May December, la recensione: Natalie Portman vs. Julianne Moore? Zero a zero

La recensione di May December: la freddezza di Todd Haynes non aiuta un film che soffre di estrema rigidità, soffocando il potenziale di una storia (davvero) sconvolgente. Protagoniste, Julianne Moore e Natalie Portman. Presentato in Concorso a Cannes 2023.

May December, la recensione: Natalie Portman vs. Julianne Moore? Zero a zero

Incipit: Todd Haynes è un bravo regista, ma diciamo pure che il suo sguardo - pur acuto, e molto fotografico - non brilla certo per calore. Anzi, quando si allontana dalla musica (Io non sono qui o Velvet Goldmine) sembra quasi voler sottrarre i sentimenti delle sceneggiature che porta in scena, in funzione di una rigorosa e livida regia. Anche Carol, che potrebbe essere il suo titolo più appassionato, tende a sottrarre, a nascondere. Ci sta, ed è un interessante metro di scrittura registica. Tuttavia, la fermezza e la sostanza non sempre si sposano con la sceneggiatura.

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May December: Natalie Portman in una foto del film

Il cinema è un'unione di intenti, e se uno di questi viene meno, il risultato può risultare fragile e incompiuto. Non basta dunque Todd Haynes, e non bastano le performance (pur sbilenche, e vi diremo il motivo nella nostra recensione) di due delle più grandi attrici contemporanee. Perché May December, presentato in concorso a Cannes 2023, soffre di una scrittura (firmata da Samy Burch) che, per quasi dure ore ricerca in modo ossessivo l'effetto, pur restando impigliato in una vicenda (inquietante) che non esplode mai totalmente, oppure lo fa tardivamente, dopo aver imitato - nel linguaggio - i melò anni Settanta, con Bergman che a più riprese sembra il punto di riferimento.

May December, e una trama piena di punti di non ritorno

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May December: Natalie Portman durante scena del film

Eppure, una storia come questa avrebbe meritato forse una declinazione diversa, magari vicina alle note thriller, se pensiamo ai numerosi point of no return che affrontano i personaggi di Haynes (sì, stiamo pensando a David Fincher). Poco alla volta, May December diventa una compassata partita a scacchi, in cui la verità viene rivelata poco alla volta. Una verità sconvolgente (davvero), ma contigua al teatro portato in scena parallelamente dalle due protagoniste. Tutto inizia quando l'attrice Elizabeth Berry (Natalie Portman) ha accettato un ruolo complicato: interpretare Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore), una donna che ha fatto molto parlare di sé ventitré anni prima, avendo sposato un ragazzino di origini asiatiche, Joe (Charles Melton). Quel matrimonio è diventato poi un copione, e dunque Elizabeth si reca a casa della donna per studiare l'ambigua relazione, da cui sono scaturiti due figli. Una relazione, scopriremo, marcatamente complicata, che rivelerà i confini oscuri dei tre personaggi coinvolti.

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Se non bastano Julianne Moore e Natalie Portman

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May December: Julianne Moore con Natalie Portman in una scena del film

Oscurità e scandalo, lettere scarlatte e scioccanti rivelazioni: May December è un film di opposti, tuttavia destinati ad incontrarsi solo all'apparenza. Due poli, e poi ancora un centro (il personaggio di Charles Melton, che Haynes renderà vero protagonista nella parte centrale). C'è la freschezza di maggio, e c'è il gelo di dicembre - sta a voi scegliere chi sia maggio e chi sia dicembre. Una rivelazione anticipata appunto fin dal titolo, e subito gonfiata dall'irruenta colonna sonora di Marcelo Zarvos, che accompagna la scena di apertura. Una score tronfia, e inquietante. In questo senso, Haynes inizia a calcare la mano, pur lasciando che sia il pubblico a trovare il filo del discorso. Un filo, una matassa, due capi. Un film studiato secondo la numerologia, in cui il 2 torna e ritorna: un numero fondamentale, legato al doppio. E legato alla sfera umana, spirituale, emotiva. Sia in senso positivo che in senso negativo. Per questo, pur essendoci una vera e propria vittima, Todd Haynes sfida le turbolenze e tiene in sovrimpressione Natalie Portman (anche produttrice) e Julianne Moore.

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May December: Julianne Moore e Natalie Portman in una foto

Una sovrimpressione, però, solo apparente: il punto di vista di Gracie viene scambiato con quello di Elizabeth, e dunque filtrato da quella che, per assurdo, è la figura meno interessante del film. Non vorremmo fare paragoni, ma non c'è dubbio che le suggestioni maggiori arrivino dallo sconvolgente profilo di Grace, perfettamente adiacente alla metrica interpretativa di Julianne Moore. Il resto, a cominciare dalle sottolineature della Portman - un'attrice che interpreta un'attrice, brutto affare - sembra appartenere alla sfera dell'auto-compiacimento. Per questo, il tratto grigiastro di Haynes, rende il tutto ancora più distaccato, sebbene il film voglia riflettere sulle sovrastrutture indotte dalla società circostante, e su quanto ogni cosa sia banalizzata dall'ossessione, dal pettegolezzo pruriginoso esaltato dai titoli di giornale. Il resto è spettacolo, ci dice Haynes, il resto è materiale perfetto per l'ennesimo true story drama da consumare distrattamente sul divano. Peccato solo che le conseguenze non sono (quasi) mai all'altezza delle aspettative. No, nemmeno se hai Julianne Moore (e Natalie Portman).

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione di May December, il film di Todd Haynes affronta una verità nascosta, filtrata però dalle strutture sociali di un mondo galvanizzato dall'apparenza. Uno spunto notevole, però affievolito da una messa in scena non solo fredda, ma anche superficiale (e gracile) nella narrazione.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Julianne Moore e Natalie Portman (ma più Julianne Moore...).
  • La traccia drammatica.

Cosa non va

  • La rigidità, che blocca gli spunti esplosivi.
  • Tutto è accennato, e non troppo affrontato.