Scrivendo la recensione della seconda parte di Masters of the Universe: Revelation, ossia i cinque episodi rimanenti della prima stagione della serie animata Netflix basata sui giocattoli della Mattel, viene spontaneo ripensare a qualche mese fa, quando sedicenti fan del franchise attaccarono duramente il produttore esecutivo Kevin Smith. Quest'ultimo, ai loro occhi, era reo di aver vandalizzato lo spirito del cartoon originale del 1983 facendo uscire di scena He-Man nel primo episodio, in favore di quello che loro considerano il famigerato girl power, con Teela nel ruolo principale (dettaglio che trapelò prima del debutto dello show). A poco servì che in realtà Adam/He-Man fosse vivo e vegeto, con un ruolo importante negli episodi ancora a venire, o che lo stesso Smith facesse presente che mai e poi mai sarebbe stato autorizzato a uccidere il personaggio più noto della saga. E a nulla servì far notare che, come da titolo, i primi cinque episodi avevano dato il giusto spazio a tutti i protagonisti, e non solo a He-Man (considerato primus inter pares solo perché nel 1983 il suo nome appariva nel titolo), quindi di fatto non era stata violata nessuna promessa nei confronti del pubblico. Concetto ribadito ancora di più in questa seconda parte di stagione.
Un nuovo potere
Avevamo lasciato Adam gravemente ferito al termine del quinto episodio di Masters of the Universe: Revelation, nel quale Skeletor conquistava finalmente il potere di Grayskull. A questo punto, egli si prepara a riplasmare Eternia a proprio piacimento, ridendo della condizione dei suoi avversari: Man-at-Arms è imprigionato, Sorceress idem, mentre Teela cerca di far sì che Adam esca vivo dal castello per preparare la resistenza. Ma Skeletor farebbe bene a non gongolare troppo, per tre motivi: la maga Lyn, sua storica alleata, non è per forza contenta del suo ritorno; Teela, che ha la magia nel sangue tramite la madre, si appresta ad avere un ruolo sempre più importante nell'equilibrio dell'universo; e soprattutto, per quanto concerne la componente fisica della battaglia, Adam non ha mai avuto la forza della Spada del Potere per trasformarsi in He-Man. L'arma lo aiuta a canalizzare la forza bruta, ma la metamorfosi stessa può avvenire a prescindere. E così le sorti di Grayskull ed Eternia tornano a essere oggetto di discussione e incertezza...
Masters of the Universe Revelation, la recensione: oltre il potere della nostalgia
Tutti insieme magistralmente
Sempre su Netflix è possibile vedere un altro adattamento animato, questo con He-Man nel titolo e destinato a un pubblico più giovane. Decisamente più affascinante, però, il lavoro fatto da Kevin Smith e i suoi collaboratori, che hanno saputo aggiornare la mitologia dei Masters - a partire dal titolo, che pone l'accento sull'intero gruppo - secondo le logiche della serialità contemporanea, approfondendo le tematiche del franchise con un connubio riuscito di epica e introspezione, partendo dal presupposto che chi è cresciuto con la versione del 1983 abbia l'età giusta per apprezzare un approccio più maturo e sofisticato (questo anche a livello visivo, poiché il prototipo, come la maggior parte delle serie animate americane coeve, aveva palesi restrizioni di budget). Così non è stato del tutto, come abbiamo detto in precedenza riguardo le reazioni di parte del fandom, una parte piccola ma fastidiosamente agguerrita che, come per altri franchise con decenni di storia alle spalle, rifiuta di accettare che dei cambiamenti - che in questo caso tanto epocali non sono, tra l'altro - siano inevitabili col passare del tempo.
Difatti la serie guarda avanti ma senza perdere di vista ciò che è venuto prima; pensa al futuro ma rispetta le tradizioni, anche se ogni tanto la battuta autoironica ci scappa (durante una battaglia non manca il commento sarcastico su alcuni personaggi che sono chiaramente lì solo per fare numero). E le promesse relative a ciò che potrebbe venire suggeriscono che Netflix, che con questo microcosmo della Mattel ha già avuto a che fare in precedenza, abbia trovato il modo giusto per riportare in auge un franchise fatto di alti e bassi, smentendo anche il luogo comune sull'animazione come forma espressiva per il solo pubblico infantile (proprio sulle piattaforme streaming abbondano esempi che dimostrano le infinite potenzialità del medium animato). E Smith, il nerd che ha avuto le chiavi del castello, per così dire, dimostra di aver capito la forza dell'esperienza condivisa all'interno del fandom (al netto delle mele marce che mandano minacce di morte su Twitter) tramutando in elemento tematico dello show il rapporto tra creatore e fruitore quando questo si articola in modo positivo: noi abbiamo il potere. Tutti insieme.
Masters of the Universe: Revelation, una miniserie che "tradisce" lo spirito del franchise?
Conclusioni
Chiudiamo la recensione della seconda parte di Masters of the Universe: Revelation sottolineando come la serie animata Netflix sappia mescolare epica e introspezione per aggiornare in ambito moderno il franchise di giocattoli ideato dalla Mattel quattro decenni or sono.
Perché ci piace
- L'animazione è ineccepibile.
- I rimandi ironici alla serie originale sono molto divertenti.
- I personaggi sono scritti benissimo.
- Le voci originali sono impeccabili, soprattutto Mark Hamill nel ruolo di Skeletor.
Cosa non va
- Perché solo cinque episodi?