Strano è chi lo strano fa. Con questa parafrasi della citazione cult di Forrest Gump ci viene spontaneo aprire la recensione di Mercoledì, l'attesissima serie firmata da Tim Burton che porta la Famiglia di strambi per antonomasia, gli Addams, su Netflix. E c'è un motivo se questo progetto è così atteso, ovvero che l'incontro tra il regista di Edward Mani di forbice e la famiglia creata nel 1938 da Charles Addams sembrava di quelli inevitabili, perché è come se Burton fosse un figlio ritrovato di Gomez e Morticia, tanto che non ci siamo scomposti quando è stato lui stesso a dichiarare, nell'incontro stampa di Lucca Comics, che "Mercoledì sono io". E questo rappresenta la serie Netflix: un outsider che racconta un'altra outsider, con la benevola accettazione che il ruolo richiede, con quel compiacimento inevitabile e sacrosanto per quell'anima dark che gli Addams incarnano da sempre.
Una scuola speciale
La chiave di accesso al mondo Addams per Tim Burton è Mercoledì, la figlia adolescente, un personaggio che permette al regista e agli autori della serie, Alfred Gough e Miles Millar, di declinare quello specifico mondo dark con un approccio narrativo originale e appetibile per il target primario della piattaforma streaming, virando verso il teen drama a sfondo soprannaturale, con tanto di mistero di fondo e toni da commedia nel condurci tra i corridoi e le aule delle Nevermore Academy, la scuola per studenti speciali in cui la protagonista viene dirottata dopo uno spiacevole incidente nella struttura scolastica che Mercoledì frequentava in precedenza. In questo nuovo ambiente la ragazza deve imparare a padroneggiare i propri poteri psichici, ma anche far luce su eventi che hanno coinvolto la sua famiglia venticinque anni prima e su una serie di omicidi che sta mettendo in pericolo gli abitanti della cittadina in cui si trova la scuola.
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Dentro e fuori il mondo Addams
Alfred Gough e Miles Millar sono noti per essere stati autori di Smallville e a pensarci bene non è tanto diversa l'operazione che hanno compiuto su Mercoledì: attingere a un popolare franchise per guardarlo da una prospettiva diversa. Se nel caso della serie WB (poi CW) avevano scelto di raccontare gli anni da liceale (almeno nelle prime stagioni) di Clark Kent, qui si fa qualcosa di simile nel mostrarci una Mercoledì a contatto con la quotidianità scolastica e con il relativo circondario, costringendola a confrontarsi con un mondo che vive secondo regole che fa fatica ad accettare e, soprattutto, capire. Mercoledì "vede il mondo in bianco e nero", ci ha detto Tim Burton nel corso del già citato incontro di Lucca, ed è una visione che lo stesso regista condivide e porta avanti, al punto da renderlo un marchio di fabbrica, un'impronta riconoscibile e caratterizzante. Tim Burton, che è regista dei primi quattro episodi della serie, fa suo il punto di vista di Mercoledì e ci propone il mondo attraverso i suoi occhi, ma si diverte a guardare anche al quotidiano della ragazza e della sua peculiare famiglia dall'esterno.
Sotto il segno di Edgar Allan Poe... e Tim Burton
E Tim Burton fa questa operazione divertendosi a giocare con la cultura popolare, soprattutto quella che è più vicina al mondo interiore della protagonista di Mercoledì: ci si muove così sotto il segno di Edgar Allan Poe, si ammicca al Carrie di Brian De Palma, si propongono cover al violoncello di canzoni popolari come Paint it Black o Nothing Else Matters dei Metallica. Gioca, Tim Burton, e quando si gioca si arriva in modo naturale a un traguardo importante: divertire. In questo Mercoledì funziona benissimo, perché ci immerge con gusto e con brio nel mondo in bianco e nero della giovane Addams, sintonizzandoci sulla sua particolare visione della vita, lasciandoci empatizzare con lei nel confronto/scontro con il mondo normale laddove ci si trova a muoversi, ma affascinati da quello fuori dal comune che la Nevermore accoglie, protegge e guida.
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L'indagine di Mercoledì
Questo gioco e questa rivisitazione del mondo Addams funziona, diverte, intrattiene, ben sostenuto dalle spalle della protagonista Jenna Ortega, figura centrale di un casting ben costruito (con buona pace dei soliti insoddisfatti e delle loro relative e sterili polemiche e con menzione speciale per un Mano impagabile): la giovane attrice propone una versione originale, credibile e adeguatamente infastidita dal mondo di Mercoledì, ne incarna tristezza e disappunto, prontezza di spirito e brillante fastidio; la guida con sicurezza tra le maglio della storia, anche laddove l'intreccio si rivela un po' troppo esile sul fronte del mistero e dell'indagine che comporta. Non un peccato mortale, perché quello che conta nell'accoglierci e condurci nel triste mondo di Mercoledì è il tono, l'approccio che ci è sembrato quello giusto per rivisitare e raccontare in modo diverso questi personaggi, rendendo l'operazione sensata e riuscita.
Conclusioni
Un Tim Burton giocoso e coerente con se stesso. Di questo abbiamo parlato nella recensione di Mercoledì, la serie Netflix che debutta in catalogo dal 23 novembre 2022 e si dimostra capace di rivisitare il mondo de La famiglia Addams in modo originale e intrigante, proiettandolo in un teen drama soprannaturale che può incontrare i gusti del pubblico della piattaforma. Il regista è aiutato da una Jenna Ortega in parte, efficace nel proporre un ritratto originale e coerente della protagonista, rendendosi motore del racconto e perno attorno a cui far ruotare un cast ben costruito.
Perché ci piace
- La protagonista Jenna Ortega, una Mercoledì originale e coerente.
- Il tono scelto da Tim Burton, che si diverte anche a giocare con la cultura popolare.
- L’approccio scelto per rivisitare il mondo Addams in una chiave diversa.
Cosa non va
- Il mistero e l’indagine che fanno da filo conduttore, a tratti un filo troppo esile.