Arriva anche in Italia, in sala a partire dal 13 marzo, Prossima fermata: Fruitvale Station, film che ha ottenuto non pochi riconoscimenti nei vari festival internazionali, a partire dal Sundance dove ha vinto il Gran Premio della Giuria e quello del pubblico per la sezione film drammatici. Esordio al lungometraggio del giovane Ryan Coogler, Fruitvale Station racconta - un tempo si sarebbe detto in forma romanzata - la vicenda realmente accaduta del ventiduenne afro-americano Oscar Grant, ucciso dalla polizia nella notte dell'ultimo dell'anno del 2008, dopo una rissa scoppiata in metro in corrispondenza della fermata Fruitvale a Oakland in California. Un evento che ha scosso l'opinione pubblica statunitense e che vederlo ora raccontato in un film dimostra come il cinema americano sia ancora in grado di denunciare e sottolineare episodi scomodi della storia del suo paese. Protagonista assoluto della pellicola è la star in ascesa Michael B. Jordan venuto a presentare il film a Roma in occasione dell'uscita nelle sale italiane.
Il dramma della storia vera e il rapporto con la famiglia Fruitvale Station riesce subito a lasciare a bocca aperta lo spettatore mostrando le vere immagini girate con il telefonino da una delle persone che ha assistito all'assassinio di Oscar Grant. Si vede il giovane picchiato dai poliziotti, immobilizzato e poi ucciso con gesto folle. Il poliziotto autore dell'omicidio, infatti, durante il processo, ha confessato di aver scambiato la pistola con il taser e per questo è stato condannato per omicidio involontario. Quello di Fruitvale Station è un incipit d'impatto che cala subito lo spettatore nel dramma della storia vera. "Sì - racconta Jordan - quando questa cosa terribile è avvenuta nel 2008 ricordo di aver provato un enorme senso di frustrazione, di rabbia. Ho pensato subito che sarebbe benissimo potuto succedere anche a me o a un mio amico. Che cosa aveva fatto Oscar Grant per meritare questo? Nulla. Aveva preso la metro ed era stato coinvolto in una rissa, tutto qua". Non è mai facile mettere in scena episodi realmente accaduti, soprattutto se sono ancora in vita i familiari e gli amici di chi è stato protagonista di episodi tanto tragici. "Certo. Oscar Grant non era famoso. Non potevo andare su Google per informarmi su chi fosse. Perciò, per poter incarnare al meglio il suo personaggio, ho passato del tempo con le persone che lo hanno conosciuto: la madre, la sua donna, gli amici, ecc. Quello che volevamo fare, insieme al regista Ryan Coogler, era di non dare un ritratto semplicistico di Oscar. Era una persona sfaccettata, con i suoi difetti e gli errori che aveva commesso anche nel suo recente passato. È stato senz'altro un privilegio poter interpretare questo ruolo, ma anche un'enorme responsabilità. Volevamo rendergli giustizia senza descriverlo come il ragazzo perfetto. Non è stato facile, perché sapevo che tutti quelli che gli erano stati vicini hanno sofferto molto e ci tenevano in modo particolare che si raccontasse bene la sua storia". La produzione e Oprah WinfreyGirato praticamente negli stessi luoghi in cui è accaduto il tragico episodio, Fruitvale Station riesce a raccontare il tutto con estremo realismo. "Sì, il merito è ovviamente di Coogler - ricorda Michael B. Jordan - è stato lui a fare tutto il lavoro di documentazione, visto che è nato e cresciuto proprio da quelle parti, a Oakland. Ma, oltre al forte senso di responsabilità, è stato un durissimo lavoro anche per me. Infatti, abbiamo girato in soli 20 giorni, con una sola camera e con un budget di 900mila dollari, e io avevo una mole enorme di lavoro, ero sempre sul set dalla mattina alla sera. Del resto, in pratica questo era il mio primo vero ruolo da protagonista. È un film piccolo, in fin dei conti, un film indipendente, però sento che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Lo vedo dalle reazioni positive e commosse che, normalmente, ha il pubblico. Sono orgoglioso di averlo fatto". Un film che, con scelta esatta ed efficace, racconta sostanzialmente le ultime 24 ore del protagonista. "Questa, secondo me, è stata la scelta vincente di Ryan, che ha scritto anche la sceneggiatura. Invece di fare il classico biopic, ha scelto di mostrare solo le ultime ore di Oscar. Così lo spettatore ha modo di identificarsi meglio con lui e capire che quanto è successo poteva capitare a chiunque". Nel film, a fare da leit motiv, è la figura di Oprah Winfrey, vista dal protagonista e dalla sua compagna come una sorta di maestra di vita, una costante figura di riferimento. "Oprah ha visto il film e le è piaciuto molto. Nel tempo abbiamo anche instaurato un rapporto perché mi ha invitato nel suo show televisivo per presentare Fruitvale Station e poi, più o meno nello stesso periodo, lei aveva recitato in The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca. Perciò ci siamo incontrati spesso negli ultimi mesi, a conferenze e presentazioni. Sì, il modo in cui la evocano i due protagonisti nel film serve a chiarire meglio qual è il loro mondo, chi sono i loro punti di riferimento". Il razzismo secondo Hollywood
Negli ultimi tempi Hollywood - e il cinema americano nel suo complesso - ha ricominciato a parlare con sempre maggior frequenza del razzismo nei confronti degli afro-americani, del passato di schiavitù, di questo peccato originale che ancora non è stato emendato come dimostra proprio un episodio come quello raccontato in Fruitvale Station. Certamente, la presenza alla Casa Bianca del primo presidente nero influisce in tal senso e la lista di film che affrontano questo argomento comincia a diventare abbastanza lunga: The Help, The Butler, Lincoln, Django Unchained, ma anche ovviamente il fresco vincitore dell'Oscar 12 anni schiavo di Steve McQueen. "Il film di McQueen penso che sia meraviglioso. Ha fatto un incredibile lavoro e solo il fatto di vedere accostato Fruitvale Station a 12 anni schiavo è davvero gratificante. È vero che il cinema americano sta provando a raccontare questo, anche se in modi assolutamente diversi. Django Unchained è, per esempio, uno spaghetti western, è tutto molto esagerato, fumettistico. Comunque, il razzismo è un qualcosa che ancora sentiamo sulla nostra pelle e volerlo raccontare con trasporto e sincerità è quello che abbiamo provato a fare. Del resto, penso che il cinema sia la più potente forma di narrazione che esista. Parla a tutto il mondo, raggiunge tutti". Tra la Torcia umana e Apollo Creed
Attore in TV dall'età di 12 anni Michael B. Jordan sta rapidamente assurgendo alla dimensione di star. Lo dimostrano non solo i ruoli sostenuti finora, dall'esordio in Black & White di James Toback a Chronicle di Josh Trank, ma anche e soprattutto i suoi prossimi progetti. Jordan, infatti, incarnerà la Torcia Umana nel reboot di The Fantastic Four, previsto nel 2015. Una scelta che ha suscitato qualche polemica, visto che per la prima volta questo ruolo sarà interpretato da un attore di colore. "Beh, c'era da aspettarselo che ci sarebbero state delle polemiche. La gente fa fatica ad accettare i cambiamenti. Comunque, io sono cresciuto con questi fumetti e quindi sono entusiasta. Sono un attore e per me passare da un ruolo all'altro, anche se molto diversi tra loro è un modo per abituarmi alla sfide. E poi, se in Fruitvale Station ho sentito tutto il peso di una grande responsabilità, con il personaggio della Torcia Umana penso che mi divertirò parecchio". Ma, non solo, Jordan è atteso anche da un'altra grande sfida. Tornerà infatti a recitare sotto la direzione di Ryan Coogler nello spin-off della saga di Rocky, Creed, un film che lo vedrà protagonista nei panni leggendari del primo sfidante del personaggio di Sylvester Stallone, Apollo Creed per l'appunto. "Sto cominciando a capire - conclude Jordan - quanto sia importante per un attore avere un regista di riferimento. E credo che Ryan sia la figura giusta per me. Il ruolo di Apollo Creed lo interpreterò subito dopo The Fantastic Four e, ovviamente, dovrò farmi trovare in grande forma fisica. Devo imparare a boxare, a lavorare sul fisico, ecc. Sono molto contento dei miei prossimi ruoli. Infatti vorrei fare di tutto. In realtà finora mi hanno sempre dato parti in cui finisco per morire. Però, ora ho girato una commedia con Zac Efron, That Awkward Moment, in cui arrivo fino alla fine del film, e in generale ho voglia di fare cose sempre diverse."