Ricordatevi di Mel: il sangue, la fede e gli uomini nel cinema di Gibson

Cinque film per definire una precisa visione del mondo. Cinque film per delineare la poetica di un autore controverso, affascinato dalla violenza umana, dall'epica e dallo straordinario impatto emotivo delle immagini cinematografiche.

Mel Gibson Hawksaw
Mel Gibson Hawksaw

Pazzo e letale. È così che lo abbiamo conosciuto. Prima ruvido e inaridito tra le rovine del mondo (Interceptor), e poi schizzato, folle, affascinato dalla morte in uno dei polizieschi più belli di sempre (Arma letale). Dal matto Max al folle Mel il passo è breve. E lo stesso vale per l'agente Riggs. Perché, forse, quella scintilla di lucido squilibrio del poliziotto capace di buttarsi come se nulla fosse dalla cima di un palazzo, di scherzare sadicamente con un amico seduto su una bomba, di puntarsi una pistola sulla tempia con nonchalance era vera. Facile pensare questo di Mel Gibson, persona e personaggio che ha più volte vissuto e interpretato storie violente, esasperate, piene di gesti estremi. Difficile scindere l'uomo dall'attore, l'individuo dal regista, soprattutto quando l'agognato ritorno dietro la macchina da presa, dopo 11 anni di attesa, sembra essere a suo modo autobiografico, espiativo, catartico. Con La battaglia di Hacksaw Ridge, Gibson racconta la storia vera di Desmond Doss, primo obiettore di coscienza a ricevere una medaglia d'onore per aver salvato 75 soldati durante la Seconda Guerra mondiale. Il regista violento che celebra un ragazzo che non volle toccare arma, una filmografia impregnata di sangue e budella che torna sul campo di battaglia per celebrare l'addio ad ogni forma di violenza. La legge del contrappasso gibsoniana ha bisogno del sangue per nausearsi del sangue, necessita di tornare ad ammazzare per dare valore alla vita. Lo fa ancora mettendo ancora una volta un pesante fardello sulle spalle del protagonista, come aveva fatto sin dal suo esordio "lieve" (se confrontato col resto) con L'uomo senza volto, dove la violenza era invisibile, fatta di sospetti logoranti e dubbi dolorosi.

Mel Gibson Hawsaw 2
Mel Gibson Hawsaw 2

Il professor McLeod accusato, William Wallace tradito e torturato come un Gesù Cristo prima di lui, Zampa di Giaguaro promesso in sacrificio, il soldato Doss vessato; il cinema di Gibson ha affondato il colpo nella carne, ha preso a frustate uomini e spettatori, viaggiato nella storia dell'uomo in maniera viscerale. Dall'antica Gerusalemme sino all'incontaminato Yucatán, dalle vallate scozzesi ai dirupi giapponesi. C'è l'uomo con Dio e contro Dio. L'uomo con l'uomo e contro l'uomo. Lo sguardo del Gibson regista è spalancato su individui tenaci, che credono fermamente in qualcosa e in qualcuno; un cinema veemente che scuote grazie ad immagini dotate di una forza quasi primitiva, un cinema che non contempla indifferenza. Un cinema composto da cinque film che cerchiamo di contenere in questi cinque punti, felici di aver ritrovato un regista che fa della settima arte un linguaggio capace di smuovere sempre e comunque. Contenti di aver ritrovato nello sguardo languido di Andrew Garfield la stessa luce fiera che brillava in quello di William Wallace. Caro Mel, non sei ancora "troppo vecchio per queste stronzate". Bentornato, cuore impavido.

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1. La passione del vero

Passion
Passion

"Tutti gli uomini muoiono. Non tutti vivono veramente". Il prode Wallace ci svela un indizio fondamentale nella filmografia di Gibson, ovvero il bisogno di parlare di vite vere, il desiderio di esplorare la realtà. Certo, il buon Mel fa del reale un terreno solido sul quale costruire lo spettacolo, ma non è certo casuale che quattro dei suoi cinque film abbiano profonde radici storiche. Con l'unica eccezione de L'uomo senza volto, tratto dal romanzo di Isabelle Holland, tutte le altre sue pellicole attraversano le epoche dell'uomo per trovarne sogni, ideali, ma anche crudeltà e miseria. Dagli albori del cristianesimo con quel fustigante documentario spirituale de La passione di Cristo, coraggioso e (per alcuni) respingente non solo per le infinite sequenza di tortura, ma perché parlato in aramaico, alla civiltà Maya di Apocalypto, descritta con dovizia di particolari nei rituali e nelle abitudini, anche qui la lingua rispetta l'originale yucateco. E se con Braveheart - cuore impavido la storia è stata ritoccata per elevarsi a leggenda cinematografica, La Battaglia di Hacksaw Ridge ricostruisce un campo di battaglia limitato, con spazi ricorrenti e quindi riconoscibili, soffermandosi sulla celebre parete rocciosa dalla quale l'eroico Doss calò, uno per uno, decine di soldati. Medioevo, popoli precolombiani, epoca pre-cristiana, Seconda Guerra Mondiale: la Storia ispira e il cinema ne raccoglie l'eredità per diventare rito collettivo.

2. Uomini impavidi

Brave2
Brave2

Tre titoli su cinque per descrivere tre persone: un viso (L'uomo senza volto), un cuore (Braveheart), una lunga sofferenza (La Passione di Cristo). Tre titoli che rivelano la vera passione di Gibson, ovvero quella per un "cinema ritratto", dedicato sempre a personaggi maschili. Nella sua filmografia, dove la donna è spesso rappresentata come essere puro e angelicato (le due amanti di Wallace e la fidanzata di Doss), l'uomo emerge come figura assolutamente centrale, esplorata sia nella sua dimensione spirituale che fisica. Tutti i protagonisti gibsoniani sono costretti a vivere la tipica scissione "io-mondo", costretti a coltivare a fatica un ideale da imporre nel reale. Il che porta tutti loro a scontrarsi inevitabilmente con il contesto sociale in cui si muovono, un habitat ostile e pieno di contraddizioni dove i suoi personaggi vengono spesso elevati come esempi di coraggio, tenacia e perseveranza. Non senza atroci sofferenze...

3. Il braccio violento del cinema

Hacksaw Ridge: Andrew Garfield in un momento del film
Hacksaw Ridge: Andrew Garfield in un momento del film

Ed eccoci qui, nel paragrafo sconsigliato ai deboli di cuore, nel tema più scottante del cinema di Gibson. Un sadico? Un amante della violenza? Un appassionato di mutilazioni, frustate e bombe a mano? La risposta la cercheremo nei suoi film, in quello schermo impregnato di sangue, talmente impregnato che a volte sembra persino gocciolare. È evidente che a Mel piaccia smuovere il pubblico attraverso massicce dosi di violenza, ma siamo certi che quella non sia mai la meta, il fine, quanto il viatico attraverso cui raccontare il dolore e la sofferenza a cui i suoi personaggi sono costretti.

Brave
Brave

Quasi come collante per legarci empaticamente a loro, tutta questa violenza esibita è il dazio da pagare per comprendere l'animo e le motivazione dei suoi eroi. Lo spettatore deve condividerne il destino sofferente, subire le ingiustizie di un professore accusato di pedofilia, sposare la ribellione di Wallace dopo tutte quelle morti insensate, percorrere la Via Crucis al fianco di Gesù, avere il fiatone come Zampa di Giaguaro, percepire la fatica di Doss. Il discorso di Gibson è complesso, sfrutta la storia, la religione e la guerra per consolidare un punto di vista antropologico: in un mondo ostile, dove la natura umana tende alla prevaricazione altrui, dove la collettività è spesso deludente o sorda, la risposta è dentro di noi.

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4. Tra Fede e fiducia

James Caviezel in La passione di Cristo
James Caviezel in La passione di Cristo

La violenza, per esprimersi, ha bisogna della forza. Però, la forza, può essere anche qualcosa che va molto al di là di spade scagliate, martellate sui chiodi e sciabole pronte a tagliare teste. Mel Gibson condanna l'individuo al dolore per scavare dentro di lui, trovando spesso una forza interna, privata, spirituale, caratteriale, davvero invidiabile. Partendo dall'esemplare viatico di Cristo, il cui estremo sacrificio fa del Perdono un valore inestimabile, Gibson ha plasmato un ferreo concetto di Fede, capace di andare anche al di là di una religione che spesso ingabbia nel fanatismo (come in Apocalypto). Avere fede, per Mel, significa credere nelle proprie idee e seminare i propri ideali, portarli avanti ad ogni costo, anche quando il mondo tenta con tutte le sue forze di demoralizzare il tuo credo. Una Scozia finalmente unita, senza traditori intestini e svincolata dagli oppressori, non è un delirio di un visionario, ma la convinzione di chi, come Wallace, crede nel suo popolo, così come la fermezza di chi va in guerra credendo che la vita valga più della morte, o chi ritiene meritevole di assoluzione un'umanità misrabile. Sono atti di fiducia negli altri, uniti alla fondamentale libertà di essere se stessi.

5. L'enfasi di un gesto

Brave3
Brave3

Oltre al coriaceo carattere dei personaggi e alla passione smodata per il sangue, il cinema di Gibson è soprattutto un viaggio dentro immagini bellissime. Affascinato dalle potenzialità espressive del grande schermo e dall'impatto emotivo che solo le immagini in movimento sono in grado di regalare, Mel ha affinato negli anni un suo stile visivo ben riconoscibile, che si affaccia spesso su una natura silente, pura e incontaminata come l'animo umano non sarà mai (pensiamo alle vallate di Braveheart o alle foreste di Apocalypto), ma soprattutto si sofferma su tanti gesti emblematici. Grazie ad un ricorrente uso del rallenty, Gibson esaspera molto la gestualità dei suoi personaggi, sottolinea momenti fondamentali, che rimangono poi impressi nella mente dello spettatore proprio perché messi in scena lentamente. Gli estenuanti inseguimenti di Apocalypto, la crocifissione de La passione di Cristo vissuta chiodo dopo chiodo (il martello è nelle mani dello stesso Gibson), gli scontri sui campi di battaglia, tra corse di cavalli (Braveheart) e granate scacciate via (La battaglia di Hacksaw Ridge). Ma tra tanti gesti significativi ne scegliamo due: la mano di un ormai esanime Wallace che lascia cadere un amato fazzoletto e la secchiata di acqua che pulisce Doss da tutto quel sangue. Un gesto purificatore per un soldato, e forse anche per l'uomo che lo ha voluto raccontare.

Hawksaw
Hawksaw