Potremmo dire l'italianità. L'Italia, riassunta in due elementi, quanto mai indicativi. La tuta della Roma, sfoggiata da Paolo Del Brocco, AD Rai Cinema, in un giovedì pomeriggio che anticipa gli Oscar (ma anticipa pure Roma - Brighton...), e poi il ragù. Sì, il ragù della mamma di Matteo Garrone, di cui vanno ghiotti Seydou Sarr e Moustapha Fall, impegnati, come ci hanno detto, a convincere i membri dell'Academy di quanto Io capitano sia un film da Oscar. Un viaggio lungo, quello di Seydou e Moustapha. Dal Senegal all'Italia, passando per Roma e poi per Venezia, dove il film è stato applaudito e premiato (con il premio Marcello Mastroianni andato proprio a Sarr). Tuttavia, come spiega Paolo Del Brocco, che fin da subito ha sposato la causa di Garrone, dimostrando un notevole attaccamento verso Io Capitano, il viaggio potrebbe non essere ancora finito. Anzi.
"Seydou e Moustapha sono due eroi. Gli eroi del film", dice Del Brocco, in collegamento da Los Angeles, parlando ad un gruppo di giornalisti. "Sono impegnati con una campagna Oscar impegnativa. Abbiamo girato l'Europa. Berlino, Londra, Parigi, San Sebastian, dove il film ha vinto al Festival. E poi in America. San Francisco, New York, Los Angeles. Ora, Seydou e Moustapha sono a Los Angeles da diverse settimane, affrontando screening selezionati. Il film è stato accolto bene, è molto amato. C'è entusiasmo, anche a seguito della release americana, accompagnata da ottime critiche. Pensate, Seydou con Garrone hanno visto il film a casa di Sean Penn! Insieme hanno affrontato un'esperienza professionale, ma soprattutto umana".
"Io Capitano? È un segno del destino"
Come sapete, Io capitano racconta la storia - o meglio l'epopea - di due ragazzi che, lasciando Dakar, puntano l'Italia, e quindi l'Europa, per cercare fortuna. Candidato all'Oscar come miglior film internazionale (ce la farà? Qui la nostra analisi), avvalendosi tra l'altro di un forte comparto tecnico (basta citare il montaggio di Marco Spoletini o la fotografia di Paolo Carnera), è riuscito ad imporsi, tanto per tematica quanto per messa in scena. "La promozione mi ha portato tante cose, è stato qualcosa di grande. E poi il film è importante per noi. È qualcosa che mi rende fiero, ed è bello sentire il calore del pubblico. È qualcosa che ti rende fiero", spiega Seydou Sarr. E pensare che l'attore, nato in Senegal nel 2002, è diventato attore per caso. O per destino, come ci racconta: "Siamo musulmani, e tutto ciò che viene, è perché è destino che venga. Dunque, ciò che ha portato il film, è frutto di qualcosa di naturale. Volevo giocare a calcio, e poi mi sono ritrovato a fare un film... Durante un pranzo ho incontrato Giorgio Chiellini, e questa cosa mi ha riempito di emozione. Molto più che incontrare Joaquin Phoenix, che si è inchinato a me!"
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Roma, l'Italia, il ragù a casa di Matteo Garrone
A proposito di sogni, il cammino di Seydou Sarr si incrocia, appunto, con quello di Moustapha Fall, anch'esso diventato attore grazie all'intuizione di Matteo Garrone. "Il mio sogno era arrivare in America, ma non mi aspettavo una cosa del genere. È un sogno che si realizza. Ho scoperto un po' Los Angeles, ho incontrato degli stylist, delle persone interessanti. Ecco, mi piace l'idea di essere qui anche per gli abiti nuovi! Certo, non è facile stare qui senza famiglia...", confida Moustapha. Tra leggerezza e spontaneità, come vivono i due ragazzi la corsa all'Oscar? _"Sono più le persone che parlano degli Oscar, invece che noi. Chiaramente speriamo di vincere il premio, ma è difficile. Però, dico che lo meritiamo...", guizza Seydou Sarr.
Un'attesa vissuta senza le rispettive famiglie, pronte però a sostenere i due attori "Abbiamo dei riti, delle preghiere, e ci sentiamo supportati. Ovvio, siamo qui da soli, senza la famiglia. Da lontano ci danno dei consigli, per evitare che ci perdiamo", prosegue Sarr. Se il percorso potrebbe essere appena iniziato (con o senza l'Oscar), Sarr non è certo di voler davvero continuare la carriera cinematografica: "Vivo di giorno in giorno, come il cinema, che c'è un giorno sì e un giorno no". Di certo, è rimasto incantato dall'Italia: "La conoscevo dai social, appena sono arrivato l'impatto con la realtà mi ha spiazzato. Poi, appena atterrato a Roma, mi sono commosso. Cosa mi piace? Il sugo della mamma di Matteo Garrone. E poi parlare. Mi piace parlare". Più italiano di così...