che Keaton sarebbe risultato troppo contemporaneo e che, dopo l'allontanamento dal set, i due siano rimasti amici. Sta di fatto che Keaton e Allen non hanno mai più collaborato. A svicolare dal ruolo del Dottor Jack Shephard di Lost è stato, invece, lo stesso Michael Keaton. L'attore, scelto per l'iconico personaggio, aveva accettato proprio perché sapeva che Jack sarebbe morto dopo pochi episodi. Quando ha appreso che il personaggio sarebbe sopravvissuto ha deciso di rinunciare, lasciando campo libero a Matthew Fox.
Leggi anche: Buon compleanno Woody! Il cinema di Woody Allen in 20 scene cult
2. L'amico dell'amica
Riservato e geloso del proprio privato, tra il 1989 e il 1995 Michael Keaton ha avuto una lunga relazione sentimentale con Courteney Cox, per gli amici Monica di Friends. Dopo la separazione, la Cox dichiarò a People: "E' la relazione più importante che abbia mai avuto, e credo che sia la persona più meravigliosa che abbia mai incontrato. Ci amiamo ancora. Amavamo fare le stesse cose, guardare le vetrine, andare al cinema, cucinare insieme a casa mia usando il forno professionale che Michael mi aveva regalato, provare insieme i copioni. Michael aveva la capacità di trovare il modo più intelligente per rendere una battuta divertente. Non importa quanto fossi nervosa o contrariata. A Michael bastava fare una faccia buffa delle sue per farmi ridere. Purtroppo niente nella nostra relazione è stato mai semplice". Michael Keaton e Courteney Cox si sono incontrati nel 1989 grazie ad amici comuni a cui la Cox aveva confessato quanto avesse ammirato la performance di Keaton nel dramma Fuori dal tunnel. Il luogo del primo appuntamento è stato la casa di lei. "Abbiamo parlato per cinque ore. Abbiamo parlato delle nostre case dei sogni, di quelle che ci erano piaciute e di quelle che avremmo voluto costruire noi. Presto abbiamo scoperto di avere simili sensibilità. Ci capivamo al volo. Se succedeva qualcosa di strano, ci giravamo l'una verso l'altro e dicevamo solo 'Lo so''".
Leggi anche: Friends: i vent'anni di una grande amicizia
3. Quando un comico fa Batman
Nel 1987 tra Michael Keaton e il regista Tim Burton scocca la fatidica scintilla. Lavorativa, s'intende. Burton chiama l'attore brillante a interpretare il fantasma sboccato e sessuomane che tormenta i sonni dei neo-morti Alec Baldwin e Geena Davis in Beetlejuice - Spiritello porcello. Il film, una fiaba visionaria e scatenata, riscuote un ottimo successo così quando l'anno successivo la Warner offre a Burton la regia di Batman lui decide di infrangere ogni regola chiamando proprio Keaton nel ruolo del cupo e misterioso Bruce Wayne e del suo alter ego vigilante alato. Naturalmente i fan del fumetto non la prendono bene e inondano Warner Bros. di lettere di protesta, accusando lo studio di voler ridicolizzare il personaggio affidandolo a un comico. Oltre 50.000 lettere, alcune infarcite di insulti, furono recapitate allo studio, ma anche voci illustri, come quelle di Bob Kane, Sam Hamm e Michael Uslan, si sollevarono contro la scelta azzardata. Uslan, storico produttore dei Batman, commentò acido: "E' un comico. Che cosa dovremmo scrivere nel poster? Quel Mister mamma è Batman?". Per fortuna alla fine la rabbia dei fan si è placata grazie all'eccezionale performance di Keaton, che ha convinto i fan al punto da tornare a indossare i panni dell'Uomo Pipistrello in Batman - il ritorno. L'attore rifiuterà il terzo ingaggio, rinunciando a 15 milioni di dollari, dopo aver letto la sceneggiatura di Batman Forever. E meno male, aggiungiamo noi.
Leggi anche: L'uomo, la maschera e il simbolo: diamo i voti ai Batman cinematografici
4. Il destino nel nome
Il vero nome di Michael Keaton, all'anagrafe, è Michael John Douglas. Nella vita "reale" l'attore continua a usare il cognome di famiglia di cui va molto fiero, ma quando, a due anni dall'iscrizione, decise di abbandonare la Scuola di Oratoria alla Kent State per tentare la via della recitazione, si pose il problema dell'omonimia con la star Michael Douglas. Oltre a evitare l'inevitabile confusione, a Keaton serviva un nome per potersi iscrivere alla SAG, il sindacato degli attori che vieta l'esistenza di due membri con lo stesso nome. Negli anni si è consolidata la leggenda che Michael avesse assunto il cognome d'arte in omaggio a Diane Keaton, ma di recente l'attore ha smentito la voce ammettendo di aver scelto in maniera piuttosto casuale e scusandosi con Diane Keaton per il mancato omaggio. Curiosamente la stessa Keaton all'anagrafe fa Diane Hall e anche lei ha dovuto ricorrere al cambio per evitare un'omonimia. In realtà all'epoca Michael Keaton valutò altri nomi d'arte, come racconta lui stesso: "Il mio secondo nome è John e da dove provengo io le persone amano usare diminutivi. Così mi chiamavano John o Johnny. E per molto tempo i miei sei fratelli maggiori mi hanno chiamato Jackson, così ho pensato: 'Questo ha senso, sarò solo Michael Jackson'". Per fortuna, giunto al momento fatidico, Michael Keaton ha cambiato idea.
Leggi anche: Michael Keaton svela perché ha rinunciato a Batman Forever
5. Un esordio (alla regia) da dimenticare
Nel 2008 Michael Keaton ha diretto il suo primo (e ultimo, almeno per adesso) lungometraggio. L'esordio alla regia non può certo essere annoverato tra i suoi migliori lavori. In un primo tempo a dirigere The Merry Gentleman, dramma indie incentrato su una donna in fuga dal marito violento che intreccia una relazione con un killer a pagamento con manie suicide, doveva essere Ron Lazzeretti. Quando pochi giorni prima dell'inizio della produzione Lazzeretti viene colpito da un'appendicite, Michael Keaton si offre per sostituirlo. Il film, girato in 26 giorni, fa il suo debutto al Sundance Film Festival dove riceve un'accoglienza molto positiva. Se la critica lo apprezza, il pubblico lo ignora completamente. Risultato, il film si rivela un flop bruciante. Ed è qui che, per Keaton, iniziano i guai. I produttori citano in giudizio l'attore accusandolo di aver boicottato il film concludendolo in ritardo, rinunciando a promuoverlo adeguatamente e minacciando di boicottare il Sundance se non gli fosse stato concesso il final cut.
Tra le accuse ve n'è una molto circostanziata. Durante il montaggio a Santa Monica, il neoregista avrebbe mollato tutto per recarsi nel suo ranch in Montana con il figlio a praticare la pesca con la mosca, uno dei suoi passatempi preferiti. Al suo ritorno, Keaton ha consegnato un primo montaggio che non ha soddisfatto nessuno, neppure lui, per poi rimaneggiare il film. Nel frattempo, una volta rimessosi, anche Ron Lazzaretti aveva preparato un suo montaggio, noto come 'Chicago Cut'. Quando il Sundance ha selezionato il film dopo aver visionato il Chicago cut, pare che Michael Keaton abbia puntato i piedi imponendo il suo montaggio. Alla fine The Merry Gentleman ha avuto un'uscita limitata incassando solo 350.000 dollari a fronte dei 5,5 milioni spesi e Keaton è stato citato a rispondere in solido dei mancati introiti del film. La lunga battaglia legale che ne è seguita si è conclusa solo nell'estate 2015, quando la Corte Federale ha stabilito che il regista non può essere imputabile per i mancati incassi.