Sorriso smagliante, fisico scolpito, viso irregolare e sguardo carismatico che tradiscono le origini texane. Coerente con la sua terra, la carriera di Matthew McConaughey assomiglia molto al destino del cowboy che tenta di domare un toro, un rodeo instabile fatto di alti e bassi, dove il successo è traballante e la consacrazione è arrivata quando in molti si sono tolti i paraocchi. Difficile parlare di lui senza scomodare un pregiudizio che nel corso degli ultimi anni si è sgretolato inesorabilmente, un preconcetto in parte giustificato, alimentato da anni di commedie spensierate. Matthew McConaughey era il sinonimo del cinema disimpegnato, calato dentro ruoli che lo avevano iscritto nel club "dei belli e basta", tra i fidanzatini d'America ai cui piedi cadevano prede illustri come Jennifer Lopez, Kate Hudson, Jennifer Garner e Penelope Cruz.
Come tutti ricordiamo, i suoi anni Duemila si tingono totalmente di rosa, tra pettorali bene in vista, ciuffo biondo e sorrisi sornioni, senza mai abbandonare un percorso attoriale rassicurante e non poco ripetitivo. Così il pubblico lo etichetta, i produttori lo ingabbiano e lui si rinchiude dentro ruoli un po' tutti uguali. Allora come è riuscito ad uscirne? Da dove è partita la sua personalissima rivoluzione copernicana? Ecco le 5 fasi di una rinascita cinematografica graduale quanto inesorabile; una crescita sempre più matura, impegnata, cadenzata da personaggi difficili, sempre più complessi e umanamente logori. Ecco come Matthew McConaughey, prima di perdersi ne La foresta dei sogni di Gus Van Sant, si è ritrovato, come ha tradito se stesso per trasformarsi in qualcun altro. Ovvero in uno dei migliori attori della sua generazione.
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1. The Lincoln Lawyer - Toni più (o)scuri
Tutto nasce da un piccolo film, mai distribuito nella sale italiane. In The Lincoln Lawyer, un torbido legal thriller di buona fattura, McConaughey inizia a cambiare volto e colori. Il suo avvocato poco ortodosso sveste l'attore dell'abituale, sfarzosa luminosità e lo cala dentro atmosfere cupe, con nuove espressioni più tese. Lo sguardo si riempie di complessità e le occhiaie iniziano a delineare delle espressioni per lui inedite.
2. Killer Joe - Male dentro
Pochi mesi più tardi l'attore texano continua a sporcarsi le mani con un film in cui emerge tutto il suo lato oscuro. In Killer Joe McConaughey veste i panni di un cacciatore famelico, viscido ma anche violentissimo. Il cappello da cowboy, il viso segnato, le espressioni a metà strada tra la pazzia e l'alienazione. La trasformazione si sta compiendo, il mondo di Matthew inizia a girare in altro modo, e se amavate il pollo fritto, dopo questo film mangiarlo potrebbe crearvi un po' di ribrezzo...
3. Magic Mike - Spogliarsi del passato
Nel 2012 arriva il momento della catarsi, il film dove la svolta si compie attraverso l'autoironia. Steven Soderbergh lo mette a capo di una squadra di spogliarellisti con Magic Mike. Il suo Dallas è un personaggio sfaccettato che rifiuta di essere percepito solo come corpo da ammirare. McConaughey si spoglia definitivamente del vecchio se stesso e rinasce come attore consapevole e maturo. Il percorso della sua ascesa diventa verticale, con la macchina da presa che passa dagli addominali scolpiti al volto spesso scalfito, dal petto abbronzato al viso pallido, dal sorriso luccicante agli occhi allucinati. Prima esplodeva da vera star, adesso implode in irresistibili buchi neri.
4. Dallas Buyers Club - Morire e rinascere
Ed è proprio con una caduta nel dramma che arriva il ruolo da Oscar. Jean-Marc Vallée gli affida l'anima perduta di un omofobo erotomane che scopre di essere sieropositivo. In Dallas Buyers Club la vanità è un pallido ricordo mentre gli zigomi vanno a sagomare una maschera di dolore. È la paradossale storia vera di un uomo malato che in qualche modo guarisce prima di morire con McConaughey che, tra pianti strazianti e sorrisi insperati, dà tutto se stesso per scavare nell'umanità di un personaggio complesso.
5. True Detective - Uscendo dal labirinto
L'eco di questa straordinaria rinascita va oltre il grande schermo e sfocia presto anche nelle serie TV di qualità eccelsa. Anche nel disturbante True Detective, l'attore continua la sua personale esplorazione dell'oscurità umana, nei panni di un poliziotto autodistruttivo e nichilista. Scisso tra flashback e flashforward, il suo Rust è un labirinto umano, un enigma vivente impossibile da decifrare, perso dentro i suoi monologhi filosofici sul senso della vita e della morte. Qui McConaughey tocca forse il suo apice artistico grazie creando una personalità camaleontica, affascinante e allo stesso tempo ripugnante.
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Con queste cinque mosse decisive è cambiato il suo mondo e il nostro modo di guardare l'ex biondino sorridente. Adesso Matthew McConaughey è cambiato, maturato in meglio, raccolto consensi unanimi, partecipato a blockbuster della risma di Interstellar e film grandiosi come The Wolf of Wall Street, diventando una garanzia di carisma e di incassi. Con quel cognome così difficile da pronunciare che adesso è davvero sulla bocca di tutti.