Era attesissima e ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica Masters of the Air (anche a noi è piaciuta, come scritto nella recensione). Del resto, Apple TV+ è riuscita a chiudere quella che non sapevamo sarebbe stata una trilogia vent'anni fa: Band of the Brothers prima e The Pacific poi su HBO. Steven Spielberg, reduce dal successo di Salvate il Soldato Ryan, insieme a Tom Hanks e Gary Goetzman ha voluto e saputo raccontare come mai prima d'ora non solo la Seconda Guerra Mondiale ma soprattutto il patriottismo americano che non fosse puramente retorico e che fosse dichiarato da subito nei propri intenti. È riuscita a farlo anche quest'ultima miniserie, per tutti e nove gli episodi che l'hanno composta, compreso il finale, ora disponibile sul servizio streaming della Casa di Cupertino insieme al documentario The Bloody Hundredth sui veri protagonisti della storia con una voce narrante d'eccezione. Ci concentriamo proprio sull'epilogo in questo nostro speciale.
Epica e retorica americana della guerra
L'episodio finale di Masters of the Air, della durata speciale di un'ora e venti minuti, è scritto da John Orloff & Joel Anderson Thompson e diretto da Tim Van Patten, che viene proprio dalla scuderia HBO e riassume tutta l'epica militare che pervade le grandi storie statunitensi che Steven Spielberg ha voluto raccontare nella propria carriera, anche per via del padre ex militare dell'esercito e del suo essere ebreo, come mostrato anche in The Fabelmans. Vengono così mostrati i destini dei piloti del 100° Bomb Group, l'Ottava Forza Aerea dell'Esercito degli Stati Uniti, il 100° Gruppo Bombardieri a bordo dei B-17 conosciuto come "Bloody Hundredth" per il maggior numero di vittime raggiunto tra i soldati. L'episodio, dalle prime alle ultime battute, è pregno di quest'epica tipica degli Stati Uniti nel raccontare il proprio ruolo di "salvatori della patria" nelle due Guerre Mondiali, e in particolare nel secondo conflitto. Allo stesso tempo, però, proprio come in Band of Brothers e The Pacific, di cui è l'ideale sequel e conclusione, il serial Apple riesce ad equilibrare l'epica con la retorica, grazie alla colonna sonora a volte quasi ingombrante ma estremamente solenne, all'uso della luce per circondare di un'aura quasi magica i protagonisti e alla regia fortemente celebrativa e compassata. Forse una visione stantia figlia di un vecchio modo di raccontare la guerra, eppure personalmente pensiamo non sarebbe stato possibile un altro risultato con questo team produttivo e questi intenti.
Masters of the Air è la chiusura perfetta della trilogia di Band of Brothers e The Pacific
Storie di guerra
L'epilogo di Masters of the Air parte dall'attacco a Berlino il 3 febbraio 1945 in cui l'aereo di Robert 'Rosie' Rosenthal (Nate Mann) si schianta lasciandolo come unico sopravvissuto tra i campi di Berlino mentre viene ritrovato dall'Armata Rossa e si identifica come americano. Con l'arrivo sempre più imminente degli Alleati, i tedeschi evacuano lo Stalag Luft III e quindi i prigionieri, inclusi Gale 'Buck' Cleven e John 'Bucky' Egan (Austin Butler e Callum Turner), i quali devono marciare al freddo nella neve fino a Muskau, per poi essere trasferiti in treno a Norimberga, allo Stalag XIII di Langwasser e a Berching. Provano a scappare, ma solo Buck si riesce insieme ad altri due, che vengono però attaccati da un gruppo di soldati-bambini tedeschi - sempre come denuncia dell'ingenuità dei ragazzi nel voler partecipare ad una guerra pensando di fare il proprio dovere patriottico, da qualunque parte si trovassero. Buck vi si scontra faccia a faccia, per poi trovare riparo dagli americani in Franconia.
Bucky viene portato nello Stalag VII vicino Moosburg, e sopravvive alla liberazione del campo. Parallelamente Rosie scopre che i campi di lavoro sono in realtà campi di prigionia e concentramento dove avvenivano omicidi di massa, soprattutto di ebrei, e questo gli lascia la consapevolezza degli orrori, che non potrà mai dimenticare. Soprattutto vedendo ciò che è rimasto al campo, a Poznań, l'alternativa di Fort VII, abbandonato dai tedeschi. Viene trasportato per via aerea (ovviamente, visto il tema della serie della guerra tra le nuvole) nel Regno Unito e insieme alla 100th, Rosenthal e Cleven volano nuovamente insieme il 1° maggio 1945 come parte delle Operazioni Manna e Chowhound per sganciare, simbolicamente e praticamente, non più bombe bensì scorte di cibo in Olanda, per la gioia della popolazione.
The Bloody Hundredth, la recensione: la vera storia di Masters of the Air narrata da Tom Hanks
Tra verità e finzione
Arriviamo così al cosiddetto V-E Day, alla disfatta della Germania e alla sua resa "da un giorno all'altro" come viene detto da una delle voci narranti. I piloti della Bloody Hundredth si ritrovano tutti insieme negli Stati Uniti pronti a festeggiare, ricordare il cameratismo di squadra, commemorare i compagni caduti, provando a cominciare una nuova vita ora che la guerra è finita. Proprio come in un classico biopic - ma anche in questo caso, per noi, era inevitabile - con tanto di musica solenne in sottofondo, scopriamo i destini dei personaggi, mescolando interpreti e persone reali tra fotografie e resoconti scritti in sovrimpressione. È interessante notare come la maggior parte di loro abbiano preferito non continuare a servire l'Esercito degli Stati Uniti ma congedarsi, e spesso diventare insegnanti, mettere su famiglia - su questo si basano alcune tra le sequenze più emozionanti del finale in cui il Maggiore Crosby interpretato da un grande Anthony Boyle scopre che la sua fidanzata è incinta e si chiede se potrà mai essere un buon padre dopo gli orrori visti e vissuti. Pochi rimangono tra i ranghi fino alla loro morte, ma tutti resteranno legati all'esperienza vissuta insieme. Maestri dell'aria una volta, maestri dell'aria per sempre.