Medellín è il secondo comune per popolazione dello stato della Colombia, uno dei principali centri nevralgici dell'intero Paese. Ma anche uno dei più pericolosi, tanto da aver "ospitato" da metà degli anni '70 fino al ventennio successivo l'omonimo cartello della droga, che contava tra i suoi maggiori esponenti un "certo" Pablo Escobar. Sì, proprio lui, il più famoso narcotrafficante di tutti i tempi, portato in più occasioni anche sul grande schermo in operazioni documentaristiche e biografiche.
Ora la città fa da sfondo a quest'omonimo produzione Amazon Original recentemente sbarcata nel catalogo di Prime Video e finita sin da subito nella top 10 dei titoli più visti. Ma come stiamo per raccontarvi nella recensione di Medellín, non tutto è andato per il verso giusto e l'ora e mezzo di visione finisce per rivelarsi un improbabile polpettone.
La sera leoni...
La storia parte già da premesse assurde, anche contestualizzate al relativo filone d'appartenenza, ovvero l'action comedy a tinte demenziali e sopra le righe. Protagonista della vicenda è Reda, cresciuto in Francia nella sua famiglia adottiva, il quale ha un fratello minore che si spaccia come sosia di Pablo Escobar, realizzando video su internet allo scopo di ottenere visualizzazioni. Peccato che la sua ricerca di like ad ogni costo finisca per attirare le attenzioni non desiderate da parte dei narcotrafficanti del cartello di Medellín, che lo rapiscono. Reda, pronto a tutto pur di salvarlo, recluta una squadra di amici e clienti della palestra da lui gestita, salvo scoprire che all'effettivo inizio della missione si sono presentati soltanto in due: il migliore amico Stan e Chafix, affetto da nanismo ma dotato di grande coraggio. Il trio parte così per la Colombia, ma la situazione prende una piega imprevista quando decidono di rapire, a loro insaputa, il figlio del gangster a capo del cartello, scatenando una serrata resa dei conti con i criminali.
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Visto e rivisto
Sin da subito il veloce voice-over, atto a introdurre i personaggi e il relativo background nonché a trasportarci a ritroso all'inizio degli eventi, tre giorni prima, fa intuire la cifra stilistica di un'operazione sgangherata, pronta a scimmiottare modelli alti e bassi - in ogni caso molto più conosciuti - nel tentativo di sopperire a un'effettiva mancanza di personalità o qualcosa da dire. Si sprecano citazioni a classici del genere come Una notte da leoni (2009) e si guarda all'universo su quattro ruote figlio di Fast & Furious, con numerose sequenze d'azione che hanno luogo proprio a bordo di veicoli a quattro ruote, con vetture che spiccano incredibili salti per le strade della città colombiana. E poi ancora influenze dai moderni spy-movie, il tutto declinato in un'ottica farsesca, quando non addirittura grottesca, che lascia il tempo che trova.
Botte e risate senza verve
Un cast poco ispirato, con tanto di apparizione di Mike Tyson in un pur fondamentale ruolo di supporto, un trio di protagonisti che tenta di giocare sulle diversità fisiche e caratteriali - con l'immancabile nano quale ipotetica, mal sfruttata, spalla comica - e una sexy poliziotta a dar loro una mano nel momento del bisogno, con tanto di sottotraccia romantica d'accompagnamento. Medellín punta tutto su un'esagerazione caotica, tra gag e battute al fulmicotone e qualche esplosione / sparatoria qua e là, come se volesse tenere sempre premuto il pedale dell'acceleratore: una scelta quasi obbligata data la pochezza di una sceneggiatura che tocca il fondo in più occasioni, fino a quella resa dei conti finale con tanto di sussulto eroico / sacrificale che stona totalmente con quanto vista in precedenza. Il regista e sceneggiatore Franck Gastambide, anche interprete del personaggio chiave di Stan, aveva già vestito la medesima, triplice, occupazione nel già controverso sequel Taxxi 5 (2018), titolo che ha molte in cose comune con il film qui oggetto di recensione, e non certamente in positivo.
Conclusioni
Tre amici si mettono in viaggio dalla Francia per salvare il fratello di uno di loro, improbabile sosia di Pablo Escobar finito nel mirino di uno spietato gruppo di narcotrafficanti colombiani. Ma come vi abbiamo raccontato nella recensione di Medellín, le cose non sono andate per il verso giusto... Una action comedy senza arte ne parte, incapace di costruire una base narrativa solida e costretta a risolversi in una serie di gag e scene d'azione più casuali che effettivamente attigue al contesto, già di per se inverosimile nella sua stramba premessa. Tra cammei strampalati come un Mike Tyson fuori parte e citazioni più o meno evidenti a classici del filone, l'ora e mezzo di visione si rivela debole e inadeguata per gli standard contemporanei.
Perché ci piace
- Una manciata di battute e situazioni divertenti, ma nient'altro.
Cosa non va
- L'anima comica si affida a gag generalmente poco riuscite e derivative.
- La gestione delle dinamiche action è anch'essa poco originale e inutilmente esagerata.
- Un cast che non funziona, ruoli principali o secondari che siano.