"Sono due le cose che non si riescono a guardare direttamente negli occhi: il sole e la propria anima". Lo dice Cesar Catilina, il protagonista del film inseguito per metà della propria vita, ma è come se Francis Ford Coppola lo dicesse a se stesso. Presentato in concorso al Festival di Cannes, Megalopolis, il sogno immaginato per la prima volta ai tempi di Apocalypse Now, è realtà.
I cattivi presagi si erano allineati numerosi: la scrittura del film è stata rimaneggiata innumerevoli volte, passati gli anni (e diminuito il potere commerciale del regista) nessuno ha voluto produrre il film. Coppola ha deciso quindi di farlo da solo, mettendo insieme 120 milioni di dollari di budget attingendo dai suoi vigneti in California. Una volta realizzato però nessuno ha voluto distribuirlo, alimentando la leggenda di un film invendibile e senza un pubblico. Poi è arrivato il concorso a Cannes.
Tanta passione, tanta forza di volontà sono ammirevoli e commoventi. Ma lo diciamo subito: Megalopolis è un film destinato a provocare reazioni forti, di repulsione totale o amore incondizionato. Si può comunque cercare di essere equilibrati nella sua analisi, riconoscendo che accanto a tanti difetti ci siano anche diversi aspetti positivi. Primo tra tutti un amore sconfinato e una fiducia totale nel cinema, diventato scopo e metafora di una vita.
La trama: benvenuto a New Rome
La trama di Megalopolis su carta è semplice, ma difficilmente riesce a rendere cosa sia davvero l'esperienza che provoca la visione del film di Coppia. Ci troviamo in un futuro prossimo, a New Rome: una New York che si ispira all'Impero romano. Cesar Catilina (Adam Driver) è un architetto geniale, che immagina una città del futuro ideale, costruita con un materiale di sua invenzione, il megalon, di origine organica.
Megalopolis: Francis Ford Coppola e quell'accusa al sistema di Hollywood
Il sindaco, Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), non ama il suo modo di pensare e il seguito che ha. I cittadini hanno bisogno di ospedali, di strade, cose concrete, non di sogni. Quando sua figlia, Julia (Nathalie Emmanuel), vede come Cesare sia in grado di fermare il tempo, ne rimane affascinata e gli chiede di insegnarle a piegare spazio e tempo alla propria volontà. Come è facile immaginare, al padre la cosa non fa affatto piacere.
Contemporaneamente la giornalista televisiva Wow Platinum (Aubrey Plaza), con cui l'architetto ha avuto una relazione, comincia a pianificare la vendetta contro di lui dopo essere stata lasciata: sposa suo zio, il milionario Hamilton Crassus III (Jon Voight), e si allea con il figlio, Clodio Pulcher (Shia LaBeouf), che odia il cugino Cesar Catilina e progetta un'ascesa politica.
Il sogno delirante di Coppola
Dal regista di Apocalypse Now e Il padrino non ci si può aspettare niente di meno che una grande ambizione. Questa volta però alla vera e propria megalomania di Coppola non si accompagna un'altrettanto chiara visione. C'è tutto in Megalopolis: la vita, la morte, il passato, il futuro, la critica alla società contemporanea, ormai fatta di assoluti e polarizzazioni, il declino morale, tipico di ogni civiltà che abbia raggiunto un benessere e un potere tali da corrompere e involgarire i suoi componenti. C'è anche un chiaro riferimento a Trump, grazie al personaggio di LaBeouf, e perfino a pop star come Taylor Swift, che catalizzano l'attenzione non facendo pensare ai cittadini cosa stia realmente succedendo. Panem et circenses.
Le immagini seguono questa sovrabbondanza di idee e temi, che spaziano dalla filosofia alla medicina, dall'importanza della creazione artistica alla sete di potere. Cesar Catilina, alter ego di Coppola, è ossessionato dal tempo: come un regista sul suo set, il personaggio immagina la propria città ideale, esattamente come l'autore rimaneggia infinite volte, davanti ai nostri occhi, il film inseguito talmente tanto a lungo da diventare parabola della sua stessa vita. Purtroppo però accanto a immagini e idee belle (geniale l'interazione con lo schermo di una vera comparsa entrata nella sala: colpo di teatro probabilmente destinato soltanto alla proiezioni del Festival di Cannes), ce ne sono altrettante completamente stonate, arrivando a momenti e battute (più o meno consapevolmente) imperdonabilmente trash. Guardando l'immagine - realizzata con una computer grafica non all'altezza - di una nuvola che assume la forma di una mano e ruba la luna, non si può non pensare a cosa sarebbe potuto essere Megalopolis se avesse avuto un produttore diverso da Coppola, in grado di frenare il regista nei momenti di delirio immaginifico.
Le donne di Megalopolis
Se ambizione e sovrabbondanza possono essere dei pregi, non lo è la presunzione di immaginare un mondo nuovo, forse addirittura di riscrivere le regole del cinema, rimanendo però ancorato a una vecchia visione del mondo. Coppola invoca continuamente il futuro, ma non è più davvero in grado di mettercisi in comunicazione, perché indissolubilmente legato al passato. Il regista è senza dubbio uno dei grandi del Novecento, ma, appunto, non ha più gli strumenti per essere rivoluzionario.
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Questo è evidente se si analizzano i personaggi femminili: tutte le donne di Megalopolis sono relegate a sole due funzioni. Essere madri e aiutare gli uomini di potere che hanno accanto a eccellere nei loro campi. Nel caso di Wow a ostacolarli. Come si può immaginare una società diversa se metà della popolazione è vista e percepita in modo così bidimensionale? Megalopolis mostra quindi l'altra faccia del suo delirio: si tratta del capriccio di un uomo privilegiato, che, per soddisfare il proprio desiderio, ha speso una fortuna, dando sfogo alle sue elucubrazioni filosofiche sul mondo dalla propria posizione di vantaggio, potendosi permettere di non pensare a un pubblico che non sia se stesso. Per molti sicuramente qualcosa di commovente, per altri un atto di pura hubrys.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Megalopolis, il film di Coppola inseguito per quarant'anni è una parabola della vita del regista, che ha nell'architetto Cesar Catilina interpretato da Adam Driver il proprio alter ego. Ambizione, sovrabbondanza di temi e immagini, trash e ridicolo involontario: c'è di tutto in Megalopolis. Sicuramente un'esperienza cinematografica unica, ma non un film riuscito.
Perché ci piace
- Il coronamento di un sogno da parte di un grandissimo del cinema.
- Alcune immagini e idee, come l'interazione con lo schermo di una vera comparsa entrata in sala.
Cosa non va
- Il trash più o meno volontario.
- Lo spaesamento di diversi membri del cast.
- La cattiva fattura di molti effetti speciali.
- La scrittura dei personaggi femminili.