Un reboot dell'omonima commedia di 20 anni fa. Anzi forse, per essere più precisi, un remake dal musical di Broadway, che a sua volta si era ispirato al cult del 2004 con Lindsay Lohan e Rachel McAdams (che ha avuto anche l'onore di un sequel nel 2011). Anche dietro al nuovo Mean Girls, appena uscito in homevideo con una super edizione targata Plaion Pictures, c'è sempre la firma di Tina Fey. Lei era l'autrice dello script dell'originale (ispirato al libro del 2002 di Rosalind Wiseman, Queen Bees & Wannabes), lei aveva scritto il musical teatrale, e sempre lei ha firmato la sceneggiatura del nuovo film, in cui compare anche in veste di produttore e si ritaglia un ruolo nei panni dell'insegnante di matematica Ms. Norbury.
Ecco, forse proprio nella stessa origine dei vari spettacoli, stanno i pregi ma anche i difetti del Mean Girls del 2024. Una rivisitazione che risulta a tratti divertente e che conserva un buon ritmo, perché Tina Fey nel genere resta sempre brillante, ma che nel complesso risulta un po' debole e non riesce a replicare la carica dirompente dell'opera di 20 anni fa. Forse anche perché fatica a coniugare l'operazione nostalgia con la freschezza della novità, come se tornare sullo stesso tema per l'ennesima volta risulti un po' forzato.
Il liceo e una ragazza sola in una giungla di cricche e gruppi elitari
Nel nuovo Mean Girls i nomi delle protagoniste sono gli stessi, ma cambiano ovviamente le interpreti. Cady Heron (qui interpretata da Angourie Rice) è la studentessa che dopo essere cresciuta con sua madre in Kenya e aver studiato a casa, torna negli Stati Uniti ma resta sconvolta nel suo passaggio alla North Shore High. Il liceo è una giungla dove dominano cricche e gruppi elitari, in particolare quello delle Plastics è dominato da Regina George (Reneé Rapp), ragazza sudbola e cattivella, una predatrice con ossessioni di onnipotenza. Anche se due studenti che si sono offerti per introdurla al nuovo mondo le raccomandano di stare lontano da quel gruppo, Cady ci finisce inesorabilmente dentro. Non solo, si prende una cotta addirittura per l'ex fidanzato di Regina, Aaron Samuels (Christopher Briney), fatto che scatena le ire della leader delle Plastics. In questo duello Cady finirà per perdere innocenza e ingenuità, facendo emergere il suo lato oscuro.
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Ora il film è un musical, ma il cult del 2004 aveva una marcia in più
Quando si parla di reboot, è inevitabile fare paragoni con l'originale. E alla resa dei conti, nella descrizione della ferocia a tratti selvaggia dei gruppi liceali e di quelle che sono le insicurezze adolescenziali, il Mean Girls del 2004 firmato da Mark Waters aveva una marcia in più, con personaggi di maggior impatto e una ruspante naturalezza anche nei dialoghi. Non a caso il look delle protagoniste e alcune frasi cult sono state a lungo un riferimento per una generazione. E lo stesso musical di qualche anno fa aveva un certo fascino contando su testi brillanti, canzoni azzeccate e una trascinante energia.
Qui, come abbiamo accennato, proprio per il fatto che dietro a tutto c'è la stessa mente, si avverte una certa stanchezza e i passaggi a vuoto sono troppi. Forse scavare ancora qualcosa di nuovo da un soggetto del genere era semplicemente troppo, anche per una mente frizzante come quella di Tina Fey: sembra che il compitino si sia limitato, oltre all'introduzione massiccia di balli e canzoni che hanno trasformato il film in un musical, alla comparsa del linguaggio social e degli smartphone. Tra l'altro non sempre si avverte grande feeling tra le canzoni (spesso penalizzate anche dal loro utilizzo attraverso i social) e la narrazione, che non è il massimo per un musical.
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Momenti divertenti e buone gag, ma i nuovi interpreti mancano di carisma
Affiora anche l'inesperienza dei due co-registi esordienti, Samantha Jayne e Arturo Perez Jr., noti soprattutto per aver collaborato a una serie di corti e video musicali. Se la sceneggiatura è stata costruita apposta per le nuove generazioni e basata molto sui social, l'operazione dei registi di concretizzare questa volontà di modernizzare e attualizzare la vicenda, non è particolarmente riuscita. Non mancano momenti divertenti e qualche gag ben assestata, ma anche i nuovi interpreti mancano di spessore e ne paga le conseguenze soprattutto il personaggio di Regina George: Reneé Rapp è brava, ma nel passaggio dal teatro (è lei la protagonista del musical) al grande schermo esce inevitabilmente battuta dalla splendida Rachel McAdams del 2004, perché non sembra avere il necessario carisma per un personaggio crudele ma ammantato di una fatale bellezza,
L'edizione 4K: ottimo video e buoni extra
Come detto, Mean Girls è appena uscito in homevideo grazie a Plaion Pictures, che ha riservato al film un trattamento di tutto riguardo, con un'edizione a due dischi contenente la versione in 4K UHD e quella in blu-ray HD. Un'edizione ottima nella quale spicca soprattutto un video 4K brillante e incisivo, con un quadro nitido e dettagli affilati su primi piani, abiti e scenografie. Anche il croma è vivido con colori intensi ma incarnati naturali e un nero profondo. Per quanto riguarda l'audio, lascia un po' l'amaro in bocca la traccia italiana in semplice Dolby Digital 5.1, che fa un po' a pugni con un disco 4K. Una traccia che risulta soddisfacente con una discreta ambienza, ma che soprattutto nei numerosi numeri musicali risulta giocoforza distante dal ben più performante Dolby Atmos inglese, che oltre a un mix più aggressivo e potente sfrutta in maniera egregia i canali in altezza.
Soddisfacenti gli extra con una mezz'ora abbondante di contenuti. Si inizia con A new age of Mean Girls (6') con Tina Fey, cast e troupe che parlano della nuova versione del film e dell'ingresso dei social media, quindi a seguire Song and Dance (11' e mezzo) tutto dedicato alla realizzazione dei numeri musicali. Si prosegue con Le new Plastics (8'), contributo nel quale le protagoniste del nuovo cast ricordano il film originale e i suoi momenti cult. Troviamo poi una scena estesa (1'), le Gag Reel (4') con alcuni momenti divertenti sul set, il video musicale Not my fault con Reneé Rapp e Megan Thee Stallion e infine l'opzione per passare direttamente alle canzoni.
Conclusioni
A conclusione della recensione di Mean Girls, ribadiamo che l’operazione reboot con passaggio al musical è solo parzialmente riuscita. Il soggetto è ancora stuzzicante e non mancano momenti divertenti, anche grazie alle canzoni e alle coreografie. Ma non basta inserire nella storia i social per attualizzare una storia che meritava qualcosa di più. E il fatto che dietro a tutte le operazioni ci sia sempre Tina Fey, non ha aiutato a inserire elementi di novità, mentre i nuovi interpreti non hanno lo stesso carisma di quelli del film di vent’anni fa.
Perché ci piace
- La storia è sempre frizzante e offre molte scene divertenti.
- L’inserimento di canzoni e balletti a tratti offre una ventata di freschezza.
- Coraggiosa, anche se non sempre riuscita, la scelta di fare un musical.
Cosa non va
- Pesa il confronto con il film di vent’anni fa.
- Gli interpreti mancano di spessore rispetto ai loro predecessori.
- Non basta inserire il mondo dei social per modernizzare le tematiche adolescenziali.